15 agosto 2016 - Festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria


La festa dell’assunzione della Beata Vergine Maria conferma la nostra speranza della vita eterna. È anche la fonte di consolazione per questo mondo che pare non aver bisogno di Dio e che però si trova ogni giorno sempre più solo, senza questa speranza di un futuro che redima tanto dolore e tanta sofferenza. Maria sale al cielo, viene assunta con l’anima e con il corpo e diventa regina, alla destra del suo Figlio Gesù, Regina del cielo e della terra ed estende il suo manto di protezione su tutti coloro che hanno bisogno, in quella comunione eterna con Dio che le permette di vivere quella profonda comunione che ha vissuto sulla terra per sempre.
In questo giorno, che normalmente viviamo come giorno di vacanza, di spensieratezza, i messaggi che ci arrivano dai mezzi di comunicazione descrivono i tanti luoghi dove anche gli italiani vanno a trascorrere qualche momento di festa, noi scegliamo di venire qui, di dedicare un tempo al Signore perché quanto celebriamo riscaldi in noi il cuore e ci permetta di ottenere da Maria quei frutti di grazia che possono essere un beneficio per noi, per le persone a noi care, per il mondo intero. Quando noi possiamo contare su qualcuno che ci sta accanto e ci accompagna, la vita, anche se spesso un po’ dura, ci appare comunque affrontabile. Rivolgersi alla mamma è un fatto natura, lo abbiamo scritto dentro nel cuore fin da quando siamo molto piccoli. Ci rivolgiamo a lei per ottenere aiuto, e quando ci sembra sia distratta iniziamo a piangere, a gridare il nostro bisogno.
Così avviene anche per coloro che riconoscono in Maria la propria madre; per questo coloro che vivono un’intensa vita in comunione con Maria non si sentono abbandonati quando la vita dona, purtroppo, anche momenti di fatica e di dolore, quando la solitudine arriva a toccare profondamente il cuore, quando il tradimento delle persone vicine può disorientare e mettere in grande difficoltà. Attraverso Maria noi arriviamo a Gesù e così è lei che ci invita ad andare a trovare proprio nell’attesa quegli strumenti che ci permettono di rimanere legati a Gesù: il sacramento della Riconciliazione, la celebrazione dell’Eucaristia diventano momenti nei quali la grazia di Dio, anche per intercessione di Maria, arriva al nostro cuore e ci permette di affrontare ogni fatica, ogni difficoltà.
D’altra parte noi chiamiamo Maria proprio così: “Ausilio di coloro che sono cristiani, rifugio di coloro che sono peccatori, salute di coloro che sono nell’infermità”. Maria è proprio colei che consola, che asciuga le lacrime dagli occhi dei suoi figli, e questa sua volontà di protezione non è solo per noi ma per tutta l’umanità. La sua salita al cielo non è un distaccarsi, come ad allontanarsi da noi, ma è aprire una strada, una strada diretta verso quella comunione di vita nel Padre e nel Figlio nello Spirito che è l’eternità. Maria anticipa, fa da garante del progetto iniziale di Dio di una comunione che sia così profonda da non perdere nulla di quello che si ha.
Maria viene assunta nel corpo e nell’anima per ricordare che la nostra storia viene accolta da Dio, che è importante che noi viviamo bene la vita perché questa è già proiettata nell’eternità. Maria è diventata punto di riferimento non solo perché ha accolto il progetto di Dio su di lei che le chiedeva di essere la madre del suo Figlio, ma lei per prima è stata discepola di Gesù, per prima è stata colei che lo ha riconosciuto Signore della sua vita, colei che non ha perso mai la fiducia anche davanti alla tragedia della croce. Così, sempre di più la comunione con lei ci dischiude al mistero della vita di Gesù, tanto che noi la preghiamo normalmente attraverso il Rosario, che è ripetizione di parole sempre uguali nella meditazione dei misteri della vita di Gesù. Davvero come ci hanno detto i Padri, a Gesù si arriva attraverso Maria e la possibilità vivere una vita autentica già ora passa anche attraverso il custodire una devozione mariana che non sia fine a se stessa ma che costantemente, richiamandoci all’esperienza della vita, della morte e della risurrezione di Cristo, ci permette di cogliere come lei sia compagna di viaggio nel cammino della vita. Così la sua preghiera, il Magnificat, accompagna il chiudersi della giornata della Chiesa in ogni parte del mondo: è un canto di lode per quello che Dio ha compiuto nella sua vita e nella vita del suo popolo ed è estensione a tutti gli uomini che cercano di vivere una profonda, vera, reale comunione con Dio.
Maria è colei che sa vedere i bisogni dei suoi figli e chiede a Gesù di intervenire: non vuol dire piegare Dio ai nostri progetti ma, come ha fatto lei, disporsi costantemente ad essere la serva del Signore per saper intuire che nella volontà di Dio su di me c’è la mia felicità e la benedizione per ogni uomo.
Noi oggi siamo lieti perché guardiamo a Maria non la sentiamo distante, lontana ma sentiamo proprio che lei, che ha anticipato il nostro comune destino, veglia su di noi e accompagna i cammini di ciascuno. Viviamo allora una bella festa, fatta di relazioni buone, di incontri, di serenità, di tranquillità e affidiamoci a lei non perché la pensiamo un portafortuna, un talismano, qualcosa che teniamo in tasca o come un’immaginetta da tenere nel portafoglio: viviamo con lei un profondo dialogo attraverso quella preghiera che lei stessa ha custodito nel cuore, lei che amava tenere nel cuore ogni esperienza anche quelle che immediatamente non capiva, sapendo bene che il Signore stesso, il suo spirito l’avrebbero istruita al momento opportuno. Non abbiamo allora paura di affidarci ancora una volta al Signore per intercessione di Maria perché vivendo bene la nostra vita, noi già prepariamo la nostra eternità.

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