24 settembre 2017 - IV domenica dopo il martirio di San Giovanni

Ci sono modi diversi di dire il momento che stiamo celebrando ora. Quello più comune è “Santa Messa” dove questa parola fa riferimento al saluto finale che il sacerdote diceva in latino “Ite, Missa est: Andate, la Messa è finita” con l’invito a essere mandati ad annunciare quello che era stato celebrato. Poi sono arrivato in questa comunità e ho trovato qualcuno che chiama l’Eucaristia “Divin Sacrificio”, un modo che collega all’Antico Testamento, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura: l’immagine più forte è quella del sacrificio che veniva fatto del tempio, si immolavano degli animali e si bruciavano sugli altari con l’idea che poi salisse verso il cielo, il profumo l’odore di quello che era stato consumato dal fuoco e questo nutrisse Dio. Più comunemente usiamo l’espressione “Celebrazione Eucaristica” dove con questa modalità diciamo che la Messa non è solamente una parte ma è un insieme di riti di parole, di gesti che fanno riferimento all’Eucaristia, che è la presenza reale, viva di Gesù in mezzo a noi. questa parola vuol dire “rendere grazie”.
La domanda fondamentale per noi oggi, per me, è che cos’è per me l’Eucaristia? Abbiamo ascoltato delle Letture che ci hanno condotto a guardare a Dio come colui che interviene nella storia degli uomini, «se si squarciasse il cielo, se tu scendessi in mezzo a noi…». E poi il profeta dice “tu ti prendi cura di noi e ci modelli come è l’argilla”: questa immagine ci dice la volontà di intervenire nella nostra storia e di modellarla in modo che noi possiamo arrivare a un compimento. La Scrittura di oggi ci dice che non è più sufficiente quel sacrificio che veniva fatto nel tempio, ma è necessario che qualcuno si faccia lui stesso sacrificio perché l’uomo possa trovare alla propria vita un senso. Gesù ha la pretesa di essere questa risposta di senso alla vita. Non è sufficiente mangiare, avere il cibo per essere vivi perché poi uno si domanda “perché sono vivo?”, “perché esisto?”. Se anche noi dovessimo riuscire - sarebbe già una cosa straordinariamente bella - a dare a tutti la possibilità di mangiare poi dovremmo farci anche carico della domanda che c’è nel cuore di ogni uomo “che cosa ci faccio qui?”, “qual è il senso della mia vita?”. Per questo è importante che noi ci domandiamo chi è, che cos’è l’Eucaristia per me? Gesù ha la pretesa di essere la risposta alla domanda dell’uomo: «chi mangia di questo pane - questo pane che viene dal Cielo - non avrà più fame» dove questa fame non è quella del corpo. Gesù rimprovera coloro che lo vengono a cercare, perché avevano mangiato gratuitamente tutti quanti moltissimo e volevano andare a farlo diventare re: ci si può far scappare chi ti dà da mangiare gratis? Ma Gesù dice: “non è questa la realtà che io vi propongo. Il Padre, Dio, ha dato ai vostri padri la manna”, questo cibo che sostentava il cammino di Israele nel deserto. Davanti a quel cibo Israele si domandava cosa fosse perché non conosceva quella realtà, così Gesù chiede a coloro che ha davanti di domandarsi “Chi sono Io per te? Non posso essere semplicemente uno che ti sfama dalla fame che accompagna la vita di ogni uomo nei suoi bisogni biologici. Io sono di più. Io sono il Pane che viene dal Cielo”. Oggi ci domandiamo, partecipando all’Eucaristia, cosa significhi vivere questo momento. Magari siamo abituati a venirci - allora è una buona abitudine -, oppure a volte facciamo fatica a partecipare. Ma se non rispondiamo veramente alla domanda Chi è Gesù per me? Che cos’è l’Eucaristia per me? non riusciremo mai a partecipare pienamente a questo momento. Sono certo che, nel momento in cui uno scopre che l’Eucaristia è importante per sé allora anche alcune condizioni esteriori vengono un po’ meno: il luogo, il sacerdote, i canti… perché ciò che è decisivo è il mio incontro con Gesù, è la possibilità che lui metta nel mio cuore la risposta definitiva alle domande più grandi che ho. Questa è la pretesa di Gesù.
Chiediamo al Signore allora di aiutarci a vivere così l’Eucaristia, mettendoci tutto il cuore di cui siamo capaci. È lui stesso che prende quello che noi offriamo - questa povera argilla - e la modella, la fa vivere, ci nutre. Chiediamo al Signore che rinnovi in noi la consapevolezza che siamo beati perché invitati alla Cena del Signore e che nella misura in cui il nostro cuore si apre a questo incontro allora la vita cambia e abbiamo davvero il desiderio di andare mandati a dire agli altri quella che è la nostra esperienza, non con la pretesa di convertire alcuno ma con il desiderio di far partecipi coloro che incontriamo della bellezza che abbiamo vissuto. È l’augurio che ci rivolgiamo oggi e che rivolgiamo al Signore per il nostro Arcivescovo che oggi inizia ufficialmente in suo ministero nella nostra Diocesi. È l’augurio che rivolgiamo al Signore per i giovani diaconi che questa sera iniziano il cammino verso l’ordinazione diaconale: loro, che diventeranno ministri dell’Eucaristia, sappiano riconoscere, nella povertà di questo segno che però nasconde la grandezza di Dio, il cuore della propria vita, perché domandandosi Cos’è per me l’Eucaristia sappiano raccontare del loro amore per Dio a tutti coloro che incontreranno. 

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