20 dicembre 2015 - VI domenica di Avvento, dell'Incarnazione


Abbiamo smarrito un po’ lo stupore. Lo stupore è una delle condizioni fondamentali della fede, perché altrimenti il Natale proprio non lo comprendiamo. Senza un po’ di stupore il presepe non ha senso e neanche il racconto del Vangelo. Lo stupore di chi si ferma a contemplare questo Mistero: il Creatore del cielo e della terra, colui dal quale tutto è stato creato, si nasconda nel grembo di una creatura. Senza stupore questa notizia, che è unica nel suo genere perché nessun altro ce l’ha consegnata, rimane una notizia vuota e il Natale arriva e se ne va, non lasciandoci nulla.
Proviamo solamente a pensare a questo: la ragione d’essere di tutto decide non più di parlare al suo popolo attraverso la parola di uomini, non più solamente dei messaggi, delle esortazioni, dei comandamenti ma Lui stesso diventa Parola, Lui stesso sceglie di essere presenza, di essere vivo in mezzo al suo popolo. Questo è il messaggio del Natale, qui noi iniziamo a preparare il cuore all’accoglienza di questo dono già in questa domenica, nella quale contempliamo Maria Madre di Dio.
Maria ci ha accompagnato in tutto il percorso di queste settimane di Avvento, ci ha indicato costantemente il Suo Figlio Gesù; ora lo fa mostrandoci quella disponibilità che le ha permesso di diventare la Madre di Dio, ma soprattutto, che ha permesso a Dio di entrare nella storia. La grandezza di Maria è questa: è stata la porta che ha permesso a Dio di entrare nella storia con la sua viva presenza. In questi giorni, in cui parliamo di porte, porte spalancate della misericordia, Maria è porta non solo del Cielo ma anche del cielo della terra. Noi dovremmo custodire un po’ di più lo stupore, perché senza lo stupore non c’è fede e se non coltiviamo lo stupore, la fede rimane piccola e ci impediamo di cogliere i segni della presenza di Dio.
In questo tempo siamo continuamente invitati a vedere, a riflettere, sui problemi del nostro mondo, sulle minacce che anche in nome di Dio vengono poste all’umanità. In questi giorni costantemente ci viene detto che il nostro è un mondo malato, un mondo che va alla deriva, un mondo in cui milioni di persone - mai come in questo anno - hanno dovuto lasciare la propria terra, la propria casa per cercare un luogo sicuro dove poter vivere una vita più dignitosa. Mai come in questo tempo siamo costantemente martellati di messaggi che ci parlano più di morte che di vita, più di tristezza che di gioia. Noi in maniera non ostinata ma vera e autentica vogliamo celebrare il Natale, che è il contrario di tutti questi messaggi, è la volontà di Dio di abitare la terra, questa terra e non un’altra. Non solo allora: certo il Natale ci ricorda il Dio-con-noi, Dio che si è fatto carne, Dio che è venuto nella storia. Per Sua volontà, quella venuta non è rimasta un fatto storico da leggere nei libri di storia, ma è un evento che si rinnova, che si ripete, non solo perché a Natale facciamo il presepe ma perché ogni giorno - in particolare ogni domenica - possiamo lasciare un po’ di spazio nella nostra vita alla Sua Presenza. Anzi, chi decide che la Sua Presenza sia guida nel cammino della vita, scopre che la sua esistenza è nuova, sempre rinnovata, anche quando è segnata dalla fragilità, dal peccato. In fondo è questo il messaggio della misericordia: non c’è nessuno che possa sentirsi escluso da un abbraccio di benevolenza perché l’origine stessa di noi tutti è il Cuore di Dio e Lui non può rinnegare ciò che ha creato, chi ha creato.
La prima lettura ci dice che Dio non si stanca di salvare il suo popolo, anche quando il suo popolo pensa che Dio sia così lontano ormai da non poterlo salvare più. Dio usa qualsiasi mezzo perché il popolo di Dio possa comprendere. Non è meccanico. Tutti noi abbiamo ricevuto dei doni, tutti. Nessuno di noi è escluso. Più ci ricordiamo di quello che non abbiamo, di quello che è andato male, di quello che non è buono, più valutiamo la nostra vita su questo perché è più facile, più immediato, perché è quello che ci costa di più. Quello che di bene abbiamo, quello che di buono abbiamo, è scontato: deve essere così; ma se poi ci guardiamo intorno, se guardiamo al di fuori dei nostri paesi, dei nostri confini, scopriamo che altri uomini non vivono così. Lo stupore per noi deve essere di chi davanti a Dio-con-noi sa di avere la possibilità di aderire, di scegliere di essere discepolo di Gesù, partendo da ciò che è più condiviso da tutta l’umanità.
La seconda lettura ci parla di valori che sono comuni a tutti: noi però non ci accontentiamo dei valori, noi vogliamo che quel valore diventi una virtù, diventi un modo di essere. Non ci accontentiamo che ci sia qualcuno che ci dice di volerci bene; noi diciamo “vogliamoci bene come Gesù” perché è questa la differenza ed è questo il Mistero del Natale: accogliere con stupore che Dio sceglie me, sceglie la mia storia, il mio tempo, questo tempo e non un altro, per dire il suo amore per l’umanità.
C’è poi quest’immagine nella quale siamo introdotti dalla Festa di oggi: Maria vicino a un Bambino, in un luogo che comunque lo immaginiamo non era proprio il luogo che avremmo scelto per i nostri figli. Lei rende quel luogo lo spazio perché il Suo bambino sia accolto, lo avvolge in fasce e lo mette in un luogo che lei rende degno con il suo amore. Vuol dire che nessuna situazione è così dolorosa da impedirci di trovare uno sguardo d’amore. Questo è il Natale. Perché se non è questo non serve; arriva e se ne va e noi rimaniamo immersi nelle nostre tristezze. Ci sono tante tristezze che anch’io, guardandovi, conosco; ci sono quelle che porto anch’io nel mio cuore, ma non sono queste che possono dire se il mio Natale è un Buon Natale o no. È lo stupore, è lo stupore di chi guarda a quella realtà: una donna che è creatura e che porta nel suo grembo tutto l’operato della Creazione. Un Dio così non può essere cattivo, non può volere il mio male, non può essere ostacolo alla mia felicità. 
Le mamme qui presenti, e tutti noi che siamo stati accanto al mistero della maternità, non possiamo pensare che Dio che si fa bambino possa essere contro di noi. Dobbiamo spendere un pochino più di tempo per conoscerlo. Dobbiamo spendere un po’ più di tempo per lasciare che trovi spazio nella nostra vita, altrimenti sarà sempre e solo un racconto più o meno bello, sarà sempre una notizia più o meno gridata ma mai l’incontro personale con il Dio-con-noi.

Questa domenica è importante perché ci introduce allo stupore di questi giorni e più noi lo custodiamo più arriveremo al Natale carichi delle nostre fatiche, di qualche dubbio, ma con una porta aperta verso una maggiore comprensione.
Ci aiuti in questo Maria, Colei che ha aperto la porta tra il cielo e la terra, una porta che non si è più chiusa, perché fino a quando ci sarà un uomo solo che avrà il coraggio di dire con tutte le sue forze, con tutto il suo cuore, con tutta la sua mente “Dio è con noi” allora Dio potrà sempre trovare casa in questa nostra terra, in questo nostro mondo così com’è, ora, non come lo vorremmo, perché sicuramente insieme a Lui potrà diventare un mondo migliore. 

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