1 novembre 2016 - Festa di tutti i Santi
“Non sono mica un santo!”: così a volte si esprime qualcuno, anche tra i cristiani, quando si accorge che il suo comportamento, il suo modo di fare non è molto vicino all’insegnamento evangelico, a quello che Gesù ci ha consegnato. “Non sono mica un santo!” come a scusarsi, come a dire in fondo che ci sia una differenza tra noi e i Santi, coloro che hanno ricevuto una grazia particolare, straordinaria, che li mette a un livello per noi irraggiungibile. Se fosse così non avrebbe senso trovarci qui oggi. Noi invece veniamo qui a festeggiare tutti i Santi perché in loro vediamo il compimento della nostra vita, loro vivono già quella gloria divina, quella presenza di Dio che hanno cercato sulla terra. I Santi sono coloro che hanno voluto vivere il proprio battesimo fino in fondo, investiti di quella grazia che li ha resi figli di Dio hanno cercato con tutto il cuore di lasciarsi avvolgere dalla misericordia del Padre, perché quell’amore desse forma a tutta la loro vita e diventasse ogni fibra del loro cuore. I Santi sono ora coloro che contemplano il volto di Dio, solo coloro che sono nella gioia piena. La Chiesa ci dice che sono amici, modelli di vita, come dei fratelli maggiori che ci dicono - pur avendo avuto un’esperienza come la nostra, pur essendo peccatori come noi, uomini che hanno coltivato dei desideri, che hanno vissuto debolezze, sofferenze, tristezze - che è possibile vivere il Vangelo in pienezza, dando alla propria vita un compimento buono. I Santi sono coloro che hanno cercato di entrare in quella comunione tra il Padre e il Figlio e lo Spirito, quel mistero trinitario che è all’origine delle nostre preghiere, del nostro stare insieme, che è all’origine di quel progetto buono che Dio ha su ogni uomo e sull’umanità intera. Così anche loro sono stati nel tempo purificati da tanti passaggi anche dolorosi, faticosi, ma che non gli hanno impedito di cercare continuamente di dare un senso pieno alla propria vita con il desiderio di lasciare in questo mondo un’impronta della presenza di Dio.
In questa loro avventura sono stati accompagnati da Maria, Regina di tutti i Santi, lei che ci è stata consegnata come Madre per venire in soccorso alle nostre povertà, per continuare a rialzarci dopo le nostre cadute. La festa di tutti i Santi ci riguarda, perché è la Festa di tutti gli uomini che sono riusciti a vivere in pieno la vita, secondo il progetto buono di Dio. Ci parlano di una realtà possibile. Sant’Agostino diceva «se questi uomini, queste donne ce l’hanno fatta, perché non anch’io?».
Oggi innanzitutto vorremmo guardare alle figure di santità e dire grazie perché questi uomini e queste donne ci danno una grande speranza che anche la nostra vita possa essere santa, possa cioè essere in una comunione profonda con il Signore tanto da essere Sua immagine. Vogliamo ringraziare per tutti i Santi, per quelli che la Chiesa ha riconosciuto e ci ha proposto come modelli e per quelli che sono rimasti nascosti ma non per questo meno importanti. I Santi sono coloro che hanno dato alle nostre terre, alla vita di tanti uomini un bene che, anche se non riconosciuto, è rimasto tale ed è aumentato, si è moltiplicato. Ringraziamo per tutti coloro che hanno speso la loro vita a servizio dei bambini, dei giovani, degli ammalati, dei carcerati, di coloro che erano disperati. Anche se noi non conosciamo praticamente nulla della loro vita, possiamo dire con verità che quello che hanno fatto è diventato una benedizione anche per noi. Ogni volta che qualcuno promuove il bene questo diventa benedizione per tutti. Vogliamo dire grazie al Signore perché i Santi non sono dei supereroi irraggiungibili, come personaggi che si presentano a noi con super poteri; tanti di loro sono uomini e donne semplici che hanno condotto una vita normale dove lo straordinario era legato al fatto che lasciandosi sempre di più abitare dal Signore, Egli poteva attraverso di loro operare.
C’è un racconto che mi è sempre caro sia perché riguarda i bambini sia perché riguarda la Scuola.
Un giorno una brava insegnante della scuola dell’infanzia prese i suoi bambini e li portò in Chiesa. Iniziò a mostrare loro tutto quello che c’era in Chiesa, cercando di spiegarlo con un linguaggio che fosse il più accessibile ai bambini. Indicando delle grandi vetrate diceva «vedete, bambini, su quelle vetrate ci sono i disegni delle figure di alcuni santi». Tornata alla Scuola, dopo qualche giorno passò il parroco e sapendo che i bambini erano stati in Chiesa, andò da quell’insegnante e chiese se poteva parlare un attimo con i bambini. Chiese loro «che cosa avete visto in Chiesa?» e qualcuno iniziò a raccontare con le sue parole, facendo anche un po’ di confusione. Il parroco disse «avete visto quelle grandi vetrate con quei disegni?». Un bambino rispose «sì, sono i santi». Il parroco disse «secondo voi allora chi sono i Santi?» e un bambino rispose «sono quelli che fanno passare la luce».
I Santi sono quelli che fanno passare la luce, che non sono un ostacolo al Signore ma sono un prolungamento della sua possibile azione tra di noi. Noi oggi vogliamo dire grazie al Signore per averci dato i Santi e per quella vocazione, che è di tutti i battezzati, alla santità, che ci chiama a diventare santi.
È bellissimo che la Chiesa scelga di mettere domani la memoria dei nostri cari defunti, perché in tanti di loro - soprattutto chi ha qualche anno in più lo può dire - abbiamo colto tratti di santità, vissuti in una fede autentica, in una speranza certa, in una carità operosa.
Oggi la nostra gratitudine diventa anche impegno, desiderio rinnovato, volontà che questa chiamata alla santità sia per tutti e non per alcuni. Così non diciamo più “Non sono mica un santo” ma diciamo piuttosto “come sarebbe bello essere santi!”, «perché - così ci consegna il pensiero di uomo di spiritualità - al mondo c’è una sola tristezza: quella di non essere santi, e quindi una sola felicità: quella di essere santi».
In questa loro avventura sono stati accompagnati da Maria, Regina di tutti i Santi, lei che ci è stata consegnata come Madre per venire in soccorso alle nostre povertà, per continuare a rialzarci dopo le nostre cadute. La festa di tutti i Santi ci riguarda, perché è la Festa di tutti gli uomini che sono riusciti a vivere in pieno la vita, secondo il progetto buono di Dio. Ci parlano di una realtà possibile. Sant’Agostino diceva «se questi uomini, queste donne ce l’hanno fatta, perché non anch’io?».
Oggi innanzitutto vorremmo guardare alle figure di santità e dire grazie perché questi uomini e queste donne ci danno una grande speranza che anche la nostra vita possa essere santa, possa cioè essere in una comunione profonda con il Signore tanto da essere Sua immagine. Vogliamo ringraziare per tutti i Santi, per quelli che la Chiesa ha riconosciuto e ci ha proposto come modelli e per quelli che sono rimasti nascosti ma non per questo meno importanti. I Santi sono coloro che hanno dato alle nostre terre, alla vita di tanti uomini un bene che, anche se non riconosciuto, è rimasto tale ed è aumentato, si è moltiplicato. Ringraziamo per tutti coloro che hanno speso la loro vita a servizio dei bambini, dei giovani, degli ammalati, dei carcerati, di coloro che erano disperati. Anche se noi non conosciamo praticamente nulla della loro vita, possiamo dire con verità che quello che hanno fatto è diventato una benedizione anche per noi. Ogni volta che qualcuno promuove il bene questo diventa benedizione per tutti. Vogliamo dire grazie al Signore perché i Santi non sono dei supereroi irraggiungibili, come personaggi che si presentano a noi con super poteri; tanti di loro sono uomini e donne semplici che hanno condotto una vita normale dove lo straordinario era legato al fatto che lasciandosi sempre di più abitare dal Signore, Egli poteva attraverso di loro operare.
C’è un racconto che mi è sempre caro sia perché riguarda i bambini sia perché riguarda la Scuola.
Un giorno una brava insegnante della scuola dell’infanzia prese i suoi bambini e li portò in Chiesa. Iniziò a mostrare loro tutto quello che c’era in Chiesa, cercando di spiegarlo con un linguaggio che fosse il più accessibile ai bambini. Indicando delle grandi vetrate diceva «vedete, bambini, su quelle vetrate ci sono i disegni delle figure di alcuni santi». Tornata alla Scuola, dopo qualche giorno passò il parroco e sapendo che i bambini erano stati in Chiesa, andò da quell’insegnante e chiese se poteva parlare un attimo con i bambini. Chiese loro «che cosa avete visto in Chiesa?» e qualcuno iniziò a raccontare con le sue parole, facendo anche un po’ di confusione. Il parroco disse «avete visto quelle grandi vetrate con quei disegni?». Un bambino rispose «sì, sono i santi». Il parroco disse «secondo voi allora chi sono i Santi?» e un bambino rispose «sono quelli che fanno passare la luce».
I Santi sono quelli che fanno passare la luce, che non sono un ostacolo al Signore ma sono un prolungamento della sua possibile azione tra di noi. Noi oggi vogliamo dire grazie al Signore per averci dato i Santi e per quella vocazione, che è di tutti i battezzati, alla santità, che ci chiama a diventare santi.
È bellissimo che la Chiesa scelga di mettere domani la memoria dei nostri cari defunti, perché in tanti di loro - soprattutto chi ha qualche anno in più lo può dire - abbiamo colto tratti di santità, vissuti in una fede autentica, in una speranza certa, in una carità operosa.
Oggi la nostra gratitudine diventa anche impegno, desiderio rinnovato, volontà che questa chiamata alla santità sia per tutti e non per alcuni. Così non diciamo più “Non sono mica un santo” ma diciamo piuttosto “come sarebbe bello essere santi!”, «perché - così ci consegna il pensiero di uomo di spiritualità - al mondo c’è una sola tristezza: quella di non essere santi, e quindi una sola felicità: quella di essere santi».
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