29 dicembre 2017 - La scuola di Nazareth


La storia di Gesù è legata profondamente a Maria e Giuseppe e, anche se la parte dei Vangeli che narra l’infanzia di Gesù non è ampia, è sufficiente per mettere in luce come la Santa Famiglia sia punto di riferimento per tutti noi. Innanzitutto per il dato dominante che la caratterizza la relazione con Dio. Questo profondo legame viene raccontato attraverso la presenza degli angeli. Un angelo parla a Giuseppe in sogno. Ancora una volta un sogno. Nella cultura semitica il sogno non è un vaneggiamento perduto nell’inconscio ma luogo dell’incontro con Dio. Alle parole dell’Angelo Giuseppe risponde con prontezza e compie quello che gli è stato detto. Nel vangelo non troviamo parole attribuite a Giuseppe, troviamo costantemente l’atteggiamento dell’uomo giusto che ascolta la Parola di Dio e cerca di viverla, che si affida ad essa per custodire la sua famiglia.
La spiegazione della scelta di abitare a Nazareth viene letta nella decisione prudente di Giuseppe di non abitare in Giudea terra del crudele tiranno Archelao, figlio di Erode. Ma pare anche possibile che Giuseppe ritenne opportuno stabilirsi a Nazareth perché avrebbe potuto trovare abbondante lavoro nei pressi della vicina Sefforis, che a quel tempo Erode Antipa stava ricostruendo come sua capitale.
Gesù sarà chiamato Nazareno, proprio perché cresciuto nella piccola e insignificante Nazareth, un paese piccolissimo, con pochissimi abitanti, mai citato nell'Antico Testamento. La diffidenza nei confronti di Gesù era anche motivata da questa sua origine, infatti secondo la tradizione il Messia doveva manifestarsi in modo glorioso, trionfante.
Anche nell’affermazione di Natanaele “che cosa mai potrà venire di buono da Nazareth” sentiamo come l’appellativo nazareno non fosse certo un titolo onorifico quanto piuttosto la sottolineatura dell’origine umile di Gesù.
Ma questa è la scelta di Dio che non nasce nella Gerusalemme del grande tempio, ma ai margini di Betlemme; che non ha servi ai suoi comandi ma meravigliati pastori intorno alla sua culla; che non entra nella storia con clamore ma è costretto a fuggire per non essere ucciso. Nazareth è la conseguenza della scelta di essere fin dall’inizio il Dio dei poveri, degli ultimi, dei fuggiaschi e dei clandestini.
Nazareth come disse Paolo VI visitandola nel 1967 “è la scuola in cui si è iniziato a comprendere la vita di Gesù, scuola del Vangelo. Vi si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa tanto umile, semplice manifestazione del Figlio di Dio. Forse si impara quasi insensibilmente ad imitare la lezione di silenzio.
O silenzio di Nazareth, insegnaci il raccoglimento, l'interiorità. Insegnaci la necessità del lavoro, dello studio, della meditazione, della vita interiore personale, della preghiera, che Dio solo vede nel segreto”.
Torniamo anche noi alla scuola di Nazareth.

Buona giornata!

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