11 dicembre 2016 - V di Avvento
Nel cammino dell’Avvento abbiamo due guide che ci accompagnano e ci portano alla meta, alternativamente ci vengono proposte nella liturgia della Parola e nella celebrazione. Queste due guide sono da una parte la Madonna, che abbiamo contemplato anche in questi giorni nella sua Immacolata Concezione, e dall’altra Giovanni Battista, il profeta “precursore” cioè colui che introduce definitivamente l’ingresso di Gesù nella storia e ci indica Lui come Agnello di Dio, come colui che ci rivela il volto del Padre perché è una realtà unica col Padre, vive nel seno del Padre, vive una comunione così profonda che solamente Lui può farci comprendere, intuire, i tratti del volto di Dio.
Fino alla nascita di Gesù la storia della salvezza è caratterizzata dall’esperienza di un popolo piccolo, il popolo d’Israele che purtroppo fin dall’inizio - questo ci assomiglia - non è stato fedele alle parole di Dio. Spesso per superficialità, per convenienza, si è affidato a popoli che incontrava, affascinato dal modo in cui questi rappresentavano Dio. Ma il Dio di Israele il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, non si è mai stancato di questo popolo e, anche se spesso lo ha rimproverato, non l’ha fatto per abbandonarlo ma per richiamarlo a vivere più seriamente, più autenticamente la propria esperienza di comunione. Così tutti i profeti hanno preparato il momento dell’Ingresso di Gesù nella storia, come abbiamo ascoltato nel Libro del Profeta Michea che parla di Betlemme (piccola realtà vicino a Gerusalemme) che diventerà “la casa di Dio”, il luogo dove Dio nasce. Betlemme è la città di Davide: così Gesù diventerà il Re, discendenza della tribù di Giuda e della regalità di Davide.
Il passaggio decisivo avviene con Giovanni, legato al passato in quanto è un profeta del Primo Testamento dove la legge è guida al popolo di Dio, e per la legge noi intendiamo l’alleanza fondata sui comandamenti, per arrivare a Gesù che è Colui che ci svela la pienezza della Verità di Dio attraverso la Grazia, quella grazia che abbiamo incontrato nel giorno in cui abbiamo contemplato Maria che è la piena di grazia, Colei che è tutta avvolta dalla grazia di Dio. Grazie a questa benevolenza Maria è capace di custodire nel suo cuore e nel suo grembo la stessa presenza di Dio.
Giovanni è un personaggio difficile, è un uomo molto severo con se stesso, vive un modo molto esigente di seguire il Signore, per questo lo abbiamo contemplato due domeniche fa quando si trova in difficoltà perché si chiede se veramente Gesù sia il Messia dato che si rivolge ai più deboli, ai più poveri, a coloro che non possono formare un esercito che si metta a combattere l’oppositore o l‘invasore romano. Giovanni, l’uomo forte, va in crisi e ha un ripensamento. È un uomo che è molto vicino a noi perché anche la nostra vita è attraversata da momenti in cui la fede si pone della domande grandi e può accadere che ci si chieda “ma veramente Gesù è il Signore? Non devo cercarne un altro? Non devo affidarmi a qualcun altro? Perché non è la risposta a tutti i miei desideri?”. Giovanni ha come risposta quello che Gesù gli dice “guarda quello che accade: le persone che entrano in contatto con me ricevono una benedizione e il perdono dei peccati”. Questa è la lieta novella, il Vangelo: Dio mi guarda con amore e perdona i miei peccati. Questo è quello che abbiamo contemplato in tutto questo anno della misericordia e che non si può esaurire. Il Natale ci ricorda proprio che Dio è con noi ma noi non possiamo correre il rischio di lasciare che il nostro Natale, che è presentazione di un Dio che è Luce del mondo, ci venga portato via e che Gesù, luce del mondo, venga coperto da tutte le luminarie di questo periodo. Non possiamo correre il rischio che Gesù, dono che Dio fa a noi, venga sommerso da tutti i doni che per consuetudine, per tradizione ci scambiamo in occasione del Natale, dimenticandoci che l’origine di questo segno è il riconoscere che Dio è un dono e che il segno del dono dei Magi è il riconoscere questo dono. I Magi donano ciò che è prezioso per riconoscere che chi hanno davanti è prezioso. Noi cristiani abbiamo il compito in questi giorni, prossimi al Natale, di cercare di annunciare a tutti che quanto ci è intorno al Natale non può distrarci da ciò che è essenziale.
Ci viene donato in modo particolare un tempo, che nella tradizione della Chiesa viene chiamato “novena”, cioè nove giorni, perché più intensamente viviamo una preparazione del cuore al Natale. Non è una sorta di recupero, di corso accelerato ma è un’esperienza dove tutta la Chiesa si orienta verso quell’evento e lo fa con maggiore disponibilità del tempo, in quanto il tempo è la nostra vita ed è ciò che di più prezioso abbiamo.
Vi invito allora a tenere in considerazione le proposte che anche all’interno della nostra Comunità Cristiana faremo per vivere la novena. Se qualcuno non riuscisse a vivere la Messa presto al mattino o ad andare alla novena per i ragazzi nel pomeriggio trovi un modo però personale, vero, di mettersi alla presenza del Signore. Altrimenti succede che Natale arriva ma per noi rimane un giorno come gli altri, forse un pochino diverso per le cose che facciamo, ma che non riescono a scaldarci il cuore e a illuminare la vita. Gesù ha questa pretesa: Io sono la Luce del mondo. Viene nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. A questa Luce Giovanni dà testimonianza.
Mettiamo tra i nostri desideri anche quello di vivere il Natale attraverso la Riconciliazione. Il chiedere perdono come esperienza di essere illuminati dal Signore, come dicevamo all’inizio “che le tenebre del peccato vengano sgomberate dalla luce di Cristo”. Prepariamo bene questo momento, non perché dobbiamo farlo ma perché riconosciamo che solamente il Signore Gesù è luce che illumina, solamente attraverso di lui noi abbiamo la verità e la grazia, solamente lui ci rivela il volto del Padre. Questo è l’annuncio che noi possiamo dare a Natale, anche a chi è distratto, anche a chi si è allontanato, anche a chi non ci pensa più, anche a chi rifiuta ma attraverso di noi oggi questa luce viene, perché Gesù ha detto a ciascuno di noi «voi siete la luce del mondo», ogni uomo e ogni donna che incontra veramente il Signore non può vivere in altro modo. È l’augurio che ci facciamo ed è l’impegno che prendiamo in questo ultimo tratto del cammino verso il Natale.
Fino alla nascita di Gesù la storia della salvezza è caratterizzata dall’esperienza di un popolo piccolo, il popolo d’Israele che purtroppo fin dall’inizio - questo ci assomiglia - non è stato fedele alle parole di Dio. Spesso per superficialità, per convenienza, si è affidato a popoli che incontrava, affascinato dal modo in cui questi rappresentavano Dio. Ma il Dio di Israele il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, non si è mai stancato di questo popolo e, anche se spesso lo ha rimproverato, non l’ha fatto per abbandonarlo ma per richiamarlo a vivere più seriamente, più autenticamente la propria esperienza di comunione. Così tutti i profeti hanno preparato il momento dell’Ingresso di Gesù nella storia, come abbiamo ascoltato nel Libro del Profeta Michea che parla di Betlemme (piccola realtà vicino a Gerusalemme) che diventerà “la casa di Dio”, il luogo dove Dio nasce. Betlemme è la città di Davide: così Gesù diventerà il Re, discendenza della tribù di Giuda e della regalità di Davide.
Il passaggio decisivo avviene con Giovanni, legato al passato in quanto è un profeta del Primo Testamento dove la legge è guida al popolo di Dio, e per la legge noi intendiamo l’alleanza fondata sui comandamenti, per arrivare a Gesù che è Colui che ci svela la pienezza della Verità di Dio attraverso la Grazia, quella grazia che abbiamo incontrato nel giorno in cui abbiamo contemplato Maria che è la piena di grazia, Colei che è tutta avvolta dalla grazia di Dio. Grazie a questa benevolenza Maria è capace di custodire nel suo cuore e nel suo grembo la stessa presenza di Dio.
Giovanni è un personaggio difficile, è un uomo molto severo con se stesso, vive un modo molto esigente di seguire il Signore, per questo lo abbiamo contemplato due domeniche fa quando si trova in difficoltà perché si chiede se veramente Gesù sia il Messia dato che si rivolge ai più deboli, ai più poveri, a coloro che non possono formare un esercito che si metta a combattere l’oppositore o l‘invasore romano. Giovanni, l’uomo forte, va in crisi e ha un ripensamento. È un uomo che è molto vicino a noi perché anche la nostra vita è attraversata da momenti in cui la fede si pone della domande grandi e può accadere che ci si chieda “ma veramente Gesù è il Signore? Non devo cercarne un altro? Non devo affidarmi a qualcun altro? Perché non è la risposta a tutti i miei desideri?”. Giovanni ha come risposta quello che Gesù gli dice “guarda quello che accade: le persone che entrano in contatto con me ricevono una benedizione e il perdono dei peccati”. Questa è la lieta novella, il Vangelo: Dio mi guarda con amore e perdona i miei peccati. Questo è quello che abbiamo contemplato in tutto questo anno della misericordia e che non si può esaurire. Il Natale ci ricorda proprio che Dio è con noi ma noi non possiamo correre il rischio di lasciare che il nostro Natale, che è presentazione di un Dio che è Luce del mondo, ci venga portato via e che Gesù, luce del mondo, venga coperto da tutte le luminarie di questo periodo. Non possiamo correre il rischio che Gesù, dono che Dio fa a noi, venga sommerso da tutti i doni che per consuetudine, per tradizione ci scambiamo in occasione del Natale, dimenticandoci che l’origine di questo segno è il riconoscere che Dio è un dono e che il segno del dono dei Magi è il riconoscere questo dono. I Magi donano ciò che è prezioso per riconoscere che chi hanno davanti è prezioso. Noi cristiani abbiamo il compito in questi giorni, prossimi al Natale, di cercare di annunciare a tutti che quanto ci è intorno al Natale non può distrarci da ciò che è essenziale.
Ci viene donato in modo particolare un tempo, che nella tradizione della Chiesa viene chiamato “novena”, cioè nove giorni, perché più intensamente viviamo una preparazione del cuore al Natale. Non è una sorta di recupero, di corso accelerato ma è un’esperienza dove tutta la Chiesa si orienta verso quell’evento e lo fa con maggiore disponibilità del tempo, in quanto il tempo è la nostra vita ed è ciò che di più prezioso abbiamo.
Vi invito allora a tenere in considerazione le proposte che anche all’interno della nostra Comunità Cristiana faremo per vivere la novena. Se qualcuno non riuscisse a vivere la Messa presto al mattino o ad andare alla novena per i ragazzi nel pomeriggio trovi un modo però personale, vero, di mettersi alla presenza del Signore. Altrimenti succede che Natale arriva ma per noi rimane un giorno come gli altri, forse un pochino diverso per le cose che facciamo, ma che non riescono a scaldarci il cuore e a illuminare la vita. Gesù ha questa pretesa: Io sono la Luce del mondo. Viene nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. A questa Luce Giovanni dà testimonianza.
Mettiamo tra i nostri desideri anche quello di vivere il Natale attraverso la Riconciliazione. Il chiedere perdono come esperienza di essere illuminati dal Signore, come dicevamo all’inizio “che le tenebre del peccato vengano sgomberate dalla luce di Cristo”. Prepariamo bene questo momento, non perché dobbiamo farlo ma perché riconosciamo che solamente il Signore Gesù è luce che illumina, solamente attraverso di lui noi abbiamo la verità e la grazia, solamente lui ci rivela il volto del Padre. Questo è l’annuncio che noi possiamo dare a Natale, anche a chi è distratto, anche a chi si è allontanato, anche a chi non ci pensa più, anche a chi rifiuta ma attraverso di noi oggi questa luce viene, perché Gesù ha detto a ciascuno di noi «voi siete la luce del mondo», ogni uomo e ogni donna che incontra veramente il Signore non può vivere in altro modo. È l’augurio che ci facciamo ed è l’impegno che prendiamo in questo ultimo tratto del cammino verso il Natale.
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