18 ottobre 2015 - Domenica della Dedicazione del Duomo di Milano


È una tradizione antica quella che ci consegna la memoria della consacrazione della Chiesa Cattedrale – sede del Vescovo – in questa diocesi che noi chiamiamo di Milano o Ambrosiana: di Milano facendo riferimento alla città più importante, più grande di questo territorio; Ambrosiana facendo risalire la tradizione più antica del nostro essere chiesa all’insegnamento del Santo Vescovo Ambrogio.
Non si tratta di vivere di ricordi o di rimpiangere un passato, ma di rendere grazie per un presente legato a questa realtà di Chiesa alla quale apparteniamo. Noi siamo in periferia, lontani dal cuore della Chiesa Ambrosiana ed il rischio che corriamo, come sempre per chi vive in periferia, è quello di sentire il centro un po’ lontano, distante. Oggi ci è chiesto in modo singolare di riguardare, di tornare con il cuore e la mente a considerare la nostra appartenenza alla Chiesa Ambrosiana nella quale ci troviamo. Innanzitutto, l’appartenenza alla Chiesa: realtà nella quale siamo stati inseriti in virtù del nostro Battesimo. Una realtà che non conosciamo mai abbastanza, che spesso possiamo anche noi affrontare per le superficialità più che per la sua importanza.  Così anche noi siamo distratti, a volte turbati, altre volte confusi da quelli che sono i messaggi negativi sulla Chiesa e poche volte ci domandiamo cosa significhi per noi essere Chiesa, cosa significhi per noi renderla più autentica, più vera, più Santa.
Oggi abbiamo la possibilità di domandarci: ma che senso ha per noi appartenere a questa Chiesa Ambrosiana? Certo, il legame appare molto distante, un po’ perché il Vescovo lo vediamo davvero pochissime volte, qui da noi poi rarissimamente. Eppure ci sono dei segni che ci mettono in comunione con il Vescovo, qualunque esso sia. Innanzitutto il fatto che questa chiesa dipende dalla Chiesa di Milano, dalla Cattedrale. È stata voluta dal popolo di Dio che ha abitato questa terra, ma non indipendentemente dal Vescovo di Milano e questo legame si rinnova in ogni celebrazione eucaristica perché qui, come in Duomo, celebriamo la Santa Messa, il sacrificio di Cristo e questo è fonte di comunione al di là di tutto. La Chiesa celebra l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa. La Chiesa custodisce l’Eucaristia e l’Eucaristia fa crescere nella comunione la Chiesa.  Questo è elemento di unità fondamentale, che non ci separa ma ci unisce anche a chi è lontano; così in questa comunione possiamo essere legati a tutti coloro che celebrano la Santa Messa in qualsiasi parte del mondo.
Altro elemento di unità con il Vescovo è la figura del Parroco. Il Vescovo non può presiedere a tutte le comunità, non può vigilare personalmente su tutte, così ha dei vicari e in particolare in alcune parrocchie, o gruppi di parrocchie, i suoi parroci, i suoi presbiteri. Il Parroco, qualunque esso sia, rappresenta il Vescovo nella Chiesa che gli è stata affidata. Qualsiasi parroco viene mandato dal Vescovo, riceve una destinazione dal vescovo e questo è fonte di comunione: un presbitero ordinato, chiamato ad essere parroco, ha il compito di far amare la presenza del Vescovo, anche quando egli fosse lontano e poco presente perché i Vescovi sono color che continuano la tradizione, la successione apostolica, sono coloro che custodiscono quanto Gesù ha detto e vissuto e lo insegnano, come in questo tempo il nostro Cardinale Arcivescovo ci insegna che noi dobbiamo avere il pensiero di Cristo, dobbiamo essere uomini e donne che non si lasciano guidare dal buon senso, dalla convenienza, da quello che dice la maggioranza ma dal pensiero di Cristo. I nostri giudizi su di noi e sul mondo, sulla realtà della nostra Chiesa e su quelle civili, devono essere mosse da una profonda comunione con Lui.
CI sono poi altre mediazioni che ci dicono il legame con il Vescovo. Noi facciamo parte di un decanato, un insieme di parrocchie che fa riferimento ad Appiano Gentile dove risiede anche il decano, don Giuseppe Conti, scelto dai presbiteri perché sia tramite tra noi presbiteri e il Vescovo nel cercare di compiere ciò che lo Spirito suggerisce come cammino di chiesa per questo territorio. È molto diverso, certo, perché è sparso in tante parrocchie diverse per tradizioni, ma accumunato da alcuni elementi che negli anni hanno fatto in modo che questo territorio avesse una comunione di intenti almeno nel cercare di creare delle relazioni tra coloro che si riconoscono appartenenti alla Chiesa di questo territorio.
Apparteniamo poi a una zona, una delle sette della Diocesi di Milano e pur essendo in provincia di Como apparteniamo alla zona di Varese e abbiamo un vescovo di riferimento, un vicario, Monsignor Franco Agnesi: lui preside alla carità e alla comunione tra tutte le parrocchie che appartengono a questo vasto territorio che coincide per gran parte con la provincia di Varese con qualche eccezione come noi. A lui dobbiamo la cura dei cammini che si svolgono in queste comunità, verso di lui la stima e la preghiera perché sappia svolgere questo ministero in modo illuminato, paziente, docile, ma anche franco e sereno.
Mi pare buono annunciare che il Vescovo Angelo ha scelto il nostro decanato per una visita pastorale, che non sarà simile a quella che molti ricordano del Cardinale Martini distesa in un arco di tempo ampio, nella possibilità di incontrare tutte le comunità. Per motivi di tempo non è possibile e il Vescovo Angelo verrà la sera del 15 dicembre nel Cine Teatro di Binago per un incontro con i laici del nostro decanato. La sua venuta sarà preceduta dalla visita del Vescovo Ausiliare, Monsignor Agnesi, il 9 dicembre, un giorno feriale, un mercoledì: verrà a conoscere la realtà delle nostre parrocchie nel loro vivere quotidianamente l’esperienza della fede incontrando quelle realtà che in quel giorno avranno modo di esprimere la loro presenza e la loro attività. Fin da ora vi chiedo di accompagnare questo evento con la stima e la preghiera, non tanto rimpiangendo quello non può essere, non tanto dicendo “ma sarebbe meglio, ma a cosa serve…” ma cogliendo quello che ci viene dato, cercando di valorizzarlo al massimo perché sia evento di comunione tra di noi nel nostro decanato, nella nostra zona, nella nostra Diocesi.
Chiediamo al Signore che ci aiuti sempre di più ad amare la Chiesa, a custodirla come tempio non tanto come luogo - certo custodiamo con amore le nostre chiese-, quel tempio che è ciascuno di noi, che custodisce il dono dello Spirito, che custodisce la capacità di amare come Gesù. Ciascuno di noi abbia cura del suo tempio personale: allora contribuirà sicuramente nel far diventare il tempio di Dio, la Chiesa Ambrosiana, un luogo dove Dio si manifesta con tutta la sua capacità di misericordia, con tutta la sua capacità di guida nel cammino della vita. Impegniamoci a vivere questa appartenenza anche con dei gesti, il primo è quello di guardarci gli uni gli altri con stima, riconoscendo che appartenere a un popolo, celebrare insieme l’Eucaristia è punto di partenza sufficiente per evitare parole inutili, parole malevoli, maledizioni.

 Veniamo qualche volta di più in Chiesa, passiamo qualche attimo di più nelle nostre chiese, non solo la domenica ma anche nei giorni feriali. Anche nei luoghi dove andiamo a lavorare, passando davanti a questi luoghi. È bello vedere ogni tanto qualcuno che entra, una breve preghiera, un’intercessione e poi se ne va, come si fa con una telefonata a un amico, come si fa con una visita a una persona cara tornando dal lavoro. La stima nel visitare i nostri luoghi di preghiera là dove ci ritroviamo per celebrare l’Eucaristia. Chiediamo davvero che cresca sempre di più in noi il desiderio di appartenere in modo vivace, vitale alla nostra Chiesa perché diventi sempre di più segno luminoso della Sua Presenza.

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