5 marzo 2017 - I di Quaresima


«Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Una parola che nutre la vita, una parola che crea la vita perché poi, a nostra volta, noi siamo capaci di condividere questa esistenza con chi ci sta accanto.
Il tempo della Quaresima ci è donato perché ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, fondamento di ogni possibile cammino di conversione, cuore pulsante dell’esperienza credente. Solamente conoscendo il pensiero di Cristo, ascoltando la Sua Parola noi possiamo scegliere ciò che è bene e allontanare ciò che è male. Fuggire la tentazione che colpisce tutti, indistintamente, e che colpisce ancora di più coloro che nel cammino della vita si orientano decisamente verso il Signore: la tentazione di avere e di essere misurato da quello che si ha; la tentazione del potere e del potersi vantare di essere sopra qualcun altro; la tentazione dell’apparire che ci fa essere come gli altri dicono per venire accettati, per apparire diversi, per poter ottenere quello che ci sta a cuore e ci fa comodo. Innanzitutto, allora, ascoltatori della Parola. Oggi il Papa ci diceva se imparassimo ad usare la Bibbia come usiamo il cellulare, se tenessimo sempre in mano il Vangelo, la Bibbia per leggere quei messaggi che Dio ci dona come facciamo con il cellulare che teniamo in mano per leggere i messaggi che continuamente ci arrivano…
Il tempo della Quaresima è un tempo che ci viene indicato come tempo di conversione possibile attraverso altri strumenti: innanzitutto la preghiera. Noi preghiamo perché Gesù pregava. La preghiera come possibilità di entrare in comunione con Dio, di parlare con Lui da cuore a cuore. Un tempo apparentemente inutile che però ci permette di entrare sempre di più in una confidenza, in una familiarità con il Signore e ci permette di leggere la realtà come la legge Lui. La preghiera è la possibilità di entrare nel cuore di Dio e guardare ad ogni realtà creata come la guarda Lui, buona, a partire da noi stessi.
Abbiamo però bisogno di un altro strumento, che è il digiuno che ci aiuta a fare in modo di saper scegliere ciò che è essenziale. L’origine del digiuno cristiano sta in questo: nutrirsi è vivere. Se io rinuncio al cibo dico che la mia vita vale meno di Dio, che Lui vale più di me. Certo, Dio non vuole la mia morte, il mio malessere, ma nella capacità di rinunciare al cibo dico “Tu sei più grande, più grande di me”. Quella rinuncia, quella capacità di mettere ordine della mia vita scegliendo ciò che è più importante, scartando ciò che è di ostacolo, di inciampo, ciò che ingombra, mi permette di trasformare quella rinuncia in dono.
Così il terzo strumento è l’elemosina, la condivisione. Il frutto della mia rinuncia diventa dono per chi non ha il necessario, diventa tempo per chi ha bisogno di una mia attenzione, di una parola, dell’ascolto.
Chiediamo allora al Signore di scegliere oggi una piccola regola di vita, che ci veda protagonisti ogni giorno dell’ascolto della Parola e ci permetta di scegliere oggi quali tempi dare alla preghiera quotidiana, settimanale; ci indichi una rinuncia concreta, che ci costi per rientrare in noi stessi e perché diventi poi ciò che noi condividiamo con gli altri in un gesto concreto di carità.
Scopriremo poi che la Liturgia Ambrosiana è la liturgia che costantemente ci porta al nostro battesimo e ci chiede di riscoprire questa realtà come fondamento dell’esperienza credente. Così la Parola illumina la mia vita e fa in modo che io riscopra quotidianamente la bellezza di appartenere a un Dio che si chiama Padre. L’augurio che ci facciamo gli uni gli altri è di avere coraggio di fare questo percorso perché la meta è certa, perché la gioia della Pasqua è possibile a tutti noi.
In questo tempo poi saremo benedetti dalla visita di Papa Francesco: preghiamo perché questa presenza rinsaldi nel popolo ambrosiano una profonda comunione con Dio Padre, in Gesù suo Figlio attraverso lo Spirito e perché impariamo sempre di più ad amare e ad appartenere in modo vivo alla Chiesa. 

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