15 novembre 2015 - I domenica di Avvento



Tutti voi sapete che l’anno non inizia solamente il primo di gennaio, il nuovo anno sì, ma l’anno scolastico non inizia il primo di gennaio, così come l’anno sportivo, l’università… Oggi inizia un nuovo anno, l’anno liturgico. Cosa significa? Da oggi all’anno prossimo noi vivremo un percorso nel quale una volta ancora racconteremo la storia di Gesù e lo faremo attraverso la liturgia, che è il modo visibile di pregare il Signore, lodare il Signore, far memoria dei suoi gesti d’amore. Quello che stiamo celebrando adesso è una liturgia eucaristica ed è la celebrazione più importante per noi, l’unica che ci è chiesta di vivere almeno una volta alla settimana.
Ogni inizio è prezioso, è importante. Quando iniziamo una nuova esperienza siamo anche un po’ timorosi perché non sappiamo bene come sarà e abbiamo nel cuore il desiderio di fare una bella esperienza. Ripetiamo sempre le stesse cose non perché Dio sia noioso e non abbia niente di nuovo da dirci, ma perché noi siamo cambiati in questo anno. Non solo abbiamo qualche giorno in più, ma abbiamo fatto tante esperienze nuove che ci hanno cambiato. I miei amici più piccoli che hanno iniziato ad andare a Scuola hanno fatto un’esperienza completamente nuova; c’è chi ha iniziato il catechismo o chi ha cambiato lavoro. In questo anno avete incontrato tante persone, avete ascoltato tante parole; qualche bambino è nato e qualcuno ci ha lasciato. Molte esperienze ci hanno cambiato: non siamo come l’anno scorso. Nessuno di noi può dire “è la stessa cosa”. Allora l’anno liturgico ci aiuta ad accompagnare il nostro cammino di crescita nella vita che noi diciamo ‘vita cristiana’ e per questo profondamente umana, non c’è differenza tra cristianesimo e umanesimo. In questi giorni a Firenze molte persone si sono trovate insieme per cercare di leggere la realtà del nostro paese e indicare nuove vie di umanesimo, cioè di essere insieme uomini e cristiani perché prima di tutto noi tutti siamo accumunati dall’unica esperienza di essere uomini e donne. In questa esperienza straordinaria tutti noi abbiamo la possibilità di vivere da cristiani.
Questo ci permette di fare un secondo passaggio: inizia un nuovo anno liturgico, vi ho chiesto di venire qui tutti insieme perché noi siamo una Comunità. Per qualcuno è difficile ancora pensarsi dentro una comunità più grande, che va oltre i confini della propria parrocchia, ma noi siamo una Comunità, siamo uomini e donne che cercando di vivere il Vangelo nella realtà dove abitano tenendo presente che tutti coloro che sono cristiani, che sono fratelli nella fede, meritano la stima, l’affetto, l’accoglienza e che non possiamo essere divisi tra di noi. Per questo siamo qui a celebrare l’Eucaristia insieme e vi chiedo di farlo due volte all’anno: all’inizio dell’Avvento e all’inizio della Quaresima a dire “pur camminando per strade diverse abbiamo un’unica meta e non possiamo essere divisi tra noi”. In questo tempo di Avvento, in modo particolare, noi cercheremo di custodire un dono di Dio che è conseguenza dell’esperienza del perdono. Nel cuore dell’Avvento, l’8 dicembre, inizierà l’Anno Santo della Misericordia e frutto della misericordia è la pace. Per questo oggi come gesto che accompagna in modo singolare l’Eucaristia vivremo questo: allo scambio di pace verranno da me le catechiste, gli aiuti catechisti e riceveranno la pace da me e la porteranno a voi bambini. La pace è una cosa seria. Significa guardare chi mi sta accanto e dire “tu sei una persona preziosa, importante”. Se proviamo a fare tuto questo tra di noi, cresciamo insieme e siamo capaci di fare cose che sono inimmaginabili. Ma se coltiviamo nel cuore, invece, risentimento, sfiducia, neanche la Messa più bella, con i canti più straordinari, ci aiuta perché il Signore chiede sempre “se vuoi”, chiede sempre la nostra libertà. Lui ci dona tutta la sua grazia, tutto il suo amore, la sua volontà di bene ma non può fare nulla contro di noi. Dobbiamo volerlo. Anche un piccolo desiderio, ma dobbiamo volerlo.
Dico un pensiero per i grandi. Tutti noi abbiamo notizia di quello che è accaduto qualche giorno fa a Parigi, tutti nel nostro cuore abbiamo dei sentimenti: c’è chi ha dentro una grande rabbia, delusione, orrore, non possiamo capire assolutamente la follia di questi gesti. Il rischio è quello di pensare che l’unica strada sia la guerra, che questo sia l’unico modo per finire le cose. La maggior parte di noi non sa cos’è una guerra, non ne abbiamo una memoria; la vediamo lontano, la vediamo in tanti paesi del mondo ma non sappiamo cosa sia. Oggi noi celebriamo il giorno del Signore, la domenica, il giorno in cui facciamo memoria che Dio nel momento in cui veniva ucciso ha guardato a coloro che lo uccidevano e ha detto una parola di perdono. Noi siamo discepoli di questo Dio, del Dio di Gesù Cristo. Allora, anche se nel nostro cuore può aumentare la rabbia, un desiderio di restituire quello che abbiamo ricevuto, noi siamo di Cristo e celebriamo l’Eucaristia. Dobbiamo soffocare questo che è opera delle tenebre. Noi siamo chiamati a vivere nella luce. La strada è difficile, è più difficile, ma è l’unica strada che porta un compimento buono della nostra vita e di questo mondo. È difficile amare chi ci fa del male, pregare per chi ci fa del male ma questo è il Vangelo e questo è quello che celebriamo nell’Eucaristia.

Chiediamo al Signore che ci doni il coraggio e la forza di agire così. Preghiamo per tutte le vittime della violenza. Purtroppo le persone uccise a Parigi sono le ultime di una serie ininterrotta di eventi che vedono coinvolte persone in ogni parte della terra. Chiediamo al Signore di accogliere nel suo regno le persone che sono state uccise, di sostenere i parenti e gli amici e tutti coloro che soffrono per questo. Preghiamo perché le persone che hanno una responsabilità politica siano sagge, e chiediamo al Signore che il nostro cuore sia sempre più buono e che questa parola, pace, non sia solo qualcosa che chiediamo per altri ma sia una realtà che nasce per prima nel nostro cuore. Allora sapremo veramente dare testimonianza, come dice Gesù, del fatto che è possibile avere una realtà nuova ora, perché con la sua grazia e con la risposta libera della nostra vita noi insieme a Dio possiamo costruire un mondo più bello, dove non ci siano più esperienze così terribili come quelle che in questi giorni ci sono state rivelate. Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico e catechistico: chiediamo al Signore che la celebrazione della Messa ci veda sempre più numerosi, perché attraverso la sua Parola e i suoi gesti d’amore il Signore cambia il nostro cuore e lo rende sempre più simile al suo.

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