22 maggio 2016 - Anniversari di Matrimonio nella solennità della Santissima Trinità
In questa solennità della Santissima Trinità celebriamo uno dei fondamenti della nostra fede. Tutti voi avete imparato al catechismo che cuore e fondamento della fede cristiana è credere che Dio sia uno e che si manifesti a noi come Padre, che è Creatore, come Figlio, Gesù il Redentore, come Spirito Santo, Consolatore. Insieme a credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto queste due realtà costituiscono il fondamento della nostra fede tanto che se qualcuno dovesse chiederci “qual è il cuore della tua appartenenza?” noi dovremmo rispondere così.
Questa realtà noi la troviamo all’interno di una preghiera e di un gesto che compiamo spesso: il segno della croce raccoglie tutto questo e, se ci pensiamo bene, è uno dei primi segni che abbiamo imparato riguardo l’esperienza della nostra fede. Anche oggi lo abbiamo posto su di noi e lo riceveremo al termine della Celebrazione come segno che ci invia perché quanto abbiamo vissuto in questa Eucaristia continui ad alimentare la nostra vita. Nel segno della croce noi siamo stati accolti nel giorno del nostro Battesimo e nel segno della croce è stato benedetto il vostro matrimonio.
Voi oggi siete qui per rendere grazie per un percorso di vita, da 5 fino ai 60 anni. Voi rappresentate tutte le famiglie della nostra Comunità che vivono questo cammino vocazionale, voi avete scelto di viverlo insieme qui in questa domenica con la Comunità Cristiana; tanti non possono oppure non ci hanno pensato: voi li rappresentate tutti e ci ricordate come il mistero della Trinità si riveli anche nella vita degli uomini.
La Trinità si rivela nel rapporto tra l’uomo e la donna perché Dio continua a creare nell’uomo e nella donna quella capacità di amare che arriva al dono della vita. Dio è creatore e vi ha fatto suoi collaboratori nel mistero della creazione, dandovi la possibilità di partecipare a questo mistero straordinario che è il dare la vita. Un dare la vita ai propri figli, dare la vita alle persone che avete incontrato e che incontrate nel vostro cammino; attraverso quella capacità di creare relazioni buone, di donare l’amore, di offrire possibilità di bene. Dio, Figlio, Gesù, si rivela nella vostra vita perché anche voi ogni giorno come Lui sperimentate la fatica di vivere nella quotidianità, Lui che ha scelto di stare nascosto per tanti anni agli occhi del mondo vivendo i suoi giorni nel lavoro quotidiano, nella conoscenza della vita attraverso i suoi genitori.
Gesù si rivela poi nella vostra vita quando ogni giorno vi scegliete e vi donate reciprocamente l’esistenza in quel rendere sacro - sacrificio, appunto - che è volere che l’amore sia più forte dei limiti, degli sbagli, delle incomprensioni.
Lo Spirito Santo, che è Dio, si rivela nella vostra vita perché ciascuno di voi può dire che questa esistenza è stata molto diversa da come, forse, l’avevate pensata all’inizio. Quando avete scelto di unirvi in matrimonio avevate certamente dei desideri, dei progetti, dei sogni ma poi nel corso dell’esistenza è accaduto qualche imprevisto, qualche situazione che non potevate neppure immaginare ma che avete affrontato, avete superato e anzi da quello avete tratto del bene per continuare il cammino. Lo Spirito Santo in questo è stato guida e chi di voi maggiormente si è affidato alla presenza del Signore sa quanto desideri Lui stesso offrirvi il suo aiuto più di quanto voi desideriate. Così oggi rendete grazie per il dono della vita, della vita nella fede e della vita nella fede che si manifesta in questa vocazione che è il matrimonio.
L’augurio che vi facciamo è che possiate sempre di più stare nella presenza di Dio nella vostra esistenza. Oggi ci stringiamo a voi con grande affetto, stima. Lo fanno i vostri parenti, i figli, i nipoti e gli amici. Non è il giorno giusto dell’anniversario ma lo raccogliamo in questo giorno (c’è qualcuno che l’ha già vissuto, ci sono altri che invece lo vivranno nei prossimi mesi) per dire al Signore grazie per voi.
Un pensiero va anche a quelle persone qui presenti che avrebbero desiderato vivere un anniversario, magari sono anche nell’anno di un anniversario particolare: il mistero della morte, dell’interruzione di questo cammino rimane una ferita grande, noi la portiamo nella preghiera, nella stima e nella disponibilità a quella consolazione che avviene attraverso la preghiera.
C’è un racconto che amo molto che dice di come sia tenace l’amore fra gli uomini e di come noi abbiamo il compito, nel rispetto di tutti, di ridire che l’amore tra un uomo e la donna è immagine dell’amore che Dio ha per il suo popolo, che Cristo ha per la sua Chiesa.
Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un’ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L’anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dal morbo di Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da cinque anni. Ne fui sorpreso, e gli chiesi: «E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?». L’uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: «Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei».
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d’oca e pensai: «Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita».
L’augurio che vi faccio è che scopriate che l’amore, quello vero, non è quello che ci raccontano nei rotocalchi, nelle canzonette o nei dibattiti dove tutti sanno tutto, l’amore quello vero è quello che vivete voi, ogni giorno quando vi scegliete, anche se non siete tutti i giorni perfetti, anche se tutti i giorni non sono uguali, anche se a volte la fatica sembra essere più grande. Che voi possiate sempre guardarvi come all’inizio di questa lunga storia, perché in questo sguardo c’è lo sguardo di Dio, perché Dio continua a creare nella vostra vita l’amore, continua a segnarlo con il suo stesso amore che arriva a dare la vita e continua a guidarvi con quello Spirito che permette di interpretare i segni dell’esistenza e di saperli ricondurre sempre a un disegno buono. Dio benedica i vostri cammini come all’inizio della vostra storia e benedica noi tutti perché, imparando ad amare di più Dio, impariamo a donare a questa umanità un po’ di più il rispetto per ciò che è buono, vero, bello, degno di essere custodito e amato.
È una giornata bella quella di oggi, che si arricchisce di tanti momenti di festa, voi aprite la strada. Le famiglie aprono sempre la strada di buone giornate, anche nella famiglia grande che è quella delle comunità riunite intorno a voi oggi.
Preghiamo perché la Trinità sia fondamento della nostra comunione nelle famiglie e nelle nostre parrocchie.
Questa realtà noi la troviamo all’interno di una preghiera e di un gesto che compiamo spesso: il segno della croce raccoglie tutto questo e, se ci pensiamo bene, è uno dei primi segni che abbiamo imparato riguardo l’esperienza della nostra fede. Anche oggi lo abbiamo posto su di noi e lo riceveremo al termine della Celebrazione come segno che ci invia perché quanto abbiamo vissuto in questa Eucaristia continui ad alimentare la nostra vita. Nel segno della croce noi siamo stati accolti nel giorno del nostro Battesimo e nel segno della croce è stato benedetto il vostro matrimonio.
Voi oggi siete qui per rendere grazie per un percorso di vita, da 5 fino ai 60 anni. Voi rappresentate tutte le famiglie della nostra Comunità che vivono questo cammino vocazionale, voi avete scelto di viverlo insieme qui in questa domenica con la Comunità Cristiana; tanti non possono oppure non ci hanno pensato: voi li rappresentate tutti e ci ricordate come il mistero della Trinità si riveli anche nella vita degli uomini.
La Trinità si rivela nel rapporto tra l’uomo e la donna perché Dio continua a creare nell’uomo e nella donna quella capacità di amare che arriva al dono della vita. Dio è creatore e vi ha fatto suoi collaboratori nel mistero della creazione, dandovi la possibilità di partecipare a questo mistero straordinario che è il dare la vita. Un dare la vita ai propri figli, dare la vita alle persone che avete incontrato e che incontrate nel vostro cammino; attraverso quella capacità di creare relazioni buone, di donare l’amore, di offrire possibilità di bene. Dio, Figlio, Gesù, si rivela nella vostra vita perché anche voi ogni giorno come Lui sperimentate la fatica di vivere nella quotidianità, Lui che ha scelto di stare nascosto per tanti anni agli occhi del mondo vivendo i suoi giorni nel lavoro quotidiano, nella conoscenza della vita attraverso i suoi genitori.
Gesù si rivela poi nella vostra vita quando ogni giorno vi scegliete e vi donate reciprocamente l’esistenza in quel rendere sacro - sacrificio, appunto - che è volere che l’amore sia più forte dei limiti, degli sbagli, delle incomprensioni.
Lo Spirito Santo, che è Dio, si rivela nella vostra vita perché ciascuno di voi può dire che questa esistenza è stata molto diversa da come, forse, l’avevate pensata all’inizio. Quando avete scelto di unirvi in matrimonio avevate certamente dei desideri, dei progetti, dei sogni ma poi nel corso dell’esistenza è accaduto qualche imprevisto, qualche situazione che non potevate neppure immaginare ma che avete affrontato, avete superato e anzi da quello avete tratto del bene per continuare il cammino. Lo Spirito Santo in questo è stato guida e chi di voi maggiormente si è affidato alla presenza del Signore sa quanto desideri Lui stesso offrirvi il suo aiuto più di quanto voi desideriate. Così oggi rendete grazie per il dono della vita, della vita nella fede e della vita nella fede che si manifesta in questa vocazione che è il matrimonio.
L’augurio che vi facciamo è che possiate sempre di più stare nella presenza di Dio nella vostra esistenza. Oggi ci stringiamo a voi con grande affetto, stima. Lo fanno i vostri parenti, i figli, i nipoti e gli amici. Non è il giorno giusto dell’anniversario ma lo raccogliamo in questo giorno (c’è qualcuno che l’ha già vissuto, ci sono altri che invece lo vivranno nei prossimi mesi) per dire al Signore grazie per voi.
Un pensiero va anche a quelle persone qui presenti che avrebbero desiderato vivere un anniversario, magari sono anche nell’anno di un anniversario particolare: il mistero della morte, dell’interruzione di questo cammino rimane una ferita grande, noi la portiamo nella preghiera, nella stima e nella disponibilità a quella consolazione che avviene attraverso la preghiera.
C’è un racconto che amo molto che dice di come sia tenace l’amore fra gli uomini e di come noi abbiamo il compito, nel rispetto di tutti, di ridire che l’amore tra un uomo e la donna è immagine dell’amore che Dio ha per il suo popolo, che Cristo ha per la sua Chiesa.
Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un’ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L’anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dal morbo di Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da cinque anni. Ne fui sorpreso, e gli chiesi: «E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?». L’uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: «Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei».
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d’oca e pensai: «Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita».
L’augurio che vi faccio è che scopriate che l’amore, quello vero, non è quello che ci raccontano nei rotocalchi, nelle canzonette o nei dibattiti dove tutti sanno tutto, l’amore quello vero è quello che vivete voi, ogni giorno quando vi scegliete, anche se non siete tutti i giorni perfetti, anche se tutti i giorni non sono uguali, anche se a volte la fatica sembra essere più grande. Che voi possiate sempre guardarvi come all’inizio di questa lunga storia, perché in questo sguardo c’è lo sguardo di Dio, perché Dio continua a creare nella vostra vita l’amore, continua a segnarlo con il suo stesso amore che arriva a dare la vita e continua a guidarvi con quello Spirito che permette di interpretare i segni dell’esistenza e di saperli ricondurre sempre a un disegno buono. Dio benedica i vostri cammini come all’inizio della vostra storia e benedica noi tutti perché, imparando ad amare di più Dio, impariamo a donare a questa umanità un po’ di più il rispetto per ciò che è buono, vero, bello, degno di essere custodito e amato.
È una giornata bella quella di oggi, che si arricchisce di tanti momenti di festa, voi aprite la strada. Le famiglie aprono sempre la strada di buone giornate, anche nella famiglia grande che è quella delle comunità riunite intorno a voi oggi.
Preghiamo perché la Trinità sia fondamento della nostra comunione nelle famiglie e nelle nostre parrocchie.
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