3 settembre 2017 - I domenica dopo il martirio di S. Giovanni
Chi è Giovanni il Battista? Chi è dunque costui di cui sento parlare? Subito questa domanda ci fa venire in mente il padre di re Erode, Erode il Grande, che alla notizia della nascita di Gesù si domanda «chi è costui?» e l’incontro con i Magi lo fa diventare ancora più inquieto tanto da arrivare a compiere quel delitto orribile che è la strage degli innocenti.
La domanda che c’è nel cuore di Erode ci rivela come non sempre tutte le domande hanno le risposte che aiutano a vivere bene la vita. A volte le domande poste in modo sbagliato danno risposte sbagliate; la confusione poi che riempie il cuore di pregiudizio, di sospetto, conduce a non saper dare il giusto valore all’altro e quindi a creare dentro di sé una sorta di paura che diventa così grande da arrivare a fare del male all’altro. Il primo pensiero che ho nel cuore è questo: siamo chiamati a guardarci di più con stima, non con sospetto, non con timore, non con paura. Siamo chiamati a togliere dal nostro cuore la confusione che nasce dalle parole gridate, dai giudizi affrettati, da quelle posizioni dure che non ci fanno più guardare alla realtà con gli occhi di Dio.
Erode non riesce a capire questa pretesa perché lui sa di aver fatto un gesto molto forte, quello di far uccidere Giovanni il Battista e si domanda ma chi è adesso questa persona che continua l’opera di Giovanni, anzi che ancora di più crea. Subito ci viene in mente come Gesù ad un certo punto abbia domandato ai suoi amici «ma voi chi dite che io sia?» perché la gente dice tante cose, ma voi? Queste domande di Erode ci invitano a tenere nel cuore una domanda su Gesù: chi è per noi Gesù? Chi è colui che noi chiamiamo Signore della nostra vita? Cosa siamo disposti a mettere in gioco realmente di noi stessi nel cercare di creare comunione? La verità della nostra risposta a questa domanda fa in modo che possiamo poi sperimentare anche l’ultima parte del Vangelo quando Gesù, vedendo tornare coloro che avevano inviato, ascoltando le loro parole, dice loro venite in disparte, stiamo un po’ tranquilli. Facciamo in modo che tutte le esperienze che abbiamo vissuto riusciamo a tenerle nel cuore perché illuminino poi le altre scelte piccole, perché quando io ho risposto davvero alla domanda “chi è Gesù per me?” allora, in quel momento, posso provare gioia e pace, posso scoprire che il Vangelo non è una serie di precetti che mi mettono in difficoltà ma è possibilità gioiosa di dare senso al tempo che vivo, di fare in modo che ogni esperienza che faccio sia illuminata da una parola che ha a cuore unicamente il mio bene, la mia felicità. Allora posso anche affrontare momenti difficili, oscuri, dolori grandi, sofferenze che non comprendo non come un supereroe ma come Gesù che le ha prese su di sé, le ha portate su di sé e le ha vinte attraverso il dono di sé. Stare in disparte con il Signore non è una perdita di tempo ma è l’unica occasione vera che abbiamo di rispondere alle domande che sono nel nostro cuore. Ancora di più, stare con Gesù ci aiuta a togliere la confusione che ci fa diventare facili a giudizi duri, severi, critici, talora anche di condanne.
Allora viviamo così l’inizio di un nuovo anno pastorale, quest’anno sappiamo che il tradizione appuntamento dell’8 di settembre sarà l’occasione nella nostra Diocesi per dire grazie al ministero dell’Arcivescovo Angelo e che l’inizio dell’anno pastorale coinciderà con l’ingresso nella nostra Diocesi, in modo ufficiale, del nuovo vescovo Mario. Per chi tra di noi ha un po’ una sorta di affezione al cammino della Chiesa Ambrosiana sa che l’inizio di settembre è inizio di un nuovo anno pastorale e ogni inizio ha sempre la qualità della sorpresa, ogni inizio ha sempre gli aspetti del non conosciuto, lascia anche magari un po’ di timore, però anche tante speranze. Così vale anche per me, all’inizio di un nuovo anno non solo pastorale ma di un nuovo anno a servizio di un’altra comunità: lo vivo senza timore ma non perchè mi sento un temerario ma perché credo fortemente che quando ad essere il Signore della Vita è il Signore Gesù è Lui a portare me, non io lui. Pertanto nella preghiera reciproca, io per questa comunità e voi per me, chiediamo al Signore che la grazia di questo inizio sia per noi piena consapevolezza che per ciascuno di noi il Signore ha un solo desiderio: la nostra felicità e la nostra gioia. Per questo continuiamo a celebrare l’Eucaristia, perchè di questa felicità e di questa gioia l’Eucaristia è fonte.
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