25 dicembre 2016 - Santo Natale
C’è un canto, un inno che la Chiesa durante il tempo di Avvento trattiene; un grido di gioia che in questo arco di tempo così lungo viene proclamato solamente in occasione della memoria di grandi santi, come Andrea o Ambrogio, o in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione.
Il canto del gloria viene trattenuto perché la Chiesa vuole usarlo per questo momento, per la notte di Natale, eco di quell’annuncio che gli angeli portarono ai pastori e che loro poi iniziarono a raccontare a tutti quelli che avevano la possibilità, la disponibilità di ascoltarli. Così la Chiesa, dopo questo arco di tempo così lungo di attesa, canta la sua gioia. Cantare è l’espressione di chi lascia che tutto il suo corpo dica una gioia interiore. Così, quando vogliamo esprimere qualcosa dal profondo diventa canto, e non è importante se sia aggraziato o perfetto perché esprime dal profondo quello che noi vogliamo dire.
La Chiesa oggi è toccata nel profondo dalla memoria che Dio è con noi, dice a tutti gli uomini che il Natale è proprio questo: non perdere la memoria che Gesù è Dio con noi, che è venuto tra noi, che viene tra noi, che verrà a compiere quella storia che è iniziata in Lui, che trova in Lui il suo eterno compimento. La Chiesa ci invita a considerare il Natale come esperienza che può cambiare la vita, che può toccare la nostra esistenza e può dare significato a tutto quello che viviamo, perché Gesù è venuto per assumere su di se la povertà, il nostro peccato, le nostre tristezze, i nostri desideri più grandi, le nostre speranze.
In un racconto si legge che un giorno Gesù tornò visibilmente sulla terra: era Natale e c'erano molti bambini riuniti per una festa.
Gesù si presentò in mezzo a loro che lo riconobbero e lo acclamarono. Poi, uno di loro, cominciò a chiedere che dono Gesù avesse portato e a poco a poco tutti i bambini gli chiesero dove fossero i doni.
Gesù rispondeva e allargava le braccia.
Finalmente un bambino disse: «Vedete che non ci ha portato niente? Allora è vero ciò che dice mio papà: che la religione non serve a niente, non ci dà niente, non ha nessun regalo per noi!».
Ma un altro bambino replicò: «Gesù, allargando le braccia, vuol dire che ci porta se stesso, che è lui il dono, è lui che si dona a noi come fratello, come Figlio di Dio per farci tutti figli di Dio come lo è lui».
Questa sera noi siamo venuti qui mossi dal desiderio di incontrare il Signore, tutti, indipendentemente dal fatto di aver preparato o meno questo momento e il Signore, che prende sul serio anche il più piccolo desiderio di verità, di autenticità, di bene che c’è nel nostro cuore, risponde alla nostra domanda e ci chiede di accoglierlo nella nostra vita perché attraverso di Lui possiamo vedere con occhi nuovi la nostra realtà e anche la realtà di questo mondo nel quale viviamo. Siamo oppressi dalle continue notizie che ci parlano di un mondo pieno di problemi, che poi diventano anche i nostri problemi. Così la violenza cieca del terrorismo, la violenza sulle donne e sui bambini, sugli anziani e sui malati; i teatri di guerra interminabili all’interno dello stesso paese; le vicende tristi che riguardano anche la nostra realtà quotidiana come i problemi legati alla mancanza di lavoro, alla mancanza di prospettive di fiducia… Questi problemi generano la sfiducia gli uni verso gli altri: lo sguardo sospettoso di chi fa diventare l’altro un nemico, uno dal quale guardarsi perché potrebbe venire a guastare il mio mondo, i miei affetti, le mie cose. Questi problemi hanno al cuore la stessa realtà: la sofferenza dell’uomo e l’incapacità di creare dei legami solidi, forti con gli altri, tutti ripiegati su noi stessi nella ricerca di stare bene prima noi e poi gli altri….
Gesù è venuto per aiutarci a ricomporre le relazioni autentiche tra di noi. Gesù viene per fare in modo che questa umanità abbia sempre di più i tratti del volto di Dio. Gesù viene perché gli uomini, e noi che siamo qui questa sera siamo chiamati in prima persona ad accoglierlo, possano custodire gli stessi sentimenti che furono suoi, Lui che viene come luce del mondo, Lui che sa bene come sia difficile affidargli la nostra vita perché, come dicevano i bambini nel racconto, apparentemente non ci porta nulla, non risponde subito a tutte le nostre domande, forse anche perché per noi è un po’ uno sconosciuto. D’altra parte per conoscere qualcuno bisogna dedicargli tempo ogni giorno, altrimenti rimane una persona della quale sappiamo di dove sia e cosa fa ma come il Vangelo ci insegna, l’unica possibilità autentica di riconoscere Gesù è quello di guardarlo con gli occhi di chi è stupito, di chi è in attesa e ha un grande desiderio.
Facciamoci allora semplici, come i pastori che avevano poche cose, erano considerati degli sciocchi, ma che avevano la capacità di custodire l’essenziale.
Coltiviamo lo stesso stupore di quanti, ascoltato questo invito, si mossero in quella notte per vedere quel segno: un bambino deposto in una mangiatoia, un bambino che poteva essere apparentemente come tanti altri e che invece inizia una storia che ci ha portato qui questa sera, intorno a questo altare.
Gesù viene per farci vivere con una dignità nuova le realtà della nostra esistenza, per aprire il nostro cuore e la nostra intelligenza a uno stile di vita che ha come fine ultimo quella di creare un’umanità che sia come quella di Cristo. Tutti noi allora siamo invitati a metterci in cammino verso Betlemme, tutti noi siamo chiamati a porre lo sguardo su questo bambino e a considerare come Dio abbia scelto di vivere fin dall’inizio nella povertà, nella semplicità, in una stalla. Significa che anche se noi ci sentiamo il cuore non sempre disponibile, anche se pensiamo che il nostro cuore non sia capace di una vera accoglienza del Signore, stiamo certi che lui non avrà problema ad adagiarsi dentro di noi, lui che ha scelto un luogo così umile per nascere, certamente troverà nella disponibilità - anche piccola - dei nostri cuori un luogo accogliente nel quale far sentire che Lui è capace davvero di farci vedere la nostra realtà e il nostro mondo in modo diverso. Perché Lui è la luce, la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Commenti
Posta un commento