Domenica 13 novembre 2016 - I di Avvento
Come si può vivere nella gioia ascoltando le parole anche di queste letture, così difficili, che ci chiamano subito in causa e ci domandano se non sia davvero opportuno arrivare all’Eucaristia della domenica avendo preparato la lettura di questi testi, perché la proclamazione durante la celebrazione ne diventi eco, per non correre il rischio di ascoltare tante parole, far passare davanti a noi tante immagini che non riusciamo a trattenere? Questa gioia che ci chiede di affidarci completamente al Signore all’inizio di un nuovo anno liturgico, occasione perché ripercorrendo la sua storia noi impariamo sempre di più a comprendere la nostra. Come si può vivere nella gioia all’inizio del tempo di Avvento che ci è chiesto di vivere come memoria della venuta storica di Gesù, quell’evento che ha cambiato la storia degli uomini - la nostra sicuramente altrimenti non saremmo qui -, quella venuta di Gesù nella vita quotidiana attraverso la Parola di Dio, che possiamo tenere presente nella nostra vita, accostandoci ad essa per comprendere sempre di più il mistero di Dio, ma anche attraverso i segni sacramentali come è l’Eucaristia e attraverso il segno grande della testimonianza che ci è rivelata da chi sta attorno a noi, soprattutto quando si manifesta nella carità? Tempo dell’Avvento anche per attendere la venuta ultima del Signore, in quel compimento della storia, della nostra storia e dell’intera umanità.
Come si può vivere nella gioia quando ogni giorno ci dobbiamo misurare con realtà difficili? Anche se non siamo toccato immediatamente dalle atrocità dei teatri di guerra che insanguinano tanta parte del nostro mondo, anche se coloro che lasciano i loro paesi per cercare rifugio anche nel nostro Paese sono ancora lontani, anche se le situazioni di ingiustizia che colpiscono molti popoli non sembrano riguardarci da vicino, tuttavia come possiamo vivere nella gioia ogni volta che ci troviamo a misurarci con la realtà dura della vita a motivo della malattia, della precarietà del lavoro, delle incertezze, della fatica nel vedere realizzato un futuro….
La gioia è un dono da chiedere, è un’invocazione da rivolgere al Signore, perché Lui che è il Dio della gioia, possa sempre di più abitare dentro di noi e farci intuire che possiamo vivere sempre nella consapevolezza di non essere soli, abbandonati, che la gioia è qualcosa che si esprime dal profondo del nostro cuore quando abbiamo il coraggio di dedicare tempo a Lui. Vorremo essere tra coloro che scelgono il bene in ogni occasione ed essere tra coloro che sogno gli eletti, con il loro contributo possono abbreviare i giorni dolorosi; vorremmo essere tra coloro che collaborano con Dio nell’essere capaci di portare quella parola di Vangelo fino alla fine del mondo, fino ad ogni confine del mondo, fino ad ogni cuore perché il regno di Dio venga, perché si compia quel progetto buono del Signore che si è rivelato a noi in Gesù Cristo. Siamo qui ancora una volta intorno all’Eucaristia per ascoltare una parola che se ci mette di fronte alla fatica, alla possibilità di essere non compresi, ostacolati, perseguitati, ci parla anche del fatto che il Signore non smetterà mai di essere fedele alla sua promessa. Ci sarà sempre qualcuno che ci affascinerà con qualche parola o discorso, Gesù persino dice «con qualche segno o miracolo»; accade sempre che il dubbio ci assalga quando ci confrontiamo con qualcuno che sembra mostrarci una via migliore di quella che il Vangelo ci ha insegnato; può capitare nel confronto con qualcuno che lavora con noi, che ha abbandonato il cammino cristiano per tanti motivi e che ci induce a pensare che in fondo non serve a nulla essere fedeli al Signore. Può accadere nella scuola quando si incontra un professore che pensando diversamente dal vangelo, propone attraverso l’intelligenza, la filosofia, la scienza, strade diverse per garantirsi una qualità buona della vita.
Noi stasera siamo qui perché vogliamo dire al Signore che ci proviamo a vivere una vita nella gioia, che significa cercare di rispondere alla nostra vocazione tutti i giorni là dove siamo chiamati ad essere, a vivere; che crediamo che Lui solo ha parole di vita eterna e che la durezza della vita, la fatica e il sacrificio sono esperienze che se a volte ci confondono, ci fanno rallentare, tuttavia le riconosciamo come occasioni per diventare più forti perché le nostre scelte siano più motivate, perché i nostri desideri siano più profondi.
Chiediamo al Signore all’inizio di questo tempo di Avvento di poter vivere così la nostra vita, come una risposta gioiosa a un progetto buono. La nostra Comunità, il nostro essere insieme sia l’occasione per sostenerci quando il cammino diventa più faticoso perché può accadere che qualche volta gli eventi sembrino essere troppo pesanti da affrontare da soli. La comunità cristiana è occasione non solo per celebrare la Messa ma è anche occasione per farci crescere in una stima e in una comunione reciproca. È il senso e la bellezza di questo ritrovarsi dei nostri ragazzi questa sera per animare la messa, come faranno poi negli incontri alla domenica sera aiutati dai nostri amici seminaristi Angelo e Flaviano.
Chiediamo al Signore che questo inizio sia un buon inizio, lo affidiamo a colei che ci accompagnerà in questo tempo di Avvento: Maria, capace di dire “sì” con gioia e di custodire nel cuore anche i momenti più difficili. Preghiamo gli uni per gli altri perché questo sia un buon cammino perché la venuta del Signore metta nel nostro cuore un rinnovato desiderio di Santità, quella santità che nasce dal perdono e dalla misericordia che abbiamo contemplato in questo anno che si conclude ma che in realtà ci lascia come eredità l’impegno a non dimenticarci mai che possiamo contare su un Amore Misericordioso più grande dei nostri peccati. Un invito è quello di saper cogliere le opportunità che la comunità cristiana offre, perché l’intelligenza della fede diventi il nostro migliore strumento per essere saldi in essa ma anche per poter essere capaci di una testimonianza autentica.
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