31 dicembre 2017 - Te Deum


Questa mattina ho ricevuto questo messaggio dal Bangladesh dove un’amica Suora vive come medico in un Ospedale per i più poveri tra i poveri. Diceva così: “Siamo alla fine dell’anno, qui c’è la messa con il canto del TE DEUM, noi faremo adorazione di ringraziamento e vorrei portati con me. Se vuoi condividere che cosa ti ha lasciato il 2017 e il proposito per il 2018 lo porterò con me nella preghiera… un abbraccio”.

Ho accolto questo messaggio come un benedizione e un invito. Una benedizione innanzitutto che fa eco a quelle parole che ogni anno ci vengono regalate proprio nella celebrazione che chiude un anno del Signore e che ne introduce uno nuovo:
“Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Una benedizione che diventerà la nostra preghiera con il Te Deum, antico inno di ringraziamento per l’anno appena trascorso.
Dio mi benedice, Dio ci benedice ma nel cuore di molti può esserci un’obiezione: ma c’è veramente qualche cosa per cui intonare un canto di ringraziamento? Ogni giorno si sentono quasi esclusivamente notizie tristi, luttuose, tragiche e sconfortanti che ci fanno dire: qui va tutto male! Altro che ringraziare!!!
E invece NO!
Noi vogliamo ringraziare perché siamo passati attraverso questo anno sorretti, sostenuti e corroborati da un infinità di piccole e grandi grazie elargite da Dio e di cui, il più delle volte, non ci siamo neanche accorti, ma che in realtà ci hanno aiutato giorno dopo giorno ad affrontare la vita.
Ogni giorno Dio ci dice:
“Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo,……Non temere, perché io sono con te e ti ho accompagnato e ancora ti accompagnerò ogni giorno dell’anno, anche se non te ne accorgerai”. (cfr. Is.43, 1-5)

Oltre che una benedizione ho sentito in quelle parole anche un invito, quello di offrire umilmente la preghiera come strumento per custodire umilmente nel cuore, come Maria, le persone a me affidate.

Il nostro anno insieme ci ha consegnato subito il dramma del dolore per la morte improvvisa di un giovane. In quel momento lo smarrimento ha colto in particolare la Comunità di Beregazzo ma tutti abbiamo condiviso il dolore per la perdita di un giovane di soli 28 anni. Dalla disperazione è nata la volontà di camminare insieme e di realizzare un bene che sia rivolto soprattutto ai più bisognosi. Ivan manca ai suoi cari ma vive nel cuore di chi sa amare la vita.

La visita del Papa a Milano ci ha visti protagonisti di una partecipazione che ha voluto manifestare affetto e gratitudine.
Custodiamo nel cuore le parole del Papa, quelle rivolte ai ragazzi che fanno bene anche agli adulti:
Così domandò un ragazzo a San Siro: «Quando tu avevi la nostra età, cosa ti ha aiutato ad accrescere la tua amicizia con Gesù?» e Papa Francesco ha risposto: «I primi che mi hanno aiutato sono stati i nonni. Un nonno era falegname e guardando lui ho pensato che era lo stesso mestiere di Gesù. L'altro nonno mi diceva di non andare mai a letto senza dire buonanotte a Gesù. La due nonne e la mamma mi hanno insegnato a pregare. Ma la cosa importante è che i nonni hanno saggezza della vita e con quella saggezza ci insegnano come andare più vicino a Gesù. Parlate con i nonni, ascoltateli. La seconda cosa è giocare con gli amici. Sentire la gioia del gioco senza insultarsi e pensare che così giocava Gesù. Quando il gioco è pulito si impara a rispettare gli altri, a fare la squadra, a lavorare tutti insieme e questo ci unisce a Gesù. E se uno litiga, che poi chieda scusa. La terza cosa è stato andare alla parrocchia, all'oratorio. Queste tre cose vi faranno crescere nell'amicizia con Gesù, perché così tu pregherai di più».
Impariamo da queste parole a custodire la saggezza delle persone anziane, di chi ci precede nel cammino della vita, impariamo a valorizzare nel nostro lavoro, nello studio, nelle nostre relazioni quotidiane l’onestà, la lealtà e il rispetto degli altri, impariamo anche un pochino di più a vivere la Comunità cristiana in una partecipazione che ci veda attenti alle sue proposte.

Il cammino delle nostre Parrocchie si è poi declinato nella quotidianità delle celebrazioni dei sacramenti e delle feste che caratterizzano l’anno liturgico: abbiamo vissuto il tempo dopo il Natale, la quaresima e la Pasqua, il tempo pasquale, il lungo tempo dopo la Pentecoste, l’Avvento e recentemente il tempo di Natale; molti di noi ricordano un battesimo, la prima comunione o la cresima di un figlio o di un nipote; abbiamo nel cuore la gioia dei giovani sposi e di chi ha ricordato un anniversario significativo del proprio matrimonio; il dramma di separazioni dolorose dettate dalla morte…. Ma questo è anche un anno in cui alcuni di noi hanno conseguito un diploma, una laurea, hanno iniziato un nuovo lavoro, hanno compiuto progetto, hanno fatto una nuova esperienza.

Abbiamo fatto festa nelle nostre Comunità ricordando i santi Patroni.

In occasione della festa patronale di giugno abbiamo ricordato con gioia i 10 anni di presbiterato di don Simone Lucca.

E poi all’ingresso dell’estate quell’annuncio del Vescovo che ha cambiato il quieto corso del nostro stare insieme.

Da una parte la reazione stupita e preoccupata delle Comunità di cui ero già Parroco, dall’altra il timore di perderci da parte della nuova comunità affidatami.

Ma in molti hanno scelto la via della fiducia.

L’estate è stata esperienza di grande generosità: bambini, ragazzi, animatori, giovani, adulti, don Davide e il seminarista Angelo sono stati protagonisti di un tempo straordinario: quante esperienze abbiamo da custodire nel cuore!

Il saluto sofferto a don Carlo dopo dieci anni di servizio quotidiano (alla comunità di Binago) a questa comunità è stato un momento nel quale scoprire una commozione che parla di un amore concreto per la propria gente.

Il lutto per persone che in questa comunità hanno lasciato il segno del servizio, della dedizione al bene comune, dell’amore per la propria famiglia e per la famiglia che è la parrocchia. Volti e parole di amici da custodire nel cuore.

Il dono di un nuovo Arcivescovo e la fiducia in una cammino di Chiesa che sappia coniugare la grande tradizione ambrosiana con gli insegnamenti di Papa Francesco.

L’accoglienza grata del dono che è la vita donata a Dio di don Andrea. Il suo ministero già investito di tante speranze perché i nostri oratori possano essere scuola di vita per i nostri bambini e ragazzi, adolescenti e giovani. La responsabilità nei suoi confronti è grande stima e quotidiana preghiera.

L’arrivo di don Nestor ci parla di un vangelo che va oltre i confini delle nostre Parrocchie, ed è esperienza di un Vangelo vissuto in una cultura diversa della nostra e che ci può indicare vie nuove di Vangelo da sperimentare nella nostra vita quotidiana.

Il dono degli altri presbiteri che mi aiutano nel ministero: quelli storici come don Virginio con la sua presenza discreta, fede e umile e quella dei nuovi don Stefano, don PierPaolo e anche don Jees.

A novembre abbiamo vissuto il momento lieto dell’accolitato di Luigi Marcucci, un nuovo passo nella via del discernimento in ordine al presbiterato Anche lui vogliamo custodire con la preghiera.

È possibile che mi sia dimenticato di qualcuno o di qualcosa perché ogni giorno il Signore ha visitato la mia vita con la sua grazia. Di tutto voglio rendere grazie al Signore e custodire nel cuore. Anche di quelle persone o di quelle situazioni che mi hanno fatto un po’ soffrire: vorrei imparare anche da questo ad essere più umile nel mio ministero.

Un cammino condiviso lungo un intero anno, segnato dal timore per il Parroco perché troppo grande pare il suo nuovo compito, perché pare che non ce la faccia, che non sia adeguato.
Un cammino condiviso con la fiducia che il Parroco farà tutto quello di cui è capace per vivere il suo ministero nel modo più benedetto.

Camminare insieme ringraziando per il dono che sono le nostre comunità, che è questa comunità.

A suor Roberta questa mattina ho risposto: "Il 2017 mi ha consegnato una nuova Comunità. Non sento tanto più una responsabilità maggiore quanto piuttosto più persone da amare e servire. Il 2018 sarà l’anno del mio 25mo anniversario di diaconato, vorrei saper custodire un cuore più lieto e fedele”.


Mentre nella preghiera benedico il Signore per ciascuno di voi e vi custodisco nel cuore, a voi chiedo il dono di pregare per me.

Commenti

Post popolari in questo blog

La nonna Giselda

Santo Natale 2023 - Il Dio di Gesù Cristo ci conceda la pace

Quaresima il tempo per rendere bella la vita