1 settembre 2016 - Santuario della Madonna della Guardia



Ripetiamo questo gesto di venire qui ormai per il terzo anno.
Sta diventando una tradizione quello di venire all’inizio dell’anno pastorale, all’inizio della festa patronale di una delle parrocchie della nostra Unità Pastorale per affidare a Maria il cammino del nostro essere Chiesa, in comunione tra noi per l’amore di Cristo Gesù. Veniamo qui ad affidare a Lei il cammino di comunione tra le nostre tre parrocchie, un cammino che non sempre appare facile a motivo della storia che ciascuno ha, a motivo delle scelte fatte nel passato. Eppure, le esperienze che abbiamo vissuto - anche recentemente durante questa estate - tra persone delle tre comunità ci dicono che è possibile vivere insieme, che è l’Eucaristia che fa comunione, che è Gesù che ci aiuta a superare ogni limite e, anzi, è Lui che ci fa valorizzare il bene che c’è in ciascuno, anche se diverso da me, anche se appartenente a un’altra esperienza, a un’altra realtà.
Così noi oggi veniamo qui e chiediamo alla Vergine Maria di aiutarci a crescere nella sapienza, Lei che è la sete della sapienza. Vorremmo imparare un po’ di più quella sapienza che viene dal Vangelo che significa dare sapore a tutto quello che facciamo. Quando uno è sapiente sa dare valore a tutto quello che fa, non solo agli eventi grandi, alle feste patronali, ai grandi appuntamenti ma alla vita di tutti i giorni, a quella quotidianità che si rivela nella fedeltà all’Eucaristia feriale, all’adorazione eucaristica, alla preghiera del cuore al mattino e alla sera. La sapienza non è un artificio ma è uno stile, un atteggiamento del cuore di chi dice “la mia vita è del Signore” e tutto ciò che mi sta intorno è uno strumento ma non è più importante del Signore. Così tutto è nostro ma noi siamo di Cristo, che è di Dio.
Il primo dono che penso possiamo chiedere a Maria per noi che siamo venuti qui e per tutti i nostri fratelli e sorelle della fede che non possono essere qui e che abbiamo portato noi è questo: donaci Signore di crescere nella sapienza di chi riconosce che la comunione con te dà sapore a tutta la vita. Ciò che è decisivo è la Comunione con te.
Questa comunione passa attraverso alcuni atteggiamenti che raccogliamo dal Vangelo.
L’abbandono. Pietro dice: Signore, ho fatto una fatica incredibile, tutta la notte ho lavorato  ma niente. Mi fido di te. Può capitare così anche alle nostre vite, a volte sono un po’ affannate, tanti problemi, tante situazioni che sembrano proprio non risolversi. Tante volte ci sembra di essere un pochino tranquilli e subito arriva un imprevisto. Il rischio di cadere nell’affanno è sempre grande. I cristiani non sono però persone che si abbandonano così al correre delle cose e dicono “venga come venga, va bene”. No. Noi ci abbandoniamo nel Signore, crediamo cioè che qualsiasi cosa ci accada, qualsiasi realtà noi viviamo, in essa noi possiamo trovare la comunione con Lui. Così Pietro si fida e si abbandona, con un rischio altissimo: se avesse fallito tutti lo avrebbero deriso per tutta la vita. Nessun pescatore getta le reti di giorno, non lo fa poi a pochi metri dalla riva. Questo abbandono è molto di più che un semplice gesto, è l’adesione del cuore. Il primo atteggiamento da custodire è l’abbandono: in questo anno pastorale abbandoniamoci di più all’amore misericordioso di Dio, perché quando facciamo così subito ci rendiamo conto della distanza dal Signore che però è sempre colmata dalla sua misericordia. Pertanto, anche se ci viene da dire Signore, sono troppo piccolo, sei troppo grande, sono troppo peccatore Lui dice non allontanarti da me, perché io non mi allontano da te.
Il secondo atteggiamento è quello di avere l’umiltà di chiedere perdono. La forma sacramentale del perdono ci costa, ci è difficile per tanti motivi: può essere un’esperienza fatta in passato negativa, può essere a volte la presunzione di poter dire al Signore che è sufficiente dire personalmente a Lui quello che non va. Chiedere perdono all’interno del Sacramento riporta alla comunione con la Chiesa, Corpo di Cristo che ci introduce al Mistero di Dio. Troviamo allora il modo di non lasciare che questo sacramento avvenga casualmente o con una scarsa frequenza: il perdono è un dono di Dio, è un’azione sacramentale, cioè un’azione che è efficace nella nostra vita. Quando riceviamo il perdono in modo autentico questo cambia il cuore.
Il terzo atteggiamento che vorrei custodire è quello dello stupore. Dobbiamo essere stupiti del bene che Dio fa nelle nostre vite attraverso la comunità cristiana. Fino a quando ci limiteremo sempre a lamentarci di quello che non c’è, fino a quando continueremo sempre a contarci, fino a quando non riusciremo mai ad essere profondamente lieti di quello che il Signore compie anche in piccole comunità come le nostre allora non saremo mai capaci di stupore e senza stupore non c’è una fede autentica. Lo stupore è l’atteggiamento di chi si lascia sempre sorprendere da Dio, non dà per scontato, non è sfiduciato, sa accogliere in ogni realtà buona la sua presenza.
Infine, un pensiero grato a chi nella nostra comunità cammina e guarda verso il proprio futuro con il desiderio di dare un compimento che sia vocazionale. Portiamo qui tutti i cammini dei nostri giovani che stanno preparando la loro vita in ordine al matrimonio. Portiamo qui i sogni dei nostri giovani che in questa estate hanno fatto esperienze straordinarie, come l’incontro con il Papa a Cracovia, le esperienze di condivisione in Oratorio. Portiamo qui le fatiche dei nostri ragazzi, di quelli che si sono un po’ allontanati, di coloro che pensano di poter fare a meno di Dio. Portiamo qui i cammini dei genitori, soprattutto di quelli che si sentono un po’ impotenti davanti ad alcuni insuccessi. Portiamo qui le famiglie che attendono un bimbo, che stringono tra le braccia un bambino piccolo. C’è una dimensione vocazionale legata anche agli anziani, a coloro che stanno compiendo la loro vita e che a volte guardano un po’ smarriti al loro prossimo futuro e non hanno uno sguardo sempre positivo sul passato. Portiamo qui tanti problemi che attraversano anche le nostre piccole comunità. Portiamo anche una grande gioia: tra una settimana Samuele, questo giovane seminarista che ha camminato con noi in questi due anni, verrà ammesso nel numero dei candidati al diaconato e al presbiterato. Noi siamo grati per averci donato il suo tempo, il suo entusiasmo, la sua passione e la sua fede. Lo affidiamo al Signore perché compia in lui l’opera che ha iniziato.

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