24 luglio 2016 - X domenica di Pentecoste

«Dove è il tuo tesoro là sarà il tuo cuore».
Viviamo ogni giorno la ricerca del Signore e siamo qui per questo. Ogni giorno ci rivolgiamo a Lui nella preghiera. La Parola di Dio che oggi ci viene consegnata ci indica una strada, quella tracciata da Salomone, ripresa da Paolo e poi portata a compimento da Gesù. Salomone si trova a dover ricoprire un compito difficile: l’eredità del padre Davide è pesante ma soprattutto deve consolidare un progetto grandioso, quello di unificare un popolo e di dargli stabilità. Per questo si sente giovane, immaturo e al Signore rivolge la sua preghiera chiedendo tre caratteristiche.
Innanzitutto, la docilità del cuore. Chi è docile, chi è attento, chi ascolta, chi è disponibile non è un dimesso, uno in tono minore ma è colui che sa che non può far tutto da solo, non è presuntuoso, non è arrogante, si lascia guidare. Diventa un uomo coraggioso perché agisce con il cuore e noi sappiamo bene che nel linguaggio della Bibbia il cuore non è solamente l’organo vitale che ci permette di stare in vita ma lì risiede la verità della persona stessa: uno è il suo cuore. Essere docili nel cuore significa essere disponibili a lasciarci continuamente plasmare dall’amore del Signore perché il nostro cuore sia simile al suo. Salomone chiede poi di essere giusto nei confronti del suo popolo e noi sappiamo che la giustizia, nel linguaggio della Bibbia, è agire secondo la volontà di Dio. L’uomo giusto è capace anche di scontrarsi con quanti non condividono il suo pensiero, con fermezza, con delicatezza egli sa offrire le ragioni delle sue azioni, le motivazioni che agiscono dentro di lui e che lo portano a compiere determinate azioni. L’uomo giusto, l’uomo che compie la giustizia non è uno che da retta a tutti cercando di stare in equilibro sul parere di tutti ma indica una strada, ha il coraggio di indicare una strada anche quando questa pare non condivisa o difficile. Infine, la capacità di distinguere il bene dal male. Viviamo in un tempo in cui sembra non ci sia più un bene o un male, che tutto sia a misura di quello che mi piace, di quello che sento o non sento. Costantemente la parola di Dio ci indica una via: il male è assenza del bene e nella misura in cui disponiamo la nostra vita a compiere il bene sempre di più questo male diventa minoritario ma se scegliamo compromessi, convenienze allora l’equilibrio diventa più difficile e difficile diventa anche scegliere. Viviamo un tempo dove ci sembra che il male abbia il sopravvento perché gli episodi della violenza che si susseguono hanno la gran cassa dei tanti giudizi, delle tante immagini, dei tanti commenti e spesso ci sentiamo un po’ disorientati e incapaci di dare un giusto giudizio. A noi la scelta di essere uomini che hanno un cuore docile, che scelgono la via della giustizia e che cercano il bene, non dividendosi in tanti piccoli gruppi, così come ci dice Paolo. Ciò che conta è che coloro che annunciano il Vangelo indichino una strada e la strada è Cristo. Ogni ministro del Vangelo vale nella misura in cui indica quella strada e non porta a sé un consenso ma continua a rimandare a Gesù Cristo che è cuore dell’esperienza credente e che è di Dio e che per questo attira a sé e al Padre ciascuno di noi. Il più grande peccato che troviamo nella Scrittura è l’idolatria, cioè il sostituire le cose a Dio stesso. Tutto ciò che è creato è per il nostro bene, quello che viene da Dio è buono ma diventa idolo quando lo sostituisce. Può accadere che se non lasciamo che il nostro cuore sia docile al Signore, alla sua parola, al suo insegnamento, la nostra vita non sia orientata verso la giustizia e la scelta del bene, quando non mettiamo al centro della nostra vita Cristo la riempiamo di un sacco di cose che ci danno sicurezza, che ci fanno sentire o sembrare invincibili, immortali. In realtà, il Signore ci dice che la strada è altra ed è difficile perché abbandonare qualcosa, rinunciare ci costa sempre tanto ma questa libertà, questa docilità del cuore ci permette di scoprire che la vita vale per come la vivo, per le relazioni che creo, per la capacità che ho ogni giorno di creare nuovi legami, di avere un cuore accogliente, di stupirmi costantemente del bene che c’è nel cuore dell’altro. Questo atteggiamento va coltivato, custodito perché è facile che qualcuno ce lo porti via con il dubbio, con il sospetto, con la paura.
Chiediamo al Signore allora il dono per noi di un cuore docile, della capacità di scegliere sempre secondo la sua volontà, come chiediamo nel Padre Nostro, e di saper distinguere il bene dal male scegliendo di compiere quel bene che viene da Dio.
Questi giorni, in modo singolare, si caratterizzano per un grande evento che si ripete periodicamente: ogni anno viviamo la giornata mondiale della gioventù, in particolare la domenica delle palme. Ma in alcuni anni questo evento si riveste di una grande risonanza perché, diventando meta di un pellegrinaggio, una città raccoglie moltissimi giovani che vengono da ogni parte del mondo “per incontrare il Papa” - si dice - tanto che, appunto, questo evento viene collegato direttamente alla figura del Papa. In realtà, lo sappiamo bene, non è solo così. Molti giovani sono già a Cracovia e nelle parrocchie, nelle diocesi vicine per iniziare un cammino che li porterà certo all’incontro con il Papa ma che già ora è occasione perché il Vangelo possa essere condiviso, vissuto. Anche le nostre comunità saranno rappresentate da alcuni giovani che parteciperanno a questo evento. Noi potremmo seguirlo attraverso la televisione, la radio.. c’è un po’ di trepidazione per questo evento che è per tutti un po’ nuovo. C’è anche un po’ di sano timore, un po’ raccogliendo quello che ogni giorni ci viene raccontato di quello che avviene nel mondo. C’è anche il desiderio che sia un’esperienza di Chiesa, di fede, che sia benedizione per questi nostri amici ma anche per tutte le nostre Comunità.
Allora raccogliamo l’invito del Papa, che ha messo come centro di questa giornata la beatitudine “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”. Sia questa esperienza dell’amore di Dio a guidare la vita di ogni giovane nella ricerca di quel bene che è capace di arrivare fino al perdono. Mentre accompagniamo questi ragazzi che stasera partiranno insieme ad altri giovani del decanato di Appiano Gentile, preghiamo per ogni giovane perché possa poi godere anche di quanto questi racconteranno di questa esperienza, perché anche la nostra Comunità Cristiana possa crescere nella fede, possa crescere costantemente nella consapevolezza che vivere da cristiani è una grande benedizione.

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