31 dicembre 2016 - Te Deum


Gran parte di questo anno è stato caratterizzato dell’incessante richiamo a vivere la misericordia come esperienza personale e comunitaria del Dio a noi rivelato da Gesù Cristo. Ho pensato allora di rileggere questo anno alla luce delle opere di misericordia spirituale e corporale, temi che in modo singolare abbiamo considerato durante il tempo di quaresima e dopo la Pasqua. 
Così mi sono domandato:
Come abbiamo vissuto il consigliare i dubbiosi?
Ringraziamo il Signore per coloro che hanno dato testimonianza autentica della loro fede non cedendo alla banalità dei luoghi comuni; per coloro che non hanno dato adito al si dice e alle chiacchiere; a quanti non hanno ceduto a pensare male di qualcuno sulla scorta di illazioni e maldicenze.
Come abbiamo vissuto l’insegnare agli ignoranti?
Ringraziamo il Signore per quanti nella nostra Comunità hanno dedicato tempo alla propria formazione per farsi carico dell’accompagnamento nella fede, in particolare dei più giovani. Ringraziamo per il dono che nelle nostre Comunità sono le catechiste e gli educatori, per don Virginio e gli altri presbiteri che attraverso la predicazione e la catechesi ci hanno introdotto al mistero di Dio; per i nostri amici seminaristi Francesco e Samuele, Flaviano e Angelo.
Come abbiamo vissuto l’ammonire i peccatori?
Ringraziamo per il dono della riconciliazione, esperienza che si rinnova nella confessione individuale ma anche nella richiesta di perdono all’inizio di ogni Santa Messa. Ringraziamo per coloro che hanno riscoperto questo sacramento e per chi lo vive con serietà e impegno, perché il loro cammino spirituale edifica tutta la comunità. Preghiamo e ringraziamo per i sacerdoti, ministri della riconciliazione.
Come abbiamo vissuto consolare gli afflitti?
Ringraziamo per coloro che si prendono cura dei malati nelle nostre case; per quanti lavorano portando conforto al corpo e allo spirito; per quanti trovano il tempo per andare a trovare i malati; per chi dedica più tempo ad ascoltare che a parlare.
Come abbiamo vissuto il perdonare le offese?
Ringraziamo per quanti hanno superato un astio o una durezza del cuore; per chi ha offerto un perdono senza condizioni; per chi non ha parlato male di coloro che gli hanno fatto del male; di quanti non hanno restituito il male subito.
Come abbiamo vissuto il sopportare pazientemente le persone moleste?
Ringraziamo per chi ha sempre un sorriso da regalare; per chi alla maldicenza preferisce la benedizione; per chi parla per correggere e non per condannare; per chi parla dopo avere pensato a lungo; per chi dice di quello che conosce perché lo ha verificato.
Come abbiamo vissuto il pregare Dio per i vivi e per i morti?
Ringraziamo il Signore perché nelle nostre Comunità molti pregano; per i nostri anziani che con i loro rosari legano al Signore la vita dei giovani; ringraziamo per le molte intenzione di preghiera nel ricordare i defunti, segno della fede nella risurrezione e della riconoscenza per il bene ricevuto.
Come abbiamo vissuto dar da mangiare agli affamati?

Ringraziamo per chi nella nostra Comunità si adopera per la Caritas; per quanti aderiscono generosamente alla raccolta di generi alimentari; per chi ha sostenuto le raccolte in avvento e in quaresima; per chi si occupa della cura delle missioni.
Come abbiamo vissuto da da bere agli assetati?
C’è una sete di giustizia che chiede l’onestà: ringraziamo per chi nel suo lavoro è stato corretto, impegnato, fedele; per chi non approfitta della bontà degli altri altri; per chi non aspetta che tutto gli sia dovuto.
Come abbiamo vissuto il vestire gli ignudi?
Ringraziamo per chi non ha messo addosso al fratello il vestito del pregiudizio e del sospetto infondato; per chi ha deciso di non spendere cifre folli per vestiti costosi e appariscenti; per chi ha donato abiti a persone in difficoltà.
Come abbiamo vissuto l’alloggiare i pellegrini?
Ringraziamo per coloro che hanno perso tempo e denaro nell’ascoltare lo straniero che bussava alla porta; per chi non si è accodato al coro di coloro che gridano “tornatevene da dove siete venuti” ma hanno allargato il cuore cercando di capire; per chi ha pensato di potere ospitare un rifugiato o un profugo; per chi si è interessato, ha letto, ha ascoltato non solo la ragione del buonsenso, ma anche la via più impegnativa del Vangelo.
Come abbiamo vissuto visitare gli infermi? 

Ringraziamo per coloro che hanno trovato il tempo per una visita in ospedale o in una casa di cura; per coloro che si prendono cura dei malati nelle case per anziani del nostro territorio.
Come abbiamo vissuto il visitare i carcerati?

Ringraziamo per quanti continuano a coltivare la speranza della redenzione per il cuore di ogni uomo; per chi rifiuta ogni forma di violenza compresa l’adesione alla possibilità della pena di morte o al desiderio del carcere a vita; per chi in ogni uomo vede un figlio di Dio non un nemico; per chi prega per chi fa il male.
Come abbiamo vissuto il seppellire i morti?
In questo anno abbiamo salutato tanti fratelli e sorelle, tra loro collaboratori e benefattori delle nostre Parrocchie. Ringraziamo per coloro che trovano il tempo per vivere la visita al cimitero come momento di preghiera non solo per i loro cari; per chi partecipa alle esequie anche di chi non conosce; per coloro che si ricordano di quanti sono da tutti dimenticati.
Abbiamo tanti motivi per ringraziare, tante persone che in questi mesi ci hanno ridetto con la loro vita che credere nel Dio di Gesù Cristo è davvero ciò che cambia l’esistenza, la più grande benedizione che si possa vivere, il più grande dono che si possa ricevere. Questa gratitudine chiede a ciascuno di noi un rinnovato impegno, perché le opere di misericordia non sono finite. 

Noi allora ci impegniamo:
Ad approfondire la nostra fede attraverso la catechesi e le altre proposte formative che anche nella nostra Comunità sono numerose, perché siamo capaci di rendere ragione con franchezza e umiltà della nostra fede.

A vivere frequentemente, in modo serio e preparato il sacramento della riconciliazione, facendolo diventare fondamento di un costante cammino di conversione del cuore.
A crescere nella stima reciproca, ad abbandonare sempre più un campanilismo ancorato al passato, senza gioia del presente e senza speranza e fiducia nel futuro; a ricordare che le parole feriscono, che i giudizi paralizzano, che maledire è il contrario dell’opera di Dio che è benedire.
A scegliere di trovare il modo che la nostra partecipazione alla vita della Comunità sia servizio e che l’impegno degli altri sia visto come un dono non con sospetto.
A crescere nell’amore per questo nostro mondo attraverso una cultura dell’informazione che favorisca anche i canali dell’informazione di ispirazione cristiana.
Ci impegniamo noi perché le nostre Comunità siano luogo dove sia bello vivere l’esperienza della fede. Questo è possibile se tutti decidiamo, con il nostro impegno piccolo ma quotidiano, di scegliere il Signore come guida e via della nostra vita. Allora non solo noi saremo benedetti, ma noi saremo benedizione, noi saremo per chi ci incontra uomini e donne che sanno parlare del Vangelo attraverso la loro vita. Questo è il dono più bello che possiamo offrire a questa umanità ferita ma scelta, sempre, da Dio come luogo dove fare l’esperienza più bella, quella dell’Amore. Se Dio sceglie le nostre Comunità, questo nostro mondo per abitarlo noi non possiamo tirarci indietro.
Che Dio vi benedica, tutti e ciascuno: le vostre famiglie, i vostri figli, i desideri e i sogni più profondi e più belli. Dio vi benedica nello scegliere di essere veramente quello che siamo: figli di Dio, benedetti e per questo capaci di benedizione. 

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