21 maggio 2017 - Anniversari di matrimonio


«Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni, rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù». È l’esperienza straordinaria di chi si lascia abitare dallo Spirito Santo. Pietro, che era stato così pauroso, così codardo di fronte al momento in cui Gesù veniva arrestato, diventa colui che di fronte a tutti con franchezza - cioè con la consapevolezza di dire una parola autentica, vera - non ha più paura di stare davanti a coloro che hanno ucciso Gesù e di dire la sua fede. Coloro che lo ascoltano sono stupiti perché hanno di fronte un pescatore e sono così colpiti dal fatto che sia semplice, senza istruzione. Non significa che dobbiamo rimanere nell’ignoranza, ma significa che quando ci lasciamo abitare dallo Spirito Santo, possiamo comprendere sempre di più il mistero di Dio e tutti noi, in forza del nostro Battesimo, siamo agiti dallo Spirito, tutti noi possiamo con franchezza dire la nostra fede. È necessario però che rimaniamo con Gesù: «riconoscevano che erano quelli che erano stati con Gesù». È Gesù che ci dona lo Spirito che ci introduce al Mistero del Padre, è la comunione con Gesù che ci permette di entrare sempre di più in profondità del mistero di Dio Trinità, perché lui ne è la rivelazione, lui ne è il Volto. Per questo noi celebriamo l’Eucaristia. Per questo ci troviamo qui oggi a celebrare insieme l’Eucaristia, per rendere grazie e per chiedere al Signore di rinnovare in noi la fiducia che Lui è il Maestro Interiore, così come abbiamo detto nella prima orazione, cioè colui che guida i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre parole e ci permette di uscire da quella situazione di follia - così chiama Paolo l’atteggiamento di coloro che guardano al Cristianesimo, a coloro che credono in Gesù Cristo come dei folli -.
Tante volte ci troviamo di fronte,  sempre di più a un atteggiamento ostile nei confronti del Vangelo. Eppure se lo prendiamo in mano, se lo leggiamo, scopriamo che nella semplicità delle indicazioni che ci offre c’è il segreto di un’esperienza di vita che sia buona, che sia bella. Tanto che Gesù ci dice che l’esito dello stare in comunione con Lui nello Spirito che ci rivela il Padre è la pace. Pace che non vuol dire assenza di conflitti, che non vuol dire assenza di problemi, che non vuol dire che ci sia qualcuno che ci vuole del male. La pace è l’atteggiamento di chi dice “io ogni giorno, alla fine della giornata, posso dire che per le mie capacità, per la forza che ho, ho vissuto bene, ho scelto il bene, ho contribuito a creare il bene”. Che bello potrebbe essere per tutti noi ogni giorno, alla fine della giornata poter dire questo della propria vita, della propria esperienza quotidiana! È l’augurio che ci rivolgiamo gli uni gli altri, perché avendo l’umiltà di lasciarci guidare dallo Spirito, trovando il tempo da dedicare a Gesù almeno ogni domenica, nella Celebrazione Eucaristica, per un momento durante la giornata, noi possiamo giungere alla conoscenza del Padre e nella Trinità vivere l’esperienza della pace.
Oggi in modo singolare noi siamo qui per dire grazie per un’esperienza che si rinnova e che ci rivela l’amore di Dio. Voi sapete che nella Scrittura spesso l’amore di Dio viene presentato come l’amore di Dio per il suo popolo attraverso un’immagine: quello dello sposo e della sposa. C’è un intero libro che, usando il linguaggio del rapporto tra uno sposo e una sposa, racconta l’amore di Dio per il suo popolo. Così Cristo viene chiamato Colui che ama la Chiesa, che è lo sposo della sposa che è la Chiesa. L’esperienza dell’amore allora come esperienza che può leggere tutta la vita e, in modo singolare, quella di quella vocazione alla vita e all’amore che è il matrimonio.  

Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio. Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei.
Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola: «Amala» e tacque.
«Ma io non provo più nulla per lei».
«Amala», ripeté il saggio.
Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse:
«Amare è una decisione, non solo un sentimento. Amare è dedicarsi ed offrirsi; amare è un verbo e il frutto di questa azione è l’amore. L'amore è simile al lavoro di un giardiniere: egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno, coltiva, innaffia e cura con pazienza. Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione, ma non abbandona mai il suo giardino. Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila. Questo è tutto. Amala».

La vita senza amore potrebbe avere conseguenze di questo tipo:
l'intelligenza senza amore ti renderebbe insensibile.
La giustizia senza amore ti renderebbe ipocrita.
Il successo senza amore ti renderebbe arrogante.
La ricchezza senza amore ti renderebbe avaro.
La docilità senza amore ti renderebbe servile.
La bellezza senza amore ti renderebbe superbo.
L'autorità senza amore ti renderebbe tiranno.
Il lavoro senza amore ti renderebbe schiavo.
La preghiera senza amore ti renderebbe arido.
La fede senza amore ti renderebbe fanatico.
La croce senza amore si convertirebbe in tortura.
La vita senza amore non avrebbe alcun senso.

Nella vita per tutti noi l’amore è tutto e oggi voi, che siete qui a ringraziare il Signore per il vostro cammino di vita, ci dite attraverso la scelta quotidiana del vostro amore, che questo è vero e che anche se qualche volta ce lo dimentichiamo, anche se qualche volta non è sempre così luminoso, tuttavia quello che avete scelto (5, 10, 15, 20… fino a 60 anni fa) è vero e che quel gesto è così autentico che per Dio è eterno, indissolubile, per sempre. Noi vi ringraziamo per aver scelto di amarvi, per aver scelto di dire grazie al Signore con noi in questo giorno. Insieme a voi ricordiamo anche quelle coppie che oggi non sono venute, per tanti motivi e ne ricordo uno solo, quello che ci fa un pochino più soffrire ma ci fa guardare anche con grande affetto a loro: alcune coppie non sono venute perché o uno o l’altro sono malati, avrebbero voluto essere qui ma non possono. Il nostro sguardo, il nostro cuore si apre a tutti coloro che nella nostra Comunità avrebbero voluto vivere bene con noi questo momento ma non possono: la nostra preghiera, la nostra amicizia, la nostra stima per loro con tutto il cuore.

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