15 settembre 2017 - B.V. Maria Addolorata
Tutti noi potremmo parlare di un’esperienza di sofferenza, dai più piccoli ai più grandi. Forse chi ha accumulato più anni ancora di più. Tutti noi potremmo raccontare di come la sofferenza legata alla malattia, all’esperienza della morte, all’insuccesso, al fallimento, al tradimento, all’ingiustizia può creare un vuoto così profondo nel cuore, tanto che quelle spade che vediamo nel cuore di Maria, che quando guardiamo possono essere così distanti dalla nostra sensibilità, in realtà se ci pensiamo in qualche momento le abbiamo vissute. Pensando che Maria porta tutte queste sofferenze perchè partecipa alla Passione di Cristo non solo perché si trova ai piedi della croce ma perchè ha un cuore che è diventato sempre di più capace di sentire come Dio, lei che il cuore di Dio l’ha custodito dentro di sé.
Maria è colei che conosce il dolore, tutto il dolore. Lo conosce anch’ella per differenza perchè non lo può creare, non lo può fare ma lo subisce: «anche a te una spada trafiggerà l’anima».
«Guardate se c’è un dolore più grande del mio dolore». Tutti noi potremmo raccontare della sofferenza e anche magari di qualche momento in cui abbiamo messo il nostro cuore nel cuore di Maria; tutti noi abbiamo un’immagine della Madonna che ci è cara, un luogo dove tornare, una preghiera da ripetere perchè Maria è colei che ci è stata data come mamma «Ecco tuo Figlio, ecco tua Figlia». In quel dono fatto a Giovanni ci siamo tutti e come Giovanni la prese tra ciò che gli stava più a cuore, così anche a noi è chiesto di prendere con noi Maria.
Questo giorno è stato per me un giorno in cui sentire tutta la fatica di portare il dolore di alcuni dei nostri amici delle nostre Comunità: non solo di essere chiamato a portarlo ma di scoprire come si è insufficienti davanti al pianto di una mamma che teme per la vita della sua figlia, tormentata da un tumore, come i giorni, i tempi cambiano completamente e come non c’è nessuna parola se non un abbraccio, la delicatezza di una carezza e la promessa reale di una preghiera. Poi il dolore di un uomo che perde la propria sposa dopo settant’anni di vita insieme, uno smarrimento composto ma tutti noi che abbiamo vissuto una perdita sentiamo come sia grande, a volte pesantemente grande, la fatica di portare questo momento anche se hai accanto i figli, i nipoti che ti sostengono, ti incoraggiano perchè anche loro hanno bisogno di una parola buona, anche loro hanno bisogno di essere sostenuti. La speranza della Risurrezione c’è, la fede nella vita eterna c’è ma la fatica non ci è tolta. Poi ancora portare l’unzione a chi hai visto in questi anni venire a celebrare l’Eucaristia e vedere l’amore del tempo dedicato a un corpo che si rannicchia in un letto, che si trasforma e così quella voce che hai ascoltato dire parole di benedizione ora esprime parole di fatica, di sofferenza, di lamento. Questo dolore oggi lo portiamo davanti al Signore e chiediamo che il cuore di Maria ci aiuti a condividerlo. Abbiamo bisogno, in questo tempo in cui ci viene proposto un modo di vivere che abbandona le strade della condivisione del dolore, di tornare alla scuola di Maria, colei che si fa carico della sofferenza degli altri, colei che sotto la croce c’è e non può fare nulla ma rimane e il Signore Gesù lo sa. Stare ai piedi della croce così, senza dire nulla, con il volto rigato di lacrime, con un cuore che scoppia di dolore, con uno sguardo perso ma presenti, lì, fedeli.
«In quell’ora stavano presso la Croce»: chiediamo al Signore di avere un cuore sempre di più come quello di Maria che sa stare presso il dolore, non solo quello di chi ci sta accanto ed è nostro familiare, nostro amico ma anche il dolore che non conosciamo, che non ci sfiora neppure o, più tremendamente, a quello a cui ci siamo abituati, come le notizie che ci vengono da ogni parte del mondo e ci parlano di una violenza cieca, assurda che nega non solo Dio ma anche l’uomo. Chiediamo a Maria, lei che sta presso la croce di stare anche presso il nostro cuore per continuare a spingerlo verso coloro che hanno bisogno di una parola buona, di un silenzio amico, di una carezza dolce e della promessa, mantenuta, di una preghiera.
Maria è colei che conosce il dolore, tutto il dolore. Lo conosce anch’ella per differenza perchè non lo può creare, non lo può fare ma lo subisce: «anche a te una spada trafiggerà l’anima».
«Guardate se c’è un dolore più grande del mio dolore». Tutti noi potremmo raccontare della sofferenza e anche magari di qualche momento in cui abbiamo messo il nostro cuore nel cuore di Maria; tutti noi abbiamo un’immagine della Madonna che ci è cara, un luogo dove tornare, una preghiera da ripetere perchè Maria è colei che ci è stata data come mamma «Ecco tuo Figlio, ecco tua Figlia». In quel dono fatto a Giovanni ci siamo tutti e come Giovanni la prese tra ciò che gli stava più a cuore, così anche a noi è chiesto di prendere con noi Maria.
Questo giorno è stato per me un giorno in cui sentire tutta la fatica di portare il dolore di alcuni dei nostri amici delle nostre Comunità: non solo di essere chiamato a portarlo ma di scoprire come si è insufficienti davanti al pianto di una mamma che teme per la vita della sua figlia, tormentata da un tumore, come i giorni, i tempi cambiano completamente e come non c’è nessuna parola se non un abbraccio, la delicatezza di una carezza e la promessa reale di una preghiera. Poi il dolore di un uomo che perde la propria sposa dopo settant’anni di vita insieme, uno smarrimento composto ma tutti noi che abbiamo vissuto una perdita sentiamo come sia grande, a volte pesantemente grande, la fatica di portare questo momento anche se hai accanto i figli, i nipoti che ti sostengono, ti incoraggiano perchè anche loro hanno bisogno di una parola buona, anche loro hanno bisogno di essere sostenuti. La speranza della Risurrezione c’è, la fede nella vita eterna c’è ma la fatica non ci è tolta. Poi ancora portare l’unzione a chi hai visto in questi anni venire a celebrare l’Eucaristia e vedere l’amore del tempo dedicato a un corpo che si rannicchia in un letto, che si trasforma e così quella voce che hai ascoltato dire parole di benedizione ora esprime parole di fatica, di sofferenza, di lamento. Questo dolore oggi lo portiamo davanti al Signore e chiediamo che il cuore di Maria ci aiuti a condividerlo. Abbiamo bisogno, in questo tempo in cui ci viene proposto un modo di vivere che abbandona le strade della condivisione del dolore, di tornare alla scuola di Maria, colei che si fa carico della sofferenza degli altri, colei che sotto la croce c’è e non può fare nulla ma rimane e il Signore Gesù lo sa. Stare ai piedi della croce così, senza dire nulla, con il volto rigato di lacrime, con un cuore che scoppia di dolore, con uno sguardo perso ma presenti, lì, fedeli.
«In quell’ora stavano presso la Croce»: chiediamo al Signore di avere un cuore sempre di più come quello di Maria che sa stare presso il dolore, non solo quello di chi ci sta accanto ed è nostro familiare, nostro amico ma anche il dolore che non conosciamo, che non ci sfiora neppure o, più tremendamente, a quello a cui ci siamo abituati, come le notizie che ci vengono da ogni parte del mondo e ci parlano di una violenza cieca, assurda che nega non solo Dio ma anche l’uomo. Chiediamo a Maria, lei che sta presso la croce di stare anche presso il nostro cuore per continuare a spingerlo verso coloro che hanno bisogno di una parola buona, di un silenzio amico, di una carezza dolce e della promessa, mantenuta, di una preghiera.
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