18 giugno 2017 - II dopo Pentecoste


«È scritto amerai il prossimo e odierai il nemico. Ma io vi dico “amate i vostri nemici”». Il Vangelo è qui, è tutto qui: amatevi perché altrimenti l’esito di un cammino diverso da questo sarà la distruzione; altrimenti la vittoria sarà sempre del più violento, del più armato, del più crudele. Gesù nel Vangelo vuole eliminare il concetto stesso di nemico perchè la violenza produce violenza, come una catena infinita. Gesù dice “io scelgo di spezzare questa catena, di non replicare sugli altri ciò che ho subìto ed è così che divento pienamente libero”.
Nella Scrittura troviamo espressioni che ci avvicinano al buon senso e che ci vanno bene, come “occhio per occhio, dente per dente” ed era già tantissimo perché avevamo ascoltato, sempre nella Scrittura, come Lamech, figlio di Caino, diceva “ho ucciso un uomo per una scalfittura e un ragazzo per un mio livido” ma Gesù arriva a dirci che quando ricevi uno schiaffo non devi rispondere con uno schiaffo ma, anzi, devi essere disposto a riceverne un altro. Questo porgere l’altra guancia non significa essere un molle, un pavido ma significa piuttosto essere disarmato, non incutere paura. Gesù non ci propone di essere dei deboli ma di essere autori di un’iniziativa coraggiosa. Riallaccia le relazioni, fai il primo passo, perdona, ricomincia, metti nella condizione di legare di nuovo quei legami che si sono allentati o spezzati: questo è il Vangelo. Noi che siamo di Cristo, veniamo all’Eucaristia per celebrare proprio questo: Gesù che vive così, che muore così e che vive per sempre così.
Il Vangelo è esigente e non possiamo stracciarne alcune pagine, dobbiamo vivere costantemente nella tensione di poterlo abbracciare tutto. Ciò non significa che ogni giorno sarà così, che in ogni istante saremo come il Vangelo ci offre di essere. Certamente ciò che cambierà il nostro cuore - anche il cuore di chi in questo momento custodisce un rancore, un rifiuto, anche chi costantemente ha un nemico che gli pesa sul cuore - è la tensione a scegliere il Vangelo come via che porterà non in modo magico ma in modo grazios, a fare esperienza di essere uomini e donne di pace. La santità passa attraverso la scelta di vivere pienamente il Vangelo e la santità non è fatta di miracoli, di gesti straordinari ma è la fedeltà quotidiana a quello che sono, alla mia vocazione, all’affetto per le persone che mi sono affidate, al mio lavoro, alla mia comunità, a tutto ciò che mi riguarda e lo vivo in pienezza con tutto l’amore di cui sono capace. Non si tratta di un precetto, non si tratta di un dovere. Noi siamo stati creati ad immagine del Dio libero, che sceglie di dare la vita per poi riprenderla di nuovo. È la forza di Dio che ci sostiene, perchè se noi dicessimo che questo Vangelo non è vero, non è possibile, negheremmo il sacrificio di tanti uomini e donne, fratelli nella fede, che nell’arco della storia del cristianesimo hanno mostrato che è possibile vivere come Gesù. Da Stefano fino ai giorni nostri, dove il cristiano comprende che l’amore di Dio è il cuore della sua vita, è più grande della sua vita stessa. Il centro di tutto sta nel contemplare questo Padre che fa sorgere il suo sole su tutti, sui cattivi e sui buoni, sui giusti e sugli ingiusti perchè nel suo cuore è nascosto il segreto dell’amore che è senza confini, e perchè Lui sa che noi abbiamo ereditato questo suo stesso amore, e perché Lui sa che noi possiamo amare come lui ama. Veniamo a chiedere nell’Eucaristia questa consapevolezza, questa forza perché altrimenti questa parola amerai il tuo nemico ci suona così dura e difficile e lontana e ci fa pensare che il Vangelo non sia possibile.
Verrà il giorno, io ne sono certo, in cui il nostro cuore che ha fatto fatica a imparare ad amare, sarà il cuore stesso di Dio e allora saremo capaci di un amore che rimane in eterno. Questo è quello che mi spinge ogni giorno a scegliere di affrontare la vita cercando di compiere il bene, di non rassegnarmi a un male che sembra sempre troppo arrogante, presuntuoso, troppo forte da vincere. La fiducia che il mio cuore sarà come quello di Dio mi spinge ogni giorno a scegliere di amare anche ciò che non è amabile, anche ciò che mi dà fastidio sapendo che in quel gesto, dove non c’è niente di eroico ma c’è tanto di amore, io compio la bellezza del regno di Dio in mezzo al suo popolo.
Mentre chiediamo al Signore la forza di vivere in pienezza il Vangelo, abbiamo anche il coraggio di mettere qui sull’altare del Signore quelle persone che in questo momento facciamo fatica ad amare, quelle persone che non sopportiamo, di cui parliamo male, quelle persone che vorremmo non ci fossero in questo momento nella nostra vita e chiediamo che sia il Signore a fare breccia nel nostro cuore, a rinnovare in noi la fiducia nella forza del suo amore e a renderci come lui capace di un amore senza confini.

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