26 maggio 2016 - Corpus Domini
Proviamo a pensare quante volte in questa ultima settimana siamo riusciti a trovare qualche minuto da passare in Chiesa, davanti all’Eucaristia. È possibile, certo, che le nostre Chiese siano chiuse quando noi possiamo andarci; è possibile che abbiamo tante cose da fare… ma ci domandiamo: se Gesù è il Signore del cielo e della terra, se Gesù è Colui nel quale tutto è stato creato, l’inizio e la fine, c’è qualcuno di più importante di Lui? Eppure, se ci pensiamo bene, abbiamo trovato tempo per tutto o per quasi tutto.
Questo pensiero non è per giudicare nessuno, per me è più facile - d’altronde “è il tuo lavoro, don Roberto” -, ma è perché ci rendiamo conto del dono grande che abbiamo e di quanto poco lo conosciamo e apprezziamo.
L’Eucaristia è Dio che si fa così piccolo da nascondersi in ciò che c’è di più comune e fragile, il pane; è così piccolo da poter stare nel palmo della mano e così fragile che possiamo anche buttare. Lui rimane comunque il Signore del cielo e della terra, anche quando non ce ne accorgiamo, anche quando ci comportiamo come se non avessimo bisogno di Lui, come se non avessimo bisogno del Suo Cibo.
Sono grato al Signore per un dono che ho ricevuto, tra i tanti: l’essere in seminario molto presto mi ha regalato la possibilità di poter andare a trovare Gesù ogni giorno. In seminario mi avevano dato un libretto che ho ritrovato nella casa di uno di voi durante la visita alle famiglie e mi sono emozionato: questo libretto è intitolato “Dieci minuti con te, Gesù”. Era l’unico libretto che avevamo - io l’avevo imparato quasi a memoria - ma mi ricordo non tanto le parole scritte ma quei momenti in cui, insieme ai miei compagni, andavamo in Chiesa per la visita Eucaristica, come ad andare a trovare un amico, una persona cara. Una visita: stare pochi minuti ma ogni giorno, rendendomi conto sempre di più che Lui è il cuore della vita, della vita nella fede.
Questo pensiero non è per giudicare nessuno, per me è più facile - d’altronde “è il tuo lavoro, don Roberto” -, ma è perché ci rendiamo conto del dono grande che abbiamo e di quanto poco lo conosciamo e apprezziamo.
L’Eucaristia è Dio che si fa così piccolo da nascondersi in ciò che c’è di più comune e fragile, il pane; è così piccolo da poter stare nel palmo della mano e così fragile che possiamo anche buttare. Lui rimane comunque il Signore del cielo e della terra, anche quando non ce ne accorgiamo, anche quando ci comportiamo come se non avessimo bisogno di Lui, come se non avessimo bisogno del Suo Cibo.
Sono grato al Signore per un dono che ho ricevuto, tra i tanti: l’essere in seminario molto presto mi ha regalato la possibilità di poter andare a trovare Gesù ogni giorno. In seminario mi avevano dato un libretto che ho ritrovato nella casa di uno di voi durante la visita alle famiglie e mi sono emozionato: questo libretto è intitolato “Dieci minuti con te, Gesù”. Era l’unico libretto che avevamo - io l’avevo imparato quasi a memoria - ma mi ricordo non tanto le parole scritte ma quei momenti in cui, insieme ai miei compagni, andavamo in Chiesa per la visita Eucaristica, come ad andare a trovare un amico, una persona cara. Una visita: stare pochi minuti ma ogni giorno, rendendomi conto sempre di più che Lui è il cuore della vita, della vita nella fede.
È difficile, sapete, credere veramente che Dio si nasconda in quel segno. Per poterlo fare abbiamo bisogno di costanza, di fedeltà, di quotidianità. Non è una magia. Quando il sacerdote dice quelle parole sul pane e sul vino non vediamo niente ma in quel momento, pur rimanendo nelle sembianze del pane e del vino, quello è il Corpo e il Sangue di Cristo. Non è una magia, è un atto d’amore ed è tutta un’altra cosa.
Per poter comprendere l’amore abbiamo bisogno di tempo, abbiamo bisogno di abbandonarci, di fidarci, come in un abbraccio.
Il secondo pensiero che ho nel cuore e che vi consegno è questo: se Gesù è il Signore del cielo e della terra, il più importante di tutti, perché talvolta le nostre chiese diventano dei luoghi simili alle piazze, luoghi in cui parliamo senza fare attenzione? In alcune occasioni lo comprendiamo: le Prime Comunioni, le Cresime… Penso però al fatto che noi possiamo custodire di più l’incontro con Gesù attendendolo attraverso il silenzio. Il Signore parla al cuore di tutti, anche dei più piccoli: anzi, a voi, bambini, dice delle parole che arrivano ancor più dirette al cuore ma bisogna avere l’attenzione di ascoltarlo. E per ascoltarlo bisogna fare silenzio. È bene che impariamo un po’ di più ad aspettare l’inizio della celebrazione arrivando qualche minuto prima in Chiesa e facendo silenzio. Quando termina la Messa, se non abbiamo qualcosa di veramente prezioso da dire a Dio, possiamo dire tutto il resto fuori dando la possibilità a chi vuole rimanere in preghiera, di stare in silenzio davanti a Lui.
L’ultimo pensiero lo prendiamo dal Vangelo, che finisce così «furono portati via i pezzi loro avanzati, dodici ceste». Perché dodici ceste? Dodici sono gli apostoli, dodici sono i mesi, dodici sono i popoli che vengono elencati nella narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli. Questo pane, l’Eucaristia, è per tutti coloro che nella Chiesa si affidano all’insegnamento degli Apostoli che oggi continua nella figura del Papa e dei Vescovi. Dodici popoli, tutti i popoli allora conosciuti, per dire che questo pane è per tutti gli uomini, non solo per coloro che hanno la possibilità di conoscerlo da subito come noi. Infine, dodici mesi, per dire che questo pane è per tutti i giorni.
Troviamo del tempo per tutto, troviamolo anche per Gesù. La visita Eucaristica, almeno qualche volta. Arriviamo qualche minuto prima in Chiesa, facciamo silenzio mentre attendiamo l’inizio della celebrazione. Il Signore parla e Lui è un signore: se noi parliamo, Lui sta in silenzio. Infine, ricordiamoci che questo pane è per tutti, sempre, almeno una volta alla settimana - alla domenica - veniamo a incontrarlo. Allora non sarà una magia ma sarà un atto della fede, un atto intelligente della fede e Gesù sarà presente nella nostra vita e noi sentiremo che in qualsiasi situazione lui non ci lascerà mai da soli.
Per poter comprendere l’amore abbiamo bisogno di tempo, abbiamo bisogno di abbandonarci, di fidarci, come in un abbraccio.
Il secondo pensiero che ho nel cuore e che vi consegno è questo: se Gesù è il Signore del cielo e della terra, il più importante di tutti, perché talvolta le nostre chiese diventano dei luoghi simili alle piazze, luoghi in cui parliamo senza fare attenzione? In alcune occasioni lo comprendiamo: le Prime Comunioni, le Cresime… Penso però al fatto che noi possiamo custodire di più l’incontro con Gesù attendendolo attraverso il silenzio. Il Signore parla al cuore di tutti, anche dei più piccoli: anzi, a voi, bambini, dice delle parole che arrivano ancor più dirette al cuore ma bisogna avere l’attenzione di ascoltarlo. E per ascoltarlo bisogna fare silenzio. È bene che impariamo un po’ di più ad aspettare l’inizio della celebrazione arrivando qualche minuto prima in Chiesa e facendo silenzio. Quando termina la Messa, se non abbiamo qualcosa di veramente prezioso da dire a Dio, possiamo dire tutto il resto fuori dando la possibilità a chi vuole rimanere in preghiera, di stare in silenzio davanti a Lui.
L’ultimo pensiero lo prendiamo dal Vangelo, che finisce così «furono portati via i pezzi loro avanzati, dodici ceste». Perché dodici ceste? Dodici sono gli apostoli, dodici sono i mesi, dodici sono i popoli che vengono elencati nella narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli. Questo pane, l’Eucaristia, è per tutti coloro che nella Chiesa si affidano all’insegnamento degli Apostoli che oggi continua nella figura del Papa e dei Vescovi. Dodici popoli, tutti i popoli allora conosciuti, per dire che questo pane è per tutti gli uomini, non solo per coloro che hanno la possibilità di conoscerlo da subito come noi. Infine, dodici mesi, per dire che questo pane è per tutti i giorni.
Troviamo del tempo per tutto, troviamolo anche per Gesù. La visita Eucaristica, almeno qualche volta. Arriviamo qualche minuto prima in Chiesa, facciamo silenzio mentre attendiamo l’inizio della celebrazione. Il Signore parla e Lui è un signore: se noi parliamo, Lui sta in silenzio. Infine, ricordiamoci che questo pane è per tutti, sempre, almeno una volta alla settimana - alla domenica - veniamo a incontrarlo. Allora non sarà una magia ma sarà un atto della fede, un atto intelligente della fede e Gesù sarà presente nella nostra vita e noi sentiremo che in qualsiasi situazione lui non ci lascerà mai da soli.
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