15 novembre 2015 - I domenica di Avvento
Ogni
inizio è prezioso, è importante. Quando iniziamo una nuova esperienza siamo
anche un po’ timorosi perché non sappiamo bene come sarà e abbiamo nel cuore il
desiderio di fare una bella esperienza. Ripetiamo sempre le stesse cose non
perché Dio sia noioso e non abbia niente di nuovo da dirci, ma perché noi siamo
cambiati in questo anno. Non solo abbiamo qualche giorno in più, ma abbiamo
fatto tante esperienze nuove che ci hanno cambiato. I miei amici più piccoli
che hanno iniziato ad andare a Scuola hanno fatto un’esperienza completamente
nuova; c’è chi ha iniziato il catechismo o chi ha cambiato lavoro. In questo
anno avete incontrato tante persone, avete ascoltato tante parole; qualche
bambino è nato e qualcuno ci ha lasciato. Molte esperienze ci hanno cambiato:
non siamo come l’anno scorso. Nessuno di noi può dire “è la stessa cosa”.
Allora l’anno liturgico ci aiuta ad accompagnare il nostro cammino di crescita
nella vita che noi diciamo ‘vita cristiana’ e per questo profondamente umana,
non c’è differenza tra cristianesimo e umanesimo. In questi giorni a Firenze
molte persone si sono trovate insieme per cercare di leggere la realtà del
nostro paese e indicare nuove vie di umanesimo, cioè di essere insieme uomini e
cristiani perché prima di tutto noi tutti siamo accumunati dall’unica
esperienza di essere uomini e donne. In questa esperienza straordinaria tutti
noi abbiamo la possibilità di vivere da cristiani.
Questo
ci permette di fare un secondo passaggio: inizia un nuovo anno liturgico, vi ho
chiesto di venire qui tutti insieme perché noi
siamo una Comunità. Per qualcuno è difficile ancora pensarsi dentro una
comunità più grande, che va oltre i confini della propria parrocchia, ma noi
siamo una Comunità, siamo uomini e donne che cercando di vivere il Vangelo
nella realtà dove abitano tenendo presente che tutti coloro che sono cristiani,
che sono fratelli nella fede, meritano la stima, l’affetto, l’accoglienza e che
non possiamo essere divisi tra di noi. Per questo siamo qui a celebrare
l’Eucaristia insieme e vi chiedo di farlo due volte all’anno: all’inizio
dell’Avvento e all’inizio della Quaresima a dire “pur camminando per strade
diverse abbiamo un’unica meta e non possiamo essere divisi tra noi”. In questo
tempo di Avvento, in modo particolare, noi cercheremo di custodire un dono di
Dio che è conseguenza dell’esperienza del perdono. Nel cuore dell’Avvento, l’8
dicembre, inizierà l’Anno Santo della Misericordia e frutto della misericordia
è la pace. Per questo oggi come
gesto che accompagna in modo singolare l’Eucaristia vivremo questo: allo
scambio di pace verranno da me le catechiste, gli aiuti catechisti e
riceveranno la pace da me e la porteranno a voi bambini. La pace è una cosa
seria. Significa guardare chi mi sta
accanto e dire “tu sei una persona preziosa, importante”. Se proviamo a
fare tuto questo tra di noi, cresciamo insieme e siamo capaci di fare cose che
sono inimmaginabili. Ma se coltiviamo nel cuore, invece, risentimento,
sfiducia, neanche la Messa più bella, con i canti più straordinari, ci aiuta
perché il Signore chiede sempre “se vuoi”, chiede sempre la nostra libertà. Lui
ci dona tutta la sua grazia, tutto il suo amore, la sua volontà di bene ma non
può fare nulla contro di noi. Dobbiamo volerlo. Anche un piccolo desiderio, ma
dobbiamo volerlo.
Dico
un pensiero per i grandi. Tutti noi abbiamo notizia di quello che è accaduto
qualche giorno fa a Parigi, tutti nel nostro cuore abbiamo dei sentimenti: c’è
chi ha dentro una grande rabbia, delusione, orrore, non possiamo capire
assolutamente la follia di questi gesti. Il rischio è quello di pensare che
l’unica strada sia la guerra, che questo sia l’unico modo per finire le cose.
La maggior parte di noi non sa cos’è una guerra, non ne abbiamo una memoria; la
vediamo lontano, la vediamo in tanti paesi del mondo ma non sappiamo cosa sia.
Oggi noi celebriamo il giorno del Signore, la domenica, il giorno in cui
facciamo memoria che Dio nel momento in cui veniva ucciso ha guardato a coloro
che lo uccidevano e ha detto una parola di perdono. Noi siamo discepoli di
questo Dio, del Dio di Gesù Cristo. Allora, anche se nel nostro cuore può
aumentare la rabbia, un desiderio di restituire quello che abbiamo ricevuto,
noi siamo di Cristo e celebriamo l’Eucaristia. Dobbiamo soffocare questo che è
opera delle tenebre. Noi siamo chiamati a vivere nella luce. La strada è
difficile, è più difficile, ma è l’unica strada che porta un compimento buono
della nostra vita e di questo mondo. È difficile amare chi ci fa del male,
pregare per chi ci fa del male ma questo è il Vangelo e questo è quello che
celebriamo nell’Eucaristia.
Chiediamo
al Signore che ci doni il coraggio e la forza di agire così. Preghiamo per
tutte le vittime della violenza. Purtroppo le persone uccise a Parigi sono le
ultime di una serie ininterrotta di eventi che vedono coinvolte persone in ogni
parte della terra. Chiediamo al Signore di accogliere nel suo regno le persone
che sono state uccise, di sostenere i parenti e gli amici e tutti coloro che
soffrono per questo. Preghiamo perché le persone che hanno una responsabilità
politica siano sagge, e chiediamo al Signore che il nostro cuore sia sempre più
buono e che questa parola, pace, non sia solo qualcosa che chiediamo per altri
ma sia una realtà che nasce per prima nel nostro cuore. Allora sapremo
veramente dare testimonianza, come dice Gesù, del fatto che è possibile avere
una realtà nuova ora, perché con la sua grazia e con la risposta libera della nostra
vita noi insieme a Dio possiamo costruire un mondo più bello, dove non ci siano
più esperienze così terribili come quelle che in questi giorni ci sono state
rivelate. Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico e catechistico: chiediamo
al Signore che la celebrazione della Messa ci veda sempre più numerosi, perché
attraverso la sua Parola e i suoi gesti d’amore il Signore cambia il nostro
cuore e lo rende sempre più simile al suo.
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