18 febbraio 2018 - I di Quaresima


La Quaresima è un tempo favorevole, propizio: così ci dice anche la liturgia. Un tempo che ci è dato per riconoscere se il nostro cuore è minacciato dalle menzogne dei falsi profeti. Questo è l’invito che riceviamo da Papa Francesco che nel suo messaggio per questa Quaresima ci dice di fare attenzione perchè è possibile che il cuore di molti si raffreddi a motivo della malvagità, dell’iniquità del male che ci circonda. Cosa significa un tempo favorevole, propizio?
In questi giorni ci sono le olimpiadi - e magari qualcuno di noi segue anche se non attentamente - , e gli atleti parlano di quello che è stato anche quando non vincono una medaglia e raccontano del tempo che ha preceduto quella gara, un tempo fatto di esercizi, di una costante preparazione per essere pronti, per essere lì tra i più forti del mondo. Allora, mi sono detto, la Quaresima è un tempo propizio perchè ci regala a un appuntamento importante, la Pasqua, e quindi a tutti noi di esercitarci. D’altra parte anche la parola ascesi, tipicamente legata alla tradizione cristiana e monastica in particolare,  significa proprio “esercizio”. Ascendere, salire comporta fare un esercizio. Anche quando non ce ne accorgiamo c’è il rischio che il nostro cuore si raffreddi, che non abbia sempre tutta quella del desiderio di mettere in gioco tutte le capacità e le risorse che ha. Il Papa individua alcuni falsi profeti, è anche facile individuarlo in chi ci promette una felicità legata ad accumulare le cose, oppure al successo cercando di mettere da parte gli altri per arrivare primi; oppure ancora pensando ai giovani al fatto che spesso si rifugiano in modi di vivere la vita che attraverso delle dipendenze, o dei rapporti veloci immediati, si rivelano poi vuoti e senza significato. È possibile anche per noi lasciarsi portare via ciò che di più prezioso abbiamo, il nostro cuore. Facendo riferimento all’immagine del diavolo, Satana, così come anche il Vangelo ce lo propone, ci ricorda come Dante lo descrive nella Divina Commedia. Noi ce lo immaginerebbero in mezzo al fuoco, invece viene descritto come colui che siede su un trono di ghiaccio perchè il male quando raggiunge il cuore lo indurisce e lo fa diventare freddo, tanto che quando incontriamo qualcuno che è duro diciamo “ha un cuore di pietra”, oppure “è come il ghiaccio, freddo”.
Come fare allora per esercitare il cuore e assomigliare di più a Gesù, che oggi ci viene presentato nel Vangelo che cammina verso la sua Pasqua? Si tratta di lottare contro queste tentazioni che in diversi modi ci raggiungono tutti in ogni momento della vita e riguardano il nostro rapporto con Dio, il nostro rapporto con noi stessi, il nostro rapporto con gli altri.
La prima tentazione è quella di pensare di poter fare a meno di Dio: in fondo, lui che cosa fa per me? Sono io che ogni giorno mi arrabatto per portare a casa la giornata; sono io che ho salute, che ho costruito buone condizioni per la mia famiglia, ho un buon lavoro, degli amici. Dio cosa fa per me? Che ci sia o non ci sia è uguale. Io posso. Il potere è legato alla mia forza. Pensare di poter tenere fuori Dio dalla propria vita è una tentazione che può anche riguardare coloro che dicono di essere cristiani, che si professano tali e il rischio è così grande che quando incontriamo qualcuno che non condivide l’esperienza della fede non trova differenze tra il nostro modo di pensare, di parlare, di agire perchè Dio, per quanto diciamo di conoscerlo, rimane estraneo alla nostra vita. Tutto questo io ti darò se tu mi adorerai: il potere come la possibilità di primeggiare su qualcun altro. Se ci pensiamo bene, tutti noi abbiamo potere su qualcuno e non ci dispiace.
La seconda tentazione è quella dell’apparire: io non sono me stesso ma sono quello che gli altri vogliono che sia. Così non mi mostro per quello che sono, non riesco ad accettare qualche mio limite, qualche mia fatica e la camuffo, la nascondo così da piacere agli altri. Ma è anche inseguire l’idea che per essere importanti si possa essere capaci di mettere da parte gli altri ,per farsi strada si può rinunciare al bene degli altri. E poi l’avere, che riguarda un po’ tutti perchè in fondo l’idea che avendo quella cosa, quelle cose la vita sarà migliore è una tentazione che portiamo nel cuore, almeno quando pensiamo che avendo più denaro saremmo sicuramente meglio, più al sicuro, più protetti. 
Come si fa a combattere queste tentazioni? Gli esercizi che la Chiesa da sempre ci offre, e sono sempre uguali non perchè è noiosa ma perchè è Maestra e sa che ogni giorno noi cambiano, ogni anno, sono la via della preghiera, del digiuno e dell’elemosina. La preghiera, questo tempo che sembra inutile, di silenzio, di ascolto, dove Dio entra nella mia vita e guarisce. Anche quando non capisco tutto lui è all’opera. Ricordiamoci di Maria «custodiva tutto nel suo cuore», anche ciò che non capiva, questo esercizio le permetterà di stare nella Pasqua fedele alla promessa di Dio. L’elemosina: dare a chi è nel bisogno. Certo, immediatamente del denaro poiché è la cosa più semplice pur facendo fatica a tirare fuori qualcosa di nostro, ma anche condividere competenze, capacità, tempo, ascolto, parole buone. L’elemosina significa dare a qualcuno perchè non sia solo. Il digiuno, da sempre associato al cibo ma che in fondo ci ricorda che noi possiamo scegliere di tagliare qualcosa che è inutile e che ci impedisce di amare, di essere noi stessi. Così il digiuno guarisce dal pensare che apparendo noi siamo migliori. Così l’elemosina combatte l’avidità dell’avere. La preghiera ci ricorda che non siamo onnipotenti.
Chiediamo allora al Signore di esercitarci, di farlo con semplicità ogni giorno, anche quando ci sembra che non serva a niente perchè solamente l’esercizio costante può modellare il nostro cuore e renderlo sempre disponibile all’amore, impedisce che si raffreddi e che possa somigliare sempre di più al cuore di Gesù. Allora, ne siamo certi, noi vivremo una Pasqua colma di gioia.

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