27 dicembre 2017 - Seguimi!


Seguimi! Questo è l’invito che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi. Questo rinnovato appello alla sequela conclude il noto dialogo tra Gesù risorto e Pietro presso il lago di Tiberiade. Nel condurre Pietro a prendere coscienza di una capacità di amare che ancora non è pronta a dare la vita, “quando sarai vecchio un altro ti vestirà e ti condurrà dove non vuoi”, Gesù esorta Pietro a ripartire riportando al cuore la gioia degli inizi e facendogli sperimentare che quello sguardo incrociato prima della condanna a morte non è mai stato un rimprovero ma un invito, seguimi!
Caratteristica fondamentale del discepolo è seguire Gesù dimenticando sé stesso, condividendo la croce della lotta contro ogni forma di male. Ma Pietro sa anche che questa sequela è realmente possibile solo se alimentata da un’intimità che nel discepolo Giovanni ci è presentata anche attraverso una definizione che talora ci può suonare strana, quasi ingiusta “il discepolo che Gesù amava”. Questo modo di dirsi da parte di Giovanni non è la pretesa di un un privilegio ma piuttosto il riconoscere che il rapporto con Gesù gli ha fatto sperimentare un’intensità di amore tale da definirlo.
Questo legame con Gesù trova nella tenerezza dei gesti che descrivono l’ultima cena una presentazione che coinvolge anche noi stessi. Giovanni sta sul cuore di Gesù e diventa cantore del Dio amore. Così come il Figlio è rivolto verso il grembo del Padre, conosce l’amore del Padre e ce lo racconta, così questo discepolo sta sul cuore del Figlio, ascolta l’amore del Figlio e può ora narrarci l’amore del Figlio.
Posso parlare, raccontare di quello che conosco, di ciò di cui ho fatto reale e costante esperienza.  
Così Pietro, riscoprendo che la sua dignità di discepolo del maestro non è mai stata cancellata dal suo tradimento, riconosce che anch’egli è discepolo amato.
Solo la consapevolezza di un amore personale spinge colui che è chiamato alla sequela di Gesù a raccontare la propria esperienza non con la volontà di imporre o condizionare ma con la gioia di condividere. L’autenticità del racconto di Giovanni sta in quel suo proprio vissuto che riconosce amato nonostante i suoi limiti. 
Chiediamo al Signore la grazia di vivere così la nostra fede, di sentirci sempre chiamati a seguirlo per stare con lui, saremo allora pronti per dare una testimonianza vera.

Buona giornata!

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