13 settembre 2015 - III domenica dopo il martirio di S. Giovanni
Nicodemo
è un uomo che cerca, che si pone delle domande, che non pensa di avere già
tutte le risposte, ma è un uomo che ha anche un po’ di paura, paura di lasciare
le sue certezze, le sue convinzioni ma anche quella struttura di potere che si
era costruito: era uno dei capi del popolo, membro del Sinedrio – istituzione
più importante che c’era in quel momento in Israele.
Questa
domanda di verità lo porta a scegliere di andare da Gesù e lo fa di notte.
La
notte, nella tradizione biblica, è un tempo importante, tempo dell’incontro,
dell’intimità, della possibilità di un cambiamento. Così Israele parte di notte
verso quella terra che gli è stata promessa, lascia di nascosto, in fretta la
terra d’Egitto. Abramo è invitato a guardare e a contare le stelle del cielo e
a intuire così come l’inizio di un nuovo percorso, di un nuovo cammino di vita
gli permetterà di essere padre di molti nel cammino della fede. Ancora,
Giuseppe di notte prende Maria e il Bambino e fugge verso l’Egitto per sfuggire
all’ira di Erode; Gesù di notte vive il momento più alto del suo cammino di
uomo quando, di fronte alla prospettiva della morte, chiede al Padre la forza
di poter accogliere quel passaggio come una volontà che non è cattiva ma come
una possibilità di dare un senso pieno alla sua vita, donandola.
La
notte, lo sappiamo bene, è anche il tempo in cui viviamo lo smarrimento: ci
sono delle notti che sono dure da portare. Anche nella tradizione della Chiesa,
grandi santi hanno vissuto le notti dello
Spirito, uomini fedeli a Dio che però hanno sperimentato la sua lontananza:
Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino, Beata Teresa di Calcutta
testimoniano che pur nella ricerca quotidiana di Dio si possono vivere momenti
in cui Lui sembra completamente assente.
Ancora
più semplicemente, ci sono notti che sono difficili per ciascuno di noi:
pensiamo a una notte passata in ospedale, oppure a quelle notti di quei papà
che hanno perso il lavoro e non sanno come fare per i propri figli, per la
propria famiglia. Ci sono notti che non passano mai. In quelle notti è
difficile sentire Dio vicino. Ci sono poi le notti dei nostri giovani, che
abitano la notte e la riempiono di tanta ricerca di verità e di senso che però
si annacqua – o si annega – in altre risposte che non aiutano a crescere, che
immediatamente danno una prospettiva di felicità, d’invincibilità ma che poi
non riempiono il cuore.
La
notte è poi il tempo della veglia, anche nella tradizione cristiana le veglie –
la Veglia Pasquale come attesa della vita dopo la morte.
Quanti
significati può avere la notte!
Nicodemo
di notte va da Gesù e lui non lo caccia via, non gli dice “sei inopportuno, non è il momento giusto”: Gesù attende quest’uomo
e francamente, da uomo a uomo gli parla, mettendo in gioco anche la sua
cultura, le sue conoscenze, non avendo paura di confrontarsi su quelle che sono
convinzioni vere, le motivazioni per dire un “sì” o per dire un “no”. Gesù
attende quest’uomo che quella notte non cambierà la sua vita ma che inizierà un
percorso che lo porterà a difendere Gesù davanti a tutti nel Sinedrio, dicendo
“non possiamo condannare un uomo senza
vedere quello che fa, senza ascoltare quello che dice”, che lo porterà ad
essere accanto a Giuseppe d’Arimatea a custodire il corpo di Gesù morto e
deposto dalla croce.
Nicodemo
ci insegna un cammino e ci insegna
anche lo stile di Dio. Un cammino
nostro, di uomini e donne che cercano di avere Fede, di custodire quella
possibilità che è data a tutti gli uomini di aprirsi al mistero di Dio. Così
sperimentiamo tutti degli slanci di grande passione e poi delle cadute
fragorose. Vorremmo avere una fede più forte, ma a volte la vita ci mette di
fronte a dei passaggi che sono così duri, così difficili che sono notti oscure.
Eppure, Dio non mi rifiuta in quel momento, non mi chiude la porta, non mi dice
“adesso è tempo che riposi, torna
un’altra volta” ma attende, chiede il coraggio di porsi delle domande
autentiche, di dare delle risposte vere e attende perché sa che l’attesa è una
declinazione dell’amore, perché sa che ogni pretesa invece spegne il desiderio
di una ricerca autentica.
Noi
oggi siamo qui e vorremmo essere un po’ come Nicodemo. Veniamo dal Signore a
chiedergli di aiutarci a comprendere se veramente è Lui la risposta a tutte le
nostre domande. Forse non tutti abbiamo un percorso di fede fedele, rigoroso,
quotidiano ma Dio ci attende, tutti.
In
questo ci aiuta Maria, mamma di Gesù il Figlio di Dio e, per sua volontà, Madre
nostra. Così, in questo giorno che si carica di questa annotazione così forte –
quella del guardare alle mamma come un dono prezioso anche attraverso un segno
visibile a tutti, costantemente -, noi ricordiamo che tante nostre mamme vivono
notti particolari. Certamente una mamma potrebbe raccontarlo meglio di me, ma
penso ad alcune esperienze di mamme: quelle di chi veglia accanto al proprio
bambino, lo fa guardando a questo miracolo che si è realizzato dentro di lei
senza poter dare una spiegazione fino in fondo, stupore sempre rinnovato per
una vita che si trasforma che all’inizio non c’era e che dopo è presente e che
cresce con te, attraverso di te. C’è poi anche la veglia accanto a un bambino
che è ammalato e tutti i pensieri, che non sono solamente della mente ma che
arrovellano il cuore, l’impotenza davanti a quella fragilità che non puoi
accudire se non con l’attesa, la pazienza, la presenza perché quella creatura
lì non sa neanche dirti che cos’ha ma ti chiede di essere lì, accanto perché la
notte sia meno dolorosa. Ci sono poi le notti delle mamme che attendono i figli
che sono usciti per il sabato sera e che si addormentano solamente quando
sentono che il figlio torna a casa. Spesso i figli pensano che questa sia una
mancanza di fiducia, che sia la volontà di tenerti legato, invece io credo
proprio che sia la manifestazione della passione di Dio per l’uomo, che ti
attende e vuole il tuo bene, che sa che il tuo bene non è fuori ma dentro una
comunione, un amore. Ci sono poi le notti di tante mamma che piangono perché
sono rimaste sole, dopo aver vissuto una vita di fedeltà e dopo aver cercato in
ogni modo di aver servito una famiglia, queste notti sono benedette perché sono
continua scelta di un amore sponsale che è immagine cara a Dio per dire l’amore
suo per il suo popolo. Poi c’è anche la notte delle mamme dei ragazzi dei
soldati - oggi siamo qui con gli alpini-, in questo anno in cui ricordiamo il
centenario delle grande guerra che ha visto centinaia di migliaia di nostri
giovani perdere la vita a volte così, per nulla. In questo giorno, in cui la
loro presenza ci ricorda una storia che ci precede e che ci supera, noi
pensiamo alle notti delle mamme dei nostri soldati, dei soldati di ogni tempo,
di questo tempo.
Sappiamo
che in quel cuore ferito c’è però sempre una rinnovata disponibilità a generare
la vita com’è nel cuore di ogni donna, di ogni mamma autentica.
Oggi
allora ringraziamo il Signore per il dono della vita, della vita nella fede,
per chi per grazia di Dio è stato tramite perché questa vita arrivasse a noi.
Chiediamo al Signore di saper custodire la vita perché è il modo più grande di
onorare la memoria delle nostre mamme, perché vivendo una vita buona, noi diciamo
a loro che siamo grati per quello che ci hanno donato.
Preghiamo
per tutte le mamme, per quelle che sono qui in mezzo a noi e che continuano a
vegliare su di noi anche quando ci fanno un po’ brontolare oppure quando non
riusciamo a capire fino in fondo; e preghiamo per le mamme che ci hanno già
preceduto in quell’abbraccio con Dio che, ci auguriamo, possa essere per
ciascuno di noi.
Chiediamo
al Signore di saper usare bene gli strumenti che abbiamo, a livello ecclesiale
e a livello civile perché insieme possiamo sempre più comprendere che nell’accoglienza
reciproca e nella bontà che fa costruire rapporti sempre nuovi, possiamo
realizzare in questo piccolo paese e in questo nostro mondo una realtà più
accogliente dove Dio si rivela come Padre e come Madre, dove ogni uomo può
trovare casa, dove ogni uomo può trovare la possibilità di vivere una vita
dignitosa.
Che
il Signore ci accompagni in questo cammino e che benedica tutti coloro che ci
aiutano a compierlo.
Commenti
Posta un commento