19 marzo 2017 - III di Quaresima

«Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto». Iniziando a leggere così uno pensa che sarà un dialogo tranquillo, che se questi hanno creduto in Lui si tratterà di approfondire le proprie conoscenze, di andare in profondità, di comprendere il messaggio di Gesù. Vediamo subito però che non è un dialogo tra amici, anzi… Diventa molto acceso, duro, con degli scambi di opinioni molto severi, anche con giudizi molto impegnativi.
La prima cosa che porto nel cuore da sempre ascoltando questa parola è questa: non basta conoscere Gesù, non basta aver aderito a Lui in qualche modo durante la vita; è necessario ogni giorno andare in profondità in questa conoscenza. Il primo pensiero che teniamo nel cuore è questo: non possiamo pensare che il nostro rapporto con Gesù sia un rapporto occasionale, episodico perché questo non ci permette di conoscerlo. D’altra parte è un po’ quello che accade anche per noi: a volte pensiamo di conoscere qualcuno a partire da alcuni episodi e ci permettiamo anche di giudicare delle persone; ma poi se siamo onesti ci accorgiamo che è un giudizio troppo superficiale. Per conoscere qualcuno bisogna dargli del tempo.
Il secondo pensiero che ci viene da questo brano è il riferimento ad Abramo: nella prima domenica abbiamo vissuto il momento delle tentazioni, il diavolo mette in difficoltà Gesù e lui vince questa difficoltà a partire dalla parola di Dio. Domenica scorsa abbiamo incontrato un altro personaggio, Gesù e la Samaritana, donna che insieme a lui fa un percorso e comprende sempre di più chi è lei e chi è Gesù. Oggi incontriamo Abramo: chi è? Lo chiamiamo Padre nella fede, non solo per i cristiani cattolici ma anche per gli ebrei e per i musulmani. Perché è importante dire che Abramo è Padre nella fede? Cos’ha fatto di così straordinario? Lui viveva in una terra ricca, che aveva tanti beni e dove c’erano tante divinità - si pregavano il dio del sole, della pioggia, il dio della terra, il dio del lavoro e della guerra, della pace e dell’amore - e ad un certo punto si è domandato se era possibile che per ogni cosa ci fosse un dio. Nel suo cuore è nata una domanda: “non è che ci sia un Dio unico, un Dio solo che posso incontrare e può illuminare tutta la mia vita, tutto quello che faccio? Ho bisogno solamente di Lui”. Allora questa intuizione ha iniziato a condividerla con chi gli era vicino - sua moglie, suo nipote - e ha lasciato la sua terra per iniziare a vagare senza sapere dove dovesse andare, e questa è la fiducia di un uomo nei confronti di un progetto che non aveva tutto chiaro ma si è lasciato illuminare e guidare dall’intuizione del cuore. Questa fede di Abramo gli fu accreditata come giustizia e la giustizia, nella Bibbia, è comportarsi come Dio vuole. L’uomo giusto è colui che si comporta come Dio vuole. Tanto che oggi è San Giuseppe e la Scrittura chiama Giuseppe l’uomo giusto, il giusto. Colui che ascolta la Parola di Dio e la fa, la compie. Per questo Gesù si scontra con i Giudei che dicono di essere figli di Abramo ma poi non fanno quello che Abramo fa, non hanno posto fiducia. Non si sono lasciati interrogare da quello che Gesù ha detto, da quello che Gesù ha fatto ma siccome Gesù era un po’ scomodo avevano deciso di metterlo fuori dalle loro vite così avrebbero potuto continuare a vivere come sempre, con le loro idee, con i loro progetti e i loro modi di pensare. È ciò che accade anche a noi: a volte abbiamo imparato alcuni modi di vivere, di pensare e non ci confrontiamo più con Gesù e ogni volta che Lui viene nella nostra vita per proporci qualcosa è ingombrante e ci dà fastidio perché ci chiede di togliere qualcosa.
Invece, scegliere di essere discepoli significa ricordare che «Gesù vi farà liberi» e l’uomo libero non è colui che fa quello che vuole ma colui che ha un progetto, una meta e orienta tutto se stesso per raggiungerla. L’uomo libero è colui che sa dove vuole andare, è colui che si lascia guidare da questo cammino perché si fida e si affida. Ma in questo cammino è possibile trovare degli ostacoli: Gesù ha vissuto le tentazioni, la donna di Samaria ha vissuto la ricerca dell’amore scegliendo di essere di tanti uomini essendo poi scontenta, i Giudei oggi vogliono essere amici di Dio, e Gesù lo sa, però sbagliano il modo.
Nel nostro racconto della pianta del Sicomoro che abbiamo messo in Chiesa e che stiamo arricchendo con le nostre rinunce, oggi incontriamo dei sassi che sono degli ostacoli nel cammino della vita ma anche del terreno perché soffocano la possibilità di crescere. Togliere i sassi è un’opera importante e impegnativa. Oggi allora vi verrà consegnata la forma di un sasso, che dice la volontà di togliere qualche cosa che è un po’ di ostacolo e ognuno sceglie cosa togliere: può essere il fatto che non sempre è sincero, che dalla sua bocca escono parole cattive, di giudizio, dal fatto che dice sempre di no a ogni proposta - vale anche per i grandi: ci sono alcuni di noi che dicono sempre di no-. Sono ostacoli che impediscono la conoscenza del Signore.
Un altro pensiero è per i nostri amici quattordicenni che oggi vivono il gesto della Consegna della Luce. È un bel gruppo di ragazzi. Noi spesso li guardiamo come coloro che non sanno prendersi degli impegni, che non sono costanti…. ma meritano invece la nostra stima e la nostra fiducia. Li accompagniamo con la preghiera, con l’affetto e con la gioia di chi li vede come il futuro della nostra Comunità ma anche il presente, ragazzi che già con la loro presenza sono importanti e preziosi.
Ci avviciniamo poi all’incontro con il Papa. Oggi ricordiamo il suo inizio di ministero apostolico e sabato molti di noi lo incontreranno ma tutti possiamo pregare perché questo incontro sia benedetto, benedetto da Dio e Luce per il cammino della nostra Chiesa Ambrosiana oltre che per il percorso personale.
Un augurio speciale infine a tutti i Papà: a quelli che sono qui, in mezzo a noi, e a quelli che sono già in Paradiso, a quelli che ci sono  padri perché ci hanno consegnato la vita e a coloro che sono padri perché ci hanno insegnato la vita. Dobbiamo trovare tutti il modo per riconoscere questo dono e per andare a ringraziare - se non fisicamente perché per alcuni non è possibile - almeno con quella gratitudine che nasce dalla preghiera e dall’amore che non si esaurisce mai, anche quando loro partono per quel Paradiso dove ci attendono.

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