28 maggio 2017 - Professione di Fede


«Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero». Noi veniamo all’Eucaristia ogni domenica perché i nostri occhi siano aperti, perché facciamo in fretta a dimenticarci di Dio, facciamo in fretta a dimenticarci della Sua Parola. Ogni volta che noi celebriamo l’Eucarestia riviviamo quello che hanno vissuto questi due discepoli: all’inizio lo smarrimento, la delusione, la rabbia… Ormai tutto quello che avevano costruito è distrutto. Certo, c’è questa notizia che Gesù sia risorto ma prove non ce ne sono, non l’hanno visto. Questo momento è un po’ come quello che viviamo all’inizio della Messa: veniamo qui e portiamo la nostra vita, le cose belle che abbiamo vissuto, le parole belle che abbiamo ascoltato ma anche le nostre fatiche, le nostre indecisioni, i nostri dubbi, anche quel dubbio che a volte ci assale “ma Dio veramente esiste? Veramente quello che ci è stato insegnato è vero?”.
Poi ascoltiamo la Parola di Dio e questa Parola nei due discepoli ha un effetto straordinario: scalda il cuore, fa ardere il cuore. Per noi non è sempre così, anche perché a volte ascoltiamo in maniera distratta e il rischio è che questa Parola non ci arrivi, ma questa Parola è di Dio e può accadere anche che rimanga dentro di noi e, in un momento che non ci aspettiamo, possa generare in noi davvero un fuoco, uno sguardo diverso, un’interpretazione diversa della realtà che ci circonda. Poi, ancora, l’Eucaristia come lo spezzare del pane: lo riconobbero, si aprirono loro gli occhi mentre spezzava il pane e in quel momento videro solamente quel segno. Come per noi, ogni domenica, quando spezziamo il pane e ci rimane solamente questo segno e non altri. Questo segno si ripete sempre, di domenica in domenica, a ricordarci la presenza di Dio vivo in mezzo a noi. Non possiamo però fermarci qui, bisogna andare a dirlo a tutti come hanno fatto i due discepoli di Emmaus, che una volta incontrato Gesù tornano indietro di notte per andare a dire “abbiamo visto il Signore”, “lo abbiamo incontrato noi”.
Oggi davanti all’altare ci sono alcuni ragazzi della nostra Comunità: sono coloro che hanno raccolto un invito, quello di continuare il cammino del Battesimo, della Cresima per compiere questo gesto della Professione di Fede. Sono una parte di quel gruppo che due anni fa ha vissuto la Cresima; altri ragazzi hanno deciso di non continuare questo tipo di percorso, altri si sono lasciati convincere da qualche amico che gli ha detto che è inutile, che sono cose che non servono per la vita, che sono cose da bambini….; oppure altri si sono lasciati influenzare da qualche adulto che hanno incontrato nella scuola, nella famiglia, nei luoghi in cui si vivere normalmente, probabilmente loro gli hanno detto che sono cose che non servono a vivere, ma che l’importante è avere la salute, andare bene a scuola, riuscire in qualche attività, qualche hobby… la domenica è fatta per altro; oppure qualcuno non se la sente perché è troppo impegnativo, perché non si sente pronto di dire con forza di volere essere discepolo del Signore. A questi ragazzi noi diciamo che siamo lieti che siano qui, perché hanno fatto un cammino, un percorso, ognuno il proprio. Siamo lieti di dire loro che c’è una stima da parte di tutta la Comunità e che li sostiene: i loro genitori, i loro catechisti, tutti noi oggi siamo qui intorno a loro per dire che crediamo che la loro professione di fede, per quanto semplice e piccola sia, è importante e preziosa per la loro vita e per tutta la Comunità. Per questo abbiamo invitato anche i ragazzi più grandi, gli amici che fanno parte del gruppo degli adolescenti e dei giovani per animare questa messa e dire “insieme possiamo camminare nella conoscenza sempre più grande del Signore”.
Incontrerete sicuramente qualcuno che vi dirà che Dio non esiste, che Dio non c’è, che non si può dimostrare. Vi racconto un aneddoto attribuito a uno scienziato, il suo nome è Einsten. Questo aneddoto nasce all’interno di una scuola, come a volte accade all’interno delle nostre scuole dove si incontra qualche professore che dice di essere non credente e vuole convincere i suoi giovani delle proprie motivazioni.

Durante una conferenza tenuta per gli studenti universitari, un professore ateo dell’Università di Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto quello che esiste?”
Uno studente diligentemente rispose: “Sì certo!”.
“Allora Dio ha creato proprio tutto?” – Replicò il professore.
“Certo!”, affermò lo studente.
Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male”.
Gli studenti ammutolirono a questa asserzione. Il professore, piuttosto compiaciuto con se stesso, si vantò con gli studenti che aveva provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era un mito.
Un altro studente alzò la sua mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?”.
“Naturalmente!” – Replicò il professore.
Lo studente si alzò e disse: “Professore, il freddo esiste?”.
“Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?”. Gli studenti sghignazzarono alla domanda dello studente.
Il giovane replicò: “Infatti signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Ogni corpo od oggetto può essere studiato solo quando possiede o trasmette energia ed il calore è proprio la manifestazione di un corpo quando ha o trasmette energia. Lo zero assoluto (-273 °C) è la totale assenza di calore; tutta la materia diventa inerte ed incapace di qualunque reazione a quella temperatura. Il freddo, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo… se non abbiamo calore”.
Lo studente continuò: “Professore, l’oscurità esiste?”.
Il professore rispose: “Naturalmente!”.
Lo studente replicò: “Ancora una volta signore, è in errore, anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Infatti possiamo usare il prisma di Newton per scomporre la luce bianca in tanti colori e studiare le varie lunghezze d’onda di ciascun colore. Ma non possiamo misurare l’oscurità. Un semplice raggio di luce può entrare in una stanza buia ed illuminarla. Ma come possiamo sapere quanto buia è quella stanza? Noi misuriamo la quantità di luce presente. Giusto? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando la luce… non è presente”.
Finalmente il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?”.
A questo punto, titubante, il professore rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo vediamo ogni giorno. E’ nella crudeltà che ogni giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nella moltitudine di crimini e di atti violenti che avvengono ovunque nel mondo. Queste manifestazioni non sono altro che male”.
A questo punto lo studente replicò “Il male non esiste, signore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio. E’ proprio come l’oscurità o il freddo, è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore. E’ come il freddo che si manifesta quando non c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce”.


Qualcuno potrebbe dire “è troppo semplice spiegare così l’esistenza di Dio”.
Quello che voglio dirvi, ragazzi, è questo: Dio non è una realtà che si conosce una volta per sempre nella vita, non è un conoscenza scolastica, non è una competenza. Dio è un’esperienza e per noi questa esperienza ha un nome, un Volto, una storia: Gesù Cristo. Nella misura in cui voi lascerete che la vostra vita sia incontro quotidiano con Gesù Cristo, allora la vostra vita sarà uno spettacolo. Potrete sbagliare, potrete allontanarvi dalla strada, potrete a volte anche dubitare, pensare che in fondo sono cose da bambini ma riscoprirete sempre, come per i discepoli di Emmaus, che c’è una parola che scalda il cuore, che c’è un segno che apre gli occhi su ciò che non vediamo immediatamente e che c’è una possibilità di vivere la vita o seduti sul divano - come direbbe il Papa -  oppure capaci di rendere tutto quello che è vostro nella vostra straordinaria e meravigliosa vita un regalo. Qualsiasi cosa farete, in qualsiasi luogo abiterete ma con l’ardore nel cuore della Parola e con gli occhi della fede saprete trasformare ogni realtà e renderla spettacolare. E anche se ora non tutto è così chiaro sappiamo bene come il cammino della vita non è un evento che si gioca la domenica mattina. Avete tutta la strada da percorrere. A tutti noi genitori, catechisti, a tutta la Comunità il compito di mostrare che questo cammino è possibile e soprattutto che questo cammino riempie di gioia. Altrimenti, perché compierlo? L’augurio che vi faccio è che anche voi possiate sentire grande il desiderio di uscire e di andare a dire a tutti che avete visto il Signore! E lo avete visto nell’amore dei vostri genitori, nell’affetto dei vostri amici, nella preghiera dei vostri catechisti ed educatori, nella bellezza di ciò che vi circonda, nella grandezza del bene che c’è nel vostro cuore. Che il Signore vi accompagni e vi benedica!

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