Sabato Santo - Veglia Pasquale


Dopo aver accompagnato Gesù nel Venerdì santo verso la passione e la morte, anticipate nell'Eucaristia del Giovedì santo, e dopo aver sostato in silenziosa meditazione nel Sabato santo, ci troviamo riuniti per celebrare con emozione la santa veglia pasquale, madre di tutte le veglie. Questa veglia ci richiama quella della notte di Natale. In quella notte abbiamo vegliato in attesa dell'annuncio dell'angelo che diceva: “vi è nato Gesù, il Salvatore”. Questa notte siamo qui a vegliare nell'attesa dell'altro straordinario annuncio dell’angelo, che poco fa abbiamo ascoltato e che porta a compimento quello di Betlemme: “Gesù, il Crocifisso, è risorto”.
La Chiesa sa quanto spesso ci sentiamo distanti, distratti e confusi di fronte al mistero della Risurrezione del Signore. Perciò ha voluto prepararci con tutta la Quaresima e in particolare con la veglia di questa notte: con la benedizione del fuoco e il rito della luce, con il canto del Preconio che esulta per le meraviglie compiute da Dio e con le nove letture sacre. Esse hanno richiamato alla memoria la lunga strada di Dio che, dalla creazione del mondo, attraverso tutti gli eventi della storia di salvezza, ha camminato col suo popolo per realizzare il disegno di fare di tutti una cosa sola in Cristo risorto.
Alla luce di questo disegno comprendiamo il perché della creazione, del sacrificio di Abramo, dell'esodo dall'Egitto, del passaggio del Mar Rosso, comprendiamo il significato delle antiche parole dei profeti. Ogni evento, ogni fatto, ogni parola tendeva a esprimere l'amore misericordioso di Dio per l'umanità, il suo desiderio di far partecipare ciascuno di noi alla vita del Figlio, di farci passare dalla notte e dall'oscurità della morte alla luce della vita.
Era notte fonda quando Abramo salì sul monte per sacrificare il figlio Isacco; era notte quando veniva sacrificato l'Agnello pasquale e passava l'Angelo sterminatore; era notte profonda nel cuore degli ebrei quando gli egiziani li inseguivano ed essi temevano di essere uccisi; era notte fonda nel sepolcro di Cristo, ma Dio vegliava e, dall'oscurità, si accese improvvisamente la luce, ha brillato nel mondo la stella del mattino, più radiosa e più splendente del sole.
Tutte le nove letture, dal Primo e dal Nuovo Testamento, si riferiscono dunque all'unico, centrale annuncio della risurrezione.
Anche intorno a noi c'è tanto buio, c'è la notte della violenza e gli eventi di questi ultimi giorni ci hanno fatto ricadere nello sconforto, hanno insinuato nel nostro cuore risentimento, condanna, maledizione, c’è il dubbio dell’egoismo: così anche noi facilmente ci uniamo al coro di quanti invocano la chiusura dei confini, per proteggerci da coloro che abbiamo paura ci invadano, e ci portino via il nostro e diventa così buio della sopraffazione. Ma in questa veglia la notte viene sconfitta dalla luce del Risorto ed è data ad ogni creatura la possibilità di essere inondata di questa luce.
Questa inondazione di luce è fonte di gioia. Noi ci siamo riuniti anche nel desiderio di sperimentare la gioia vissuta dai primi discepoli per l'evento della risurrezione, la gioia propria dei cristiani nel corso di generazioni e generazioni, la gioia dei santi e dei martiri, dei tanti martiri anche dei nostri giorni, la gioia sorgiva della nuova creazione scaturita dal Risorto per condividerla reciprocamente e augurarla a ogni uomo e donna della terra.
Possiamo pregare così:
“Gesù, Figlio di Dio vivente, illumina questa nostra veglia pasquale, e colmaci di quella gioia che solo tu, nostra speranza, puoi donarci vincendo ogni nostra amarezza e pianto!”.
L'annuncio pasquale - l’abbiamo ascoltato nel Vangelo - si apre con elementi che richiamano le manifestazioni di Dio nella Prima Alleanza: c'è un grande terremoto e c'è un angelo del Signore, sceso dal cielo, che rotola la pietra e si siede su di essa.
Maria di Magdala e l'altra Maria si erano recate al sepolcro per ungere di profumi il corpo del loro Maestro che amavano immensamente. Per questo possono percepire il messaggio, umanamente incredibile, dell'angelo: “Non abbiate paura voi”, che lo amate; non è qui, non è visibile, afferrabile, determinabile nel tempo e nello spazio. “È risorto, come aveva detto”, e se volete incontrarlo andate in Galilea dove tutto è cominciato, iniziate a immettere la vita nuova nelle realtà di ogni giorno.
E così il Vangelo continua, anche se non l’abbiamo ascoltato, con queste parole: “Abbandonato in fretta il sepolcro, le due donne, con timore e gioia grande, corsero a dare l'annuncio ai discepoli”. Al posto del vuoto della tomba viene donata loro la grande gioia del Vangelo, e si assumono la missione di trasmettere la buona notizia. Esse sono così il primo modello per vivere da cristiani l'esperienza della risurrezione di Gesù. Dobbiamo andare a dirlo a tutti che noi crediamo che Cristo è risorto.
Possiamo allora pregare così:
“O Gesù, tu sei qui adesso, in mezzo a noi, sei risorto per costruire un mondo nuovo, la società dell'amore, malgrado le resistenze e le opposizioni del male e della violenza, della banalità del male. Donaci di essere sempre più uomini e donne della risurrezione, come le donne del Vangelo che vivono una gioia immensa, e di non camminare verso il sepolcro, ma verso la vita e di proclamare a tutti i nostri fratelli: il Crocifisso è risorto, e noi siamo per sempre liberati dai peccati, dall'angoscia, dalla paura, dall'egoismo; facci capire finalmente che solo tu sei la vera gioia!”.
La risurrezione di Cristo è davvero l'unica realtà che conta e dà senso alla nostra esistenza. Come abbiamo ascoltato nel canto del Preconio: “con la morte e la risurrezione tutto ci è stato donato, perché l'umiliazione di un Dio ci insegni la mitezza di cuore e la glorificazione di un uomo ci offra una grande speranza”. E lo Spirito Santo ci spinge ad aderire con amore al grido della risurrezione, lo Spirito che è dono prezioso del Risorto e che questa notte ci è dato in abbondanza.
Vi invito a chiedere una grazia singolare allo Spirito Santo in questa notte. Non è una notte magica, ma è una notte Santa e di Dio e noi vi siamo immersi. Abbiamo il coraggio di chiedere che lo Spirito agisca in noi, che ci aiuti a guardare lontano, che non ci faccia temere di risolvere un problema grande, di affrontare la fatica della sofferenza. Siamo sostenuti dalla preghiera di tutto un popolo in questa notte.
Pensate: la fede nella Risurrezione si basa sulla testimonianza di coloro che ne sono stati partecipi, da quelle due donne che scoprono la tomba vuota e ascoltano l'annuncio dell'Angelo, degli apostoli che videro il Signore vivo, e poi da tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede, ma si basa anche sulla testimonianza interiore dello Spirito.
E lo Spirito si rende presente e operante anche questa notte, non solo nei nostri cuori, ma anche nei cuori di tutto coloro che proprio in queste ore ricevono il battesimo rinascendo dall'acqua e dallo Spirito che li immerge nella morte e nella risurrezione di Gesù, così come è avvenuto per noi. Noi oggi prendiamo coscienza che ogni uomo e donna battezzati entrano nella morte di Cristo e con lui risorgono, grazie alla potenza della vita nuova che zampilla per l'eternità, una vita senza peccato e senza paura della morte. È questa l'esperienza della gioia profonda che nasce dalla Risurrezione.
E tutti noi rinnoveremo le promesse battesimali con la rinuncia a satana e la professione di fede: rinuncia a quanto è in noi collegato alla morte, al desiderio di soddisfare noi stessi, al disimpegno, al pensare che devono fare altri e che noi sia compito nostro; fede proclamata non solo a parole e vissuta nell'intimo del cuore, bensì espressa nelle realtà della vita, a confronto con le sfide della storia, e in scelte che sono evangeliche nella vita quotidiana.
Chiediamo a Maria, che per prima ha cantato la gioia del suo Figlio risorto, di aprirci ad accogliere Gesù con la sua parola e la sua vita nei sacramenti pasquali, in questa Eucaristia, di lasciarci sospingere dal fuoco dello Spirito che ci svela il vero senso di Dio e della nostra vocazione cristiana nello straordinario, ammirabile evento della risurrezione di Cristo.
Vi auguro che il frutto di questa Veglia sia davvero la pienezza della gioia e della fiducia in Gesù che ci rende figli del Padre e ci introduce nella vita stessa di Dio, nella Trinità.

(Fonte: Card. Carlo Maria Martini) 

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