15 agosto 2015 - Assunzione di Maria


La prima orazione ci ha esortato ad avere uno sguardo che costantemente è rivolto verso i beni eterni.
La festa che oggi viviamo, che si colloca all’interno dell’estate, in questo tempo di riposo, è richiamo a vivere tutto ciò che ogni giorno affrontiamo con questo desiderio: avere sempre uno sguardo di cielo nella nostra vita.
Così, l’Assunzione di Maria in cielo ci ricorda qual è il nostro destino ultimo, quello che ci accomuna tutti: tornare a Dio, Colui dal quale siamo venuti.
Ci ricorda anche che questo tempo che ci è dato di vivere nella storia, tempo impastato di tante attività quotidiane che ci richiedono attenzione, premura, cura, fedeltà, ci è dato perché riconosciamo il volto di Dio che vedremo faccia a faccia quando anche noi, completando questo itinerario, arriveremo al cielo.
Fermarci e contemplare Maria è sempre un invito a considerare come questa umile donna, piccola, di un paese insignificante, sia stata capace di custodire quella dinamica fondamentale che permette a un uomo, a una donna di vivere l’esperienza di Dio in modo autentico. Una donna profondamente ancorata alla terra, dedita alla sua famiglia, ai compiti più umili che una madre, una sposa può ricoprire all’interno della sua casa e con uno sguardo sempre rivolto al cielo, come una nostalgia che non ti distoglie da quello che sei chiamato a vivere ma che costantemente dà significato a quello che stai vivendo.
Così, Maria oggi la contempliamo come colei nella quale avviene il compimento del disegno di Dio: neppure la morte la può separare dalla profonda, piena, comunione con Colui che l’ha scelta come grembo della vita di suo figlio, come custode della speranza di Israele e di ogni uomo. Noi oggi guardiamo a Maria, lei che ci mostra come nella fedeltà gratuita alla vita quotidiana si prepara il cuore ogni giorno all’incontro con Dio. Ciò che ci colpisce di Maria è che è una donna di azione, è una donna che ha una profonda vita interiore ma che non si limita a pregare tutto il giorno, si alza in fretta e va verso la cugina Elisabetta per mettersi al suo servizio. Questo agire così la rende capace di portare gioia. Appena parla, subito intorno a lei, persino nel grembo di Elisabetta, si crea gioia. Da questo incontro poi nasce quel cantico che la Chiesa custodisce nella preghiera dei Vespri, al chiudersi del giorno dove, come Anna prima di lei, Maria racconta della fedeltà di Dio al suo popolo. Ci stupisce perché è uno sguardo pieno di gratitudine e di fiducia nonostante lei sia consapevole che anche in quel momento il suo popolo è soggetto alla schiavitù, all’oppressione del popolo straniero.
Maria ha uno sguardo di cielo sulla realtà perché ri-corda, riporta al cuore, la fedeltà di Dio che mai ha fatto mancare al suo popolo la guida, che mai si è dimenticato di quella porzione di popolo che ha scelto come luogo dove far sperimentare, dove manifestare la sua grandezza là dove c’è piccolezza.
L’umiltà di Maria diventa il luogo dove viene esaltato Dio che sa fare grandi cose in coloro che in Lui si affidano, che non hanno nessuna presunzione, che non accampano nessun merito ma che desiderano unicamente rispondere con la propria vita alla propria vocazione.
Così Maria è guida del cammino, anche in questo tempo d’estate, tempo di giusto e meritato riposo, per ricordarci che la nostra possibilità di incontrare Dio passa attraverso la fedeltà alle cose quotidiane, ma che solamente quando esse ci rimandano sempre al cielo, a Dio, allora sono capaci di riempirci il cuore di gioia, al punto da essere noi portatori di gioia.
Come sarebbe bello che noi oggi decidessimo di essere uomini e donne che hanno come unico scopo quello di far esultare di gioia le persone che incontriamo. Provate a immaginare: se le mie parole, i miei gesti, le miei intenzioni, i miei sogni, i miei desideri fossero orientati unicamente perché ci sia gioia intorno a me. Essere uomini e donne come Maria che anche con una sola parola sanno far sussultare di gioia le persone che incontrano.
Allora, anche in questo tempo che vediamo spesso minacciato da tante notizie tragiche, negative, anche in questo tempo in cui le immagini che vengono dal mondo mettono nel nostro cuore un sentimento di disagio e a volte di paura, noi possiamo imitare Maria e chiedere al Signore di essere come lei “pieni di grazia”, colmi della Sua presenza, della Sua benevolenza. Essere come lei rallegrati per aver incontrato il Signore, per essere cristiani e come lei disposti nell’umiltà della nostra vita a essere uomini e donne che sanno collaborare al disegno di Dio, che è la felicità per i suoi figli.

Chiediamo che in questa festa dell’Assunta ciascuno di noi scelga con coraggio, con umiltà e con fedeltà di essere portatore di gioia così che tutti coloro che ci incontrano benedicano Dio perché non si stanca di amare questa terra, di amare questa storia e perché chiedendoci di essere fedeli a questa vita terrena, sempre di più in noi nasca il desiderio di avere uno sguardo di cielo. Allora saremo veramente, in modo autentico, testimoni dell’Amore di Dio, di quell’Amore che anche oggi insieme celebriamo.

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