31 dicembre 2015 - Messa di Ringraziamento



Una Celebrazione Eucaristica nel giorno ultimo dell’anno per benedire il Signore, per invocare su di noi la sua grazia, per custodire nel cuore i suoi doni, per riconoscere che lui solo è il Signore.
Ci accompagna all’inizio di ogni nuovo anno - e anche  nella Messa che conclude l’anno - questa benedizione che il Signore rivolge prima ai suoi amici, a Mosè e ad Aronne, e poi chiede che questa benedizione venga estesa a tutto il popolo.
All’inizio di questo nuovo anno noi siamo invitati innanzitutto a benedire, a dire bene quello che Dio ha compiuto nella nostra vita e anche ad impegnarci ad essere sempre di più portatori di una parola buona, portatori di bene. Dio chiede anche a noi oggi di benedire nella fede, di benedire Dio e gli uomini, la capacità di amare che Dio ha nei nostri confronti e quella che sappiamo custodire nel cuore.
Il Signore ci dice qual è la strada per benedire: quella di essere uomini e donne che fanno risplendere la sua luce sul volto. Il volto, lo sappiamo bene, ci apre al cuore, il volto ci mostra quello che abbiamo nel cuore. Avere un volto che brilla della presenza di Dio, un volto luminoso, ci ricorda come la nostra vocazione prima sia quella di imitare Dio, di essere suoi figli, di lasciarci illuminare dalla sua presenza per essere a nostra volta una benedizione, luce per gli altri.
Così, nella fede, unicamente nella fede, scopriamo che la benedizione di Dio immediatamente non è salute, denaro, prestigio, fortuna, lunga vita ma è luce.
Questa luce noi la cogliamo nella fede dalla testimonianza di quanti vivono un’esperienza di Dio intensa, forte. Ogni volta che noi abbiamo il dono di incontrare qualcuno che si è lasciato veramente rapire il cuore da Dio, scopriamo che le sue parole, i suoi gesti, il suo modo di vivere è luminoso ed è orientato non a un successo immediato ma a un compimento della vita buona nel regno dei cieli. Chi incontra Dio veramente e lo custodisce nel cuore ama intensamente la vita, ama intensamente la terra e tutto ciò che di bello essa porta con sé, ma ha costantemente uno sguardo di cielo e per questo illumina la terra con lo stesso sguardo di Dio.
Ho ripensato a tutti coloro che ci hanno benedetti in questo anno, a tutti coloro che negli episodi, negli eventi delle nostre comunità sono stati tramite per rivelarci la benedizione di Dio. Ho raccolto alcuni eventi e, senza la pretesa di farne una lista puntuale e dettagliata, mi sembrano sufficienti per raccontare al cuore quanto bene abbiamo vissuto
Ripenso all’inizio di questo anno, nella Chiesa di Beregazzo, quando abbiamo riproposto il presepe vivente dei ragazzi delle medie: una delle prime esperienze di lavoro insieme, coinvolgendo adulti, educatori, famiglie. Un momento bello di condivisione e la gioia che nasceva dallo stupore dell’accompagnare quei gesti, quelle parole, il canto: tutto ci parlava della possibilità di essere benedetti quando collaboriamo, quando condividiamo, quando lavoriamo insieme. 
Il gruppo famiglie è iniziato in questo anno con una forza rinnovata, non un gruppo chiuso di amici che si ritrova a parlarsi addosso ma, attraverso anche la guida umile e sapiente di don Virginio, la possibilità di mettersi in confronto su temi importanti della vita nella fede che non sono estranei alla vita della famiglia. Un gruppo di persone che non deve avere delle caratteristiche particolari se non il desiderio di mettersi in gioco, di condividere, di ascoltare e di ascoltarsi: credo che il Signore ci illumini attraverso questa esperienza.
Penso poi a un momento di chiesa che abbiamo vissuto: il rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale e dei Consigli per gli Affari Economici. La gratitudine per il lavoro di chi prima ha svolto questo servizio e poi il rinnovamento con l’inserimento di nuove persone che portano l’entusiasmo di chi vuole partecipare, insieme all’esperienza di chi ha già vissuto questo percorso e mette in gioco la propria vita nella comunità attraverso la sua competenza, attraverso il desiderio che questa comunità cristiana cresca nell’ascolto della Parola di Dio per compiere la sua volontà. Guardiamo con gratitudine a coloro che hanno scelto di mettersi in questo servizio e per coloro che hanno scelto loro come compagni di viaggio in modo particolare in questo tempo. 
Penso a tutte le celebrazioni che hanno visto protagonisti i nostri bambini nei Sacramenti e anche a quelle celebrazioni che hanno visto tutta la comunità cristiana radunata. Questi momenti che sono quotidiani, che si ripetono di anno in anno, ma che arricchiscono di anno in anno la comunità attraverso il dono di nuovi figli di Dio, di bambini che si affacciano l’esperienza del perdono e della comunione con Gesù Eucaristia, dei ragazzi che scelgono che la loro fede sia confermata dal dono dello Spirito e professano la loro Fede davanti a tutti per dire “anche se sono giovane posso scegliere di essere amico del Signore”. Lo stupore davanti alle celebrazioni che hanno visto partecipare tanti per alimentare nel cuore il desiderio che Dio non sia marginale alla vita, ma che centri sempre di più con tutto il nostro essere, con tutto il nostro cuore, la nostra mente, le nostre forze, con tutta la nostra anima.
C’è un volto luminoso che amo ricordare oggi: è quello di don Silvano, che abbiamo salutato proprio nei giorni della Pasqua. Il suo breve passaggio nella nostra comunità non è stato un passaggio irrilevante, ci ha mostrato come anche nel tempo della malattia si può essere pastori, attraverso la presenza discreta della Concelebrazione e attraverso il dono della Riconciliazione nel sacramento della confessione. Lo ricordiamo come volto luminoso sulle nostre comunità e dal cielo sicuramente continuerà a vegliare su ciascuno di noi.
Penso all’evento grande, straordinario, dell’ordinazione di Gregorio. Abbiamo cercato di coinvolgere il più possibile tutti dello stupore di un giovane che decide di dare la vita al Signore. Abbiamo fatto festa, abbiamo cercato di fare festa grande non per mostrare di essere meglio di altri ma per dire grazie al Signore, che ha voluto accompagnare la vita di questo giovane e dargli la forza di una scelta importante, che ha bisogno ora di una costante preghiera, di una memoria grata che diventa affetto, amicizia, ricordo ma soprattutto costante preghiera. La gioia di quei giorni, la festa di quel giorno adesso si rinnova nella nostra quotidiana gratitudine, nel chiedere anche a Dio che doni alle nostre comunità nuove vocazioni sante al presbiterato, alla vita consacrata e alla famiglia. In quell’occasione, circa 50 persone di tutte le comunità, hanno mostrato in modo semplice ma forte che il condividere, lavorare insieme anche faticosamente, può dare un frutto che è capace di stupire, di coinvolgere, di rallegrare.
Così lo spettacolo musicale che abbiamo realizzato in quei giorni non era qualcosa da fare per la festa di Gregorio ma espressione di una comunità che, partendo da una condivisione quotidiana, anche del linguaggio nuovo del canto, del teatro, sceglie di proporre un messaggio bello, coinvolgente, che parla ai bambini come agli adulti come agli anziani.
Pensiamo con stupore all’estate dei nostri ragazzi. Tante settimane vissute per accogliere bambini e ragazzi nei nostri oratori, alle famiglie che hanno avuto fiducia, ai nostri animatori che per tanto tempo hanno dedicato gratuitamente le loro giornate ai più piccoli, ai molti adulti che hanno trovato il tempo e il modo per servire i più giovani, non solo i loro figli ma quelli di tutta la comunità. E poi la vacanza comunitaria, la vacanza delle famiglie: momenti in cui conoscersi e scoprire che persone che ho sempre visto sono un tesoro grande, persone che non conoscevo o conoscevo di vista e sapevo a quale parrocchia appartenessero, e adesso sono amici. Lo stupore di chi dice “il tempo condiviso apre nuove strade, rende luminoso il cammino”. 
Penso anche ad altri momenti più brevi, come i pellegrinaggi: quello dei ragazzi a Roma per la professione di Fede, a Torino per la Sindone, il viaggio-pellegrinaggio in Bulgaria. Quelli più brevi di un giorno ai santuari. Tutte occasioni per dire una fede che è in cammino, che va verso una meta ma che vuole non essere solitaria ma condivisa perché la fede è sempre una scelta personale ma è sempre una scelta nella Chiesa. Nessuno può pensarsi cristiano, veramente capace di custodire il mistero di Dio che non ha tenuto nulla per sé e ha scelto di essere uomo, se non all’interno di una vita comunitaria.
Penso alle feste patronali, all’impegno generoso di tanti, un tempo dedicato con passione, competenza. Fatica ma anche gioia. La serenità dell’accogliere, dell’offrire il meglio, del far stare bene anche attraverso il cibo, il gioco. Quanto abbiamo bisogno di riscoprire che alcune dinamiche così semplici sono fondamentali per renderci familiari gli uni agli altri. 
Penso alla generosità di tanti che lavorano per le nostre comunità, che non appaiono mai  perché fanno capiti umili, perché si adoperano per tenere in ordine gli oratori, le chiese, perché mettono al servizio le loro capacità senza fare chiasso. Penso alla generosità di molti che sostengono le attività delle comunità attraverso anche l’impegno nel dare del denaro, in un tempo in cui il denaro ha un valore ancora più grande forse del passato. A questa generosità noi dobbiamo guardare con stima e fiducia ed è gesto luminoso della Provvidenza di Dio. 
Penso all’inizio di un nuovo anno pastorale, nella centralità della Parola di Dio. Insieme alle domande che ci nascono dagli eventi che ci circondano e così la caritas ci ricorda l’attenzione ai deboli, ai più deboli, anche nelle nostre comunità con uno sguardo che è sempre orientato anche oltre pensando al popolo dei migranti non come una minaccia ma come ai nostri fratelli che sono in difficoltà e ci domanda “come rispondere al loro grido d’aiuto?”.
Penso al momento in ci abbiamo ricordato il 40° di don Virginio e di don Angelo, non per autocelebrarci noi presbiteri (don Virginio, anzi, non ci teneva per nulla) ma per dire grazie a Dio che attraverso la fragilità di una vita donata offre a molti tanto bene. Rinnoviamo allora la nostra gratitudine per il ministero di don Virginio, per quanto don Angelo con i suoi 20 anni di presenza in queste comunità ha offerto.
Penso alla visita pastorale: è stato un passaggio veloce, alcuni di noi l’hanno vissuto come poco significativo. Ci rimanga come esortazione a vivere la Chiesa come esperienza che può crescere, ad amare il Vescovo come colui che successore degli apostoli ci annuncia il Vangelo e ci chiede umiltà dell’ascolto e dell’adesione. 
Così possiamo benedire Dio per tutto quello che abbiamo vissuto e per tante altre situazioni che ora non ho raccontato e che sono nel nostro cuore.
La Parola di Dio ci dice che Dio farà grazia a ciascuno di noi. Io non so che cosa ci riserverà l’anno futuro, ci diciamo in questi giorni “buon anno, speriamo che sia migliore del passato”, in realtà abbiamo la grazia di vivere bene. Quello che sappiamo, nella fede, è che il Signore non smetterà mai di avere uno sguardo di benevolenza su ciascuno di noi. Questo sguardo va conosciuto, come è lo sguardo in una persona amata che imparo a conoscere perché dedico tempo. Non posso scrutare il volto di una persona e conoscerne i tratti profondi se non stato con lui, con lei a lungo. Così io son certo che Dio avrà uno sguardo di benevolenza su ciascuno di noi, ma questo sguardo va custodito come faceva Maria che custodiva ogni cosa nel suo cuore
Allora, anche quei momenti che in questo anno non ci sono sembrati certamente grazia - penso alla malattia, soprattutto quella che colpisce i più giovani; alla perdita del lavoro; allo spezzarsi dell’armonia di alcune famiglie; alla morte dopo lunga malattia o all’improvviso - :  questi momenti nella fede non possono essere fuori dallo sguardo di Dio, perché io credo in un Dio che fa grazia sempre, che è sempre vicino, che non dimentica nulla di me, né i sorrisi né le lacrime; né le preghiere che sono lode né le preghiere che sono grida di dolore. In questo cammino abbiamo bisogno di essere insieme, perché a volte può essere che il volto non sia così luminoso ma si adombri di tristezza, di delusione, di paura; a volte il cammino può sembrare non così spedito perché la sofferenza tua o degli altri ti rallenta. Abbiamo bisogno di essere più comunione, più comunità per sostenerci gli uni gli altri nei percorsi della vita perché Dio continuerà a illuminarci e a donarci la sua grazia, perché noi tutti abbiamo il compito di essere volto luminoso per gli altri e benevolenza. Insieme, non da soli. 
Dio ci benedica, 
faccia splendere il suo volto sul nostro volto.
Il Signore sia per ciascuno di noi grazia, 
e attraverso questo ci riveli davvero 
la sua misericordia.

Commenti

Post popolari in questo blog

La nonna Giselda

Quaresima il tempo per rendere bella la vita

La bocca parla dalla pienezza del cuore