25 settembre 2016 - IV domenica dopo il Martirio di San Giovanni

Il popolo d’Israele ha vissuto tutta la sua storia guidato da alcune parole, ricevute dai patriarchi, dai giudici, dai re e dai profeti. Parole che hanno accompagnato il cammino del popolo di Dio.
Il popolo di Dio si è cibato di queste parole: espressione che ci sembra strana ma che appartiene anche alla nostra quotidianità, pensiamo, ad esempio, quando leggiamo un libro con tanta gioia e impegno diciamo che quasi “lo divoriamo”. Questa immagine ci dice come una realtà, che ovviamente non è un cibo, ci interessa così tanto da diventare nostra. Così anche in questi giorni un libro famoso è andato a ruba perché tutti lo attendevano, perché prima avevano letto i libri precedenti ed era stato per loro un nutrimento.
Tutto questo ci ha introdotto al mistero di Gesù che è venuto tra noi e non ci ha consegnato solo delle parole - il Vangelo - ma anche dei segni. Nella sua fantasia, ci ha  proposto di ripetere ogni volta che ci troviamo insieme un segno che ci rimanda al dono della sua stessa vita. Prima di morire ha radunato i suoi amici e nella Pasqua ha consegnato loro la propria vita: quel pane che lui ha offerto ai suo amici non è più solamente del pane  ma è il suo Corpo e quel vino è il suo Sangue.
Così noi veniamo all’Eucaristia per partecipare del Mistero della vita di Gesù, per mangiare il suo Corpo, la sua carne e bere il suo Sangue. Non è la stessa cosa di mangiare (la stessa cosa per il libro): è vero che ci sono delle testimonianze di alcuni santi che si sono nutriti solo dell’Eucaristia ma non è una questione per tutti, quotidiana. È un rapporto molto più intenso quello che ci chiede il Signore. Quando noi riceviamo l’Eucaristia, quando disponiamo il nostro cuore a ricevere il Corpo di Cristo, il Sangue di Cristo noi non solo desideriamo essere come Gesù ma diciamo “io voglio entrare in quel mistero di comunione che c’è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, anticipazione di quello che sarà nell’Eternità”. Per questo noi celebriamo almeno alla domenica la Messa. Ci sono dei santi martiri, chiamati di Abilene - che è una città - che furono arrestati perché scoperti nel celebrare l’Eucaristia. Siano nei primi secoli della Chiesa, quando le persecuzioni erano praticamente ogni anno. Questi uomini dissero «noi non possiamo vivere senza la Domenica, senza il giorno del Signore», facendo coincidere la domenica con l’Eucaristia «noi non possiamo vivere senza l’Eucaristia».
Cosa vuol dire per noi tutto questo? In ogni celebrazione Eucaristica, innanzitutto, partecipiamo a due mense - che è il luogo dove si celebra l’Eucaristia: c’è una mensa della Parola - per questo prima dell’offertorio ascoltiamo la Parola di Dio - che ci introduce all’Eucaristia, al momento in cui partecipiamo del Corpo e del Sangue di Cristo. Tenere insieme questi due momenti è fondamentale perché ci permette di entrare sempre più in profondità in una comunione con Dio che troveremo nell’eternità. Per questo noi dovremmo mettere in questo spazio di tempo, che è la Messa che celebriamo la domenica, tutte le nostre energie migliori, dovremmo preparare questo momento, arrivare con il desiderio non solo di ascoltare dei bei canti, una buona predica ma con il desiderio partecipare di ogni momento della Santa Messa perché questo è fonte e culmine della nostra fede. Fonte perché è il luogo dove attingiamo i segni e i gesti dell’amore perché impariamo a viverlo; culmine perché attraverso l’Eucaristia noi entriamo in comunione con Dio, con il Padre nello Spirito attraverso il Figlio. Per questo tutti coloro che possono ricevere l’Eucaristia devono fare di tutto per arrivare a questo momento con il cuore preparato, disposto. Non è un atto magico quello che noi celebriamo ma come ogni gesto dell’amore vale e ci aiuta a crescere se è fedele. Noi sappiamo bene che l’amore, quello autentico, non è quello sdolcinato, un po’ cantato in tutte le canzoni che ci vengono proposte. L’amore vero è quello tenace, l’amore fedele, l’amore che sa affrontare i problemi, l’amore che si unisce nel desiderio di arrivare a una meta, di arrivare a un sogno. Per questo dicono “questo linguaggio è duro, difficile”: è difficile amare come Gesù, ma è possibile se ci lasciamo aiutare da lui stesso.
Viviamo così l’Eucaristia, prepariamo il cuore, scegliamo di parteciparvi bene, perché nella fedeltà di questo gesto vissuto con intensità si apriranno strade che noi non pensiamo. È una grazia di Dio, è un’azione di Dio quella che celebriamo e le sue azioni sono sempre efficaci, sempre portano a un compimento, sempre realizzano quello che promettono. Sappiamo bene che i tempi, però, non siamo noi a deciderli e, come ogni tempo prolungato prepara realtà straordinarie così come è per la vita, così anche per la vita nella fede.
Che il Signore ci aiuti a vivere così perché anche noi possiamo dire sempre, anche durante il tempo dell’estate, non possiamo vivere senza la domenica, senza l’Eucaristia

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