Le porte sante delle nostre Comunità
Il pellegrinaggio della visita alle famiglie mi ha regalato in queste settimane la possibilità di varcare le porte sante delle vostre case e mi ha donato spesso la certezza di essere io benedetto da voi e che il dono invocato della benedizione fosse preceduto dalla vostra quotidiana accoglienza del dono di Dio.
Vi racconto le mie porte sante, declinazione della misericordia.
Porta di speranza è quella che si apre nelle case dove ci sono i bambini. Mi emoziono quando ritrovo i bimbi che ho battezzato o quelli che incontro all’asilo o coloro con i quali ho condiviso oratorio e vacanze comunitarie. I bambini ci parlano di Dio, del Dio che si fa bambino, e ci chiedono il coraggio di regalare loro il tempo per averne cura, lo stupore per gioire del loro divenire, l’impegno per consegnare loro un mondo dove vivere sia un’occasione, non una preoccupazione.
Porta di fede è quella che si apre nelle case dove abita il dolore. Spesso sono uscito da alcune case sopraffatto dalla sofferenza: la malattia, la mancanza di lavoro, la disabilità psichica, l’amore spezzato, la morte… Il dolore ci parla di Dio, del Dio che non trova posto in un albergo, che è perseguitato nonostante sia un neonato… Il dolore ci chiede il coraggio della fede, perché la preghiera muta che accompagna il dolore non sia bestemmia o disperazione ma rinnovata adesione ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze.
Porta di carità è quella che si apre nelle case dove ci si prende cura dei malati: quotidiana, feriale, paziente declinazione dell’amore è servire il corpo di Cristo nella sofferenza dei malati, sofferenza che condiziona e modifica abitudini e progetti.
Porta di umiltà è quella che si apre nelle case di chi decide di vivere il volontariato come forma di vita, di chi onestamente compie il suo lavoro, di chi fa della tenacia l’unica forma di protesta, di chi non si intristisce nella sterilità della lamentela ma si rallegra della fecondità dello stupore.
Porta di fedeltà è quella che si apre nelle case delle famiglie che contano cammini di condivisione lunghi decenni, ma anche di chi è all’inizio del percorso e sceglie il matrimonio come via di santità.
Porta di pazienza è quella che si apre nelle case di chi crede che l’educazione sia “cosa del cuore” e guarda al futuro dei figli non come a un problema ma come la più grande possibilità di lasciare dei segni nella vita di chi ti è affidato, perché la libertà sia guidata, accompagnata, non disordinata.
Porta di inquietudine è quella che rimane chiusa per indifferenza, per un’altra appartenenza, per il rifiuto di un Dio sconosciuto e imparato solo dalle “grida” della grande comunicazione di massa…
In ogni casa sono stato preceduto dall’azione di Dio che è speranza, fede, carità, umiltà fedeltà, pazienza, inquietudine. Porto nel cuore i volti, i sorrisi, le lacrime, i silenzi, le paure, le domande… diventano preghiera, diventano Eucaristia.
Mentre per voi chiedo la grazia di fare concreta esperienza della Sua misericordia, aprendogli le porte del vostro cuore, vi chiedo di pregare per me perché non mi stanchi mai di essere come Lui pellegrino di speranza, nell’affidamento quotidiano della fede, con lo stile concreto della carità, con il tratto distintivo dell’umiltà, perché nella fedeltà alla mia vocazione sia paziente nel vivere il mio ministero, coltivando nel cuore l’inquietudine che mi spinga a cercare sempre nuove strade da percorrere perché nessuna porta rimanga chiusa alla Sua misericordia.
Dio vi benedica! Buon Natale!
don Roberto
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