Giovedì Santo - Celebrazione nella Cena del Signore


Quante volte abbiamo celebrato l’Eucaristia!
Quante volte siamo venuti all’altare del Signore per celebrare questo rito, per rivivere questo momento nel quale Gesù si dona pienamente, totalmente, senza riserve: il mio Corpo, la mia stessa Vita, la mia Carne, il mio Sangue, tutto me stesso. Quante volte abbiamo celebrato l’Eucaristia!
Ci domandiamo: Chi è per noi Gesù Eucaristia? Cosa significa per me, oggi, celebrare l’Eucaristia?
Ho provato anch’io a rispondere a questa domanda e mi sono detto così: l’Eucaristia è una proposta, è un’alleanza che viene dal cuore di Dio. È una proposta libera, quasi univoca, tanto che una volta che è posta non viene più ritirata. È una volontà assoluta di comunione, è un desiderio totalizzante di entrare in relazione. È un’alleanza. È nuova perché non si tratta più di sacrificare animali, primizie ma è Dio stesso che diventa il Sacrificio. L’Eucaristia è proposta: è posta per un fine e questo fine non è che noi facciamo delle cose ma è per una comunione, per la condivisione così profonda del mistero della vita che possa superare persino la morte. L’Eucaristia è proposta, proposta davanti al desiderio di felicità che c’è nel cuore di ogni uomo, nel nostro ma anche di quelli che oggi sono distratti e pensano di fare a meno del celebrare l’Eucaristia. È una proposta, una nuova proposta, eterna proposta di comunione e chiede a ciascuno unicamente di provare a rispondere e di provare ad accogliere. Gesù propone questo sapendo bene che ha di fronte a sé un gruppo di amici che non è perfetto, che non hanno capito, che vivono con Lui il massimo della condivisione e sono lì a litigare per vedere chi è il più grande, sono lì a cercare di capire chi è quello che avrebbe potuto tradirli quando tutti sono pronti a farlo. Gesù si propone anche se sa bene l’ostilità dei capi del popolo, l’integrità di alcuni di loro, persino il fatto che uno di loro abbia il cuore rapito dal male. L’Eucaristia allora è straordinario dono perché è una proposta gratuita, perché non pone condizioni e chiede unicamente lo stupore di rendersi conto che Lui è venuto a cercarci ancora prima che noi potessimo renderci conto di quanto ne avevamo bisogno. 
L’Eucaristia è poi una risposta. È la risposta alla banalità del male. In questi giorni siamo stati riempiti dalle parole sul male, male di chiacchiere, di considerazioni, maestri che ci insegnano come si doveva fare, come si dovrebbe fare a vincere il male, ma Dio sa - e Gesù ce lo rivela -  che la banalità del male è accovacciata alla porta di ogni casa, di ogni cuore, fin dall’inizio, fin da quando Caino non riesce a esser lieto di quello che ha e invidia suo fratello tanto da ucciderlo, non sentendosi responsabile di quel sangue, non custode del suo fratello. L’Eucaristia è risposta alla banalità del male, persino di chi pensa di usare il nome di Dio per fare del male. Abbiamo sentito: questo è il mio Corpo, la mia Carne, questo è il mio SangueTutto perché voi non cediate alle lusinghe di un male che diventa vendetta, giustizia arbitraria, esclusione, rifiuto, condanna, morte. L’Eucaristia è risposta di Dio al male e chiede a ciascuno di noi di provare ad ascoltare questa risposta, di misurarla col nostro piccolo cuore e di credere che questo percorso è possibile anche a noi, a ciascuno di noi, noi che siamo qui oggi perché abbiamo celebrato tante volte l’Eucaristia ma vorremmo capire veramente che cos’è per noi, cosa significa celebrare l’Eucaristia. Penso che l’Eucaristia sia un impegno. È l’impegno di Dio a non ritrarsi indietro di fronte al rischio che quella fedeltà alla propria missione diventi esclusione, condanna a morte. È l’impegno di Gesù a rispondere a tutte le attese, a partire da quella di Dio, del Padre, che certo non vuole il male del suo Figlio ma che si attende che quel figlio nel quale si è compiaciuto non si tiri indietro di fronte al testimoniare l’amore fino al dono della vita. Risponde così alle attese di tutti coloro che sono uomini di buona volontà, che credono nella forza della proposta, della risposta, dell’impegno invece che alla logica più veloce e immediata della reazione, della violenza, del sopruso, dell’affermare un diritto calpestando il bene dei più deboli. È un impegno l’Eucaristia. Quando veniamo a riceverla noi diciamo “Amen, è così”: credo che è il Corpo di Cristo e diciamo che vogliamo vivere così, come Gesù ci ha insegnato, cercando di essere anche noi uomini e donne che propongono un’alleanza fatta di gesti di comunione, di relazioni buone, di perdono, di accoglienza. Chiede a noi di essere capaci di dare risposte alle molte domande degli uomini, a quelle più immediate che sono quelle delle nostre case, delle nostre famiglie, di questa nostra comunità cristiana ma senza essere sordi alle domande degli uomini che sono lontane dai noi e bussano alle porte delle nostre case attraverso quelle immagini che, spesso ad arte, ci vengono buttate in faccia.
Noi siamo uomini che vivono l’Eucaristia perché cercano, pur sapendo di essere un po’ come Pietro, un po’ come gli altri, di impegnarsi a vivere la propria vita come il Maestro i ha insegnato.
Quante celebrazioni dell’Eucaristia! Quante volte abbiamo celebrato l’Eucaristia! Questa sera andiamo via da questa Messa cercando una risposta a questa domanda e domandandoci se vogliamo che per noi Gesù sia proposta, risposta e impegno.
Quello che vi chiedo in questo giorno, Giovedì Santo, nel quale io come don Virginio e tutti i sacerdoti facciamo memoria di una volontà di essere del Signore prima di tutto, per sempre, è che ci aiutiate a vivere così la Messa, che nel celebrare insieme riscopriamo di giorno in giorno come essa davvero sia l’unica proposta, l’unica risposta, l’unico impegno per cui impegnarsi. 

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