25 dicembre 2017 - Santo Natale!


C’è un forte contrasto tra la presentazione di Cesare Augusto che ci viene descritto mentre esercita il suo potere universale ed un bambino che nasce in una stalla. Da un parte il decreto che ordina il censimento, volontà esplicita di dire la propria forza e dall’altra la storia di un’umile famiglia che vive ai confini di quel mondo che si vuole possedere. Ma è proprio in quella periferia dell’Impero che nasce il Salvatore, e il presunto titolo di “salvatore” con il quale si fregiavano gli imperatori si svuota di valore. 
Al centro c’è una famiglia. Giuseppe è il padre discendente di Davide che trasmette a Gesù la benedizione di Abramo, la discendenza regale, la legge e le promesse. In occasione del censimento deve recarsi “alla città di Davide, chiamata Betlemme”, la città dalla quale, secondo la profezia, deve uscire colui che guida il popolo di Israele. Per Giuseppe, l’uomo giusto, questa non può essere solo una coincidenza o una fatalità.
Maria è la sposa di Giuseppe, presentata con pochi tratti che ce ne rivelano la profonda tenerezza: “si compirono per lei i giorni del parto”, e poi i tratti propri della maternità, “diede alla luce il suo figlio primogenito”, “lo avvolse in fasce”, “lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla”. L’estrema povertà dei mezzi non impoverisce lo splendore di una maternità che si fa dono, protezione, meraviglia…
La povertà dei mezzi inasprita dalla povertà di umanità “… perché non c’era posto per loro nell’alloggio”. Anche qui si anticipa la storia di Gesù, il profeta cacciato fuori dalla sua città, del Figlio di Dio che “venne fra la sua gente, ma non è stato accolto dai suoi”, del Crocifisso che “patì fuori dalla porta della sua città”.
Questa nota di Luca ci introduce fin dall’inizio in uno dei tratti che caratterizzeranno Gesù: la solidarietà con i poveri, gli ultimi, gli esclusi, fino a scegliere di identificarsi con loro.
Proprio per questo i primi destinatati dell’annuncio della nascita di Gesù sono i pastori, esclusi ed emarginati perché considerati inaffidabili. In quella notte possono passare dalle tenebre alla luce.
Anche a loro è affidato un segno povero: “troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”, ma nella luce della fede riconoscono che la Gloria di Dio è discesa sulla terra e ha preso dimora nella carne umana.
In questo giorno di festa chiediamo il dono dello Spirito perché non distratti da luci, cibi e regali sappiamo cogliere con stupore la povertà delle manifestazioni di Dio.

Dio vi benedica! Buon Natale!

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