4 giugno 2017 - Pentecoste


«Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra».
Questo riconoscere la presenza di Dio Spirito Santo nella nostra vita, intorno a noi e in noi è il grande dono di questa Pentecoste, che abbiamo preparato nei cinquanta giorni del tempo Pasquale. Oggi siamo qui per chiedere al Signore di rinnovare in noi la consapevolezza di essere uomini e donne secondo lo Spirito. Spirito che nella Scrittura ci viene presentato in modi diversi, per dirci che non si può contenere, non si può pensare di definire in un unico modo Dio ma sempre ci sorprende.
Così il Vangelo ci racconta, anche attraverso le parole di Gesù, come lo Spirito sia una presenza che consola, lieve come una carezza del cuore, una presenza discreta che va accolta con attenzione perché non fa chiasso, non fa rumore.
Abbiamo ascoltato anche negli Atti degli Apostoli questa presenza mite forte, un’energia che si manifesta nel fuoco per dire come lo Spirito spalanchi sempre verso orizzonti nuovi, che non si può contenere dentro la paura di un cenacolo, di una stanza ma ti spinge fuori perché possa essere testimone per tutti della presenza di Dio. San Paolo ci ha detto che lo Spirito è un dono diverso per ciascuno, che rende ciascuno di noi bello e geniale, con una vocazione che è la sua stessa persona ma poi proprio il salmo ci ha detto che questo Spirito invade tutta la terra e ci riporta all’origine, quando lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque ed è presenza che dà vita, che vivifica, che fa in modo che nessuno e niente non possa essere abitato da questa presenza mite e forte. Noi diciamo nella Liturgia che lo Spirito Santo fa vivere e santifica l’universo.
Ci rendiamo anche conto che se già è difficile accostarsi al Mistero Trinitario - un unico Dio che si rivela come Padre e Figlio e Spirito Santo - tra le persone della Trinità lo Spirito Santo è quello che ci rimane più oscuro, meno conosciuto. Sia per la nostra tradizione occidentale che lo ha dimenticato, a differenza del cristianesimo d’oriente che è pervaso invece da una presenza costante di riferimento allo Spirito Santo, sia perché davvero per noi è difficile cogliere tutta la forza e l’importanza della presenza dello Spirito in noi. Eppure dal giorno del nostro Battesimo noi siamo uomini e donne che vivono nello Spirito, che sono agite dalla presenza di Dio, maestro interiore che ci permettere di arrivare a comprendere, a riportare al cuore parole e gesti di Gesù affinché diventino i nostri. Così noi possiamo imitare gli Apostoli nel giorno di Pentecoste quando, invasi da questa presenza di Dio, si sentono buttati fuori da quel luogo di paura, luogo che certo era significativo per loro ma che diventava più che un luogo di ripartenza un luogo di chiusura, più che una rampa di lancio una gabbia. Escono da quel luogo e iniziano a parlare e tutti possono comprendere. I nomi che sono stati elencati rappresentano i nomi dei popoli allora conosciuti, per dire che il messaggio del Vangelo può arrivare a ogni uomo e tutti possono sentire, possono capire quel messaggio. Allora la nostra preoccupazione non è quella di imparare tutte le lingue perché in realtà la Chiesa, che abita il mondo intero, parla tutte le lingue. Il nostro desiderio è di essere testimoni autentici della presenza di Dio in noi e, che attraverso di noi, giunge al cuore di ogni uomo. Questo Spirito Santo Paraclito, consolatore, che ci aiuta a stare nel mondo, pur con le sue fatiche e contraddizioni, pur nell’esperienza dolorosa del peccato come chi non è mai abbandonato e solo. Lo Spirito Santo ci è dato non perché Dio vuole che siamo orfani ma proprio per dirci la sua vicinanza, il suo non lasciarci soli.
Ciascuno di noi oggi è chiamato a domandarsi “ma che rapporto ho con lo Spirito Santo?”, “quale presenza è nella mia vita?”, “lo sento come realtà che guida il mio cuore, la mia intelligenza?”, “lo sento come una carezza del cuore, come una presenza mite e forte nella mia esistenza?”, “lo invoco? Chiedo il suo aiuto? Mi affido a lui? Lo sento davvero guida nel mio cammino?”, “quali sono i doni dello Spirito che riconosco in me?”, “quali sono quegli aspetti nella vita spirituale che poi, ricadendo nella vita di tutti i giorni, riconoscono essere dello Spirito? Ciò che mi permette di dire ‘questo è frutto dentro di me di una costante attenzione all’ascolto della Parola, a vivere l’Eucaristia con interesse e con forza”. Poi mi domando “ma io credo che lo Spirito del Signore avvolge tutto l’universo? Che sguardo ho sul mondo, sulla realtà? Sono un di quelli che ha lo sguardo pieno di tristezza, di disincanto, di disillusione oppure credo che il Signore continui ad essere presenza che vivifica e santifica tutto l’universo, a partire dalla mia esistenza?”. “Quale forza sento nel cuore per andare ad annunciare la mia appartenenza al Signore? Sento che sono chiamato ad essere testimone, là dove sono, di una presenza di Dio che continua a esortarmi a sceglierlo come unico Signore della vita?”.
L’augurio che ci facciamo, io per primo a me stesso e a voi, è che questa festa non passi senza lasciare un segno: voi sapete che nell’arco dell’anno liturgico la festa di Pentecoste è una tra le più importanti perché ci permette di riportare al cuore il mistero della Pasqua. Chiediamo al Signore di viverla con intensità e che ciascuno di noi possa rinnovare la propria adesione al Signore. Invochiamo lo Spirito prima di compiere un’azione, prima di un incontro faticoso, prima di fare una scelta impegnativa, prima di dire una parola a un fratello, a un amico, a un figlio, a uno sposo a una sposa, prima di iniziare un viaggio, prima di cambiare qualcosa di importante nella propria vita… Costantemente chiediamo aiuto lo Spirito: non si sostituirà mai a noi ma ci darà sempre la possibilità di scegliere secondo il cuore di Dio. Questo sicuramente può essere per noi fonte di autentica consolazione.

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