25 febbraio 2018 - II di Quaresima


Anch’io mi sono domandato se conosco il dono di Dio, se lo desidero così tanto come l’acqua, se la presenza del Signore nella mia vita è così fondamentale come la vita stessa, perché l’acqua è vita. Mi domando: qual è il dono di Dio che devo custodire come il più prezioso? Come l’esperienza che fa in modo che la mia vita sia autentica, sia vera? Questa donna che va al pozzo in un orario insolito - mezzogiorno, nell’ora più calda del giorno - a prendere l’acqua, cosa insolita perché nel mondo orientale le donne escono presto al mattino, il pozzo è un luogo dove ci si ritrova per parlare dei propri problemi, dei mariti, dei figli… un po’ come il nostro mercato. Questa donna esce a mezzogiorno, come se non volesse incontrare proprio nessuno; d’altra parte la sua vita è segnata da una serie di fallimenti, anche la condizione che sta vivendo non è certamente una posizione che la mette in luce come una persona ammirevole. Questa donna fugge e Gesù la incontra; mentre fugge dal giudizio della sua gente Gesù le chiede di aiutarla, chiedendole da bere si mette un gradino sotto quella donna, appartenente a un popolo ostile - i samaritani - che i giudei consideravano eretici perchè avevano inquinato la loro fede con le credenze dei popoli che aveva invaso quella regione. Nasce un dialogo attraverso il quale questa donna, prima colpita da quest’uomo un po’ strano che si rivolge a lei in quel modo, lo chiama profeta, Messia e poi attraverso la sua testimonianza «coloro che erano della sua città lo chiamano Salvatore del mondo».
Qual è l’incontro che cambia la vita a questa donna? Innanzitutto è scoprire di essere accolta per quello che è, di non essere giudicata, esclusa, condannata. Questa esperienza è quella fondamentale che ci permette di accogliere il dono di Dio che è la sua parola. Solo quando io mi sento ben voluto, accolto e perdonato posso fare di quella Parola la mia vita perchè è credibile, perchè appartiene a uno che tiene alla mia vita, a questa vita che ho e non a una che dovrei avere, neanche a quella che lui vorrebbe che io avessi. A quella che ho, perchè sa che nella misura in cui mi lascerò guidare da questa parola lo Spirito dentro di me mi farà agire secondo la volontà del Padre, l’unica possibilità che la mia vita sia autentica. Lasciarsi incontrare là dove si è, con il proprio carico di fatiche, di peccato perchè il dono di Dio mi rivesta, mi riempia, sia per me come l’acqua viva, cioè come una sorgente che mi permette di vivere oggi e per sempre. il dono di Dio che abbiamo ricevuto nel battesimo è essere figli di Dio, esserlo sempre, anche quando ci dimentichiamo di lui, anche quando diciamo contro di lui, ma nella misura in cui ci lasciamo incontrare, abitare, benedire, perdonare, allora tocca  tutto cambia.
Qual è il volto di Dio che abbiamo nel cuore? Quando pensiamo a Dio a chi pensiamo? A quale esperienza? Conoscere nel linguaggio della Scrittura significa “fare esperienza”, un’esperienza fisica. Chi è Dio oggi nella mia vita? Qual è il suo volto? Quando lo prego chi ho davanti a me? E quando parlo di lui, di chi parlo? Quando dialogo con le persone che conosco, all’interno della mia famiglia, dei miei amici, qual è il volto di Dio che presento? Ho anche io il coraggio di lasciare qualcosa, come quell’anfora presso il pozzo, per correre e dire a tutti quelli da cui fuggivo “Io ho incontrato uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto, che mi conosce e mi fa sentire importante nonostante quello, nonostante il fatto che voi potreste giudicarmi negativamente per quello che ho fatto. Lui no. Anzi, da lui parte per risollevare, per farmi conoscere il suo volto che non è quello di un viandante sprovveduto, non è semplicemente un profeta ma è il messia, il Salvatore del mondo”? Qual è il dono da custodire allora se non quello della Parola, del Vangelo? Una Parola da custodire nel cuore ogni giorno perchè lo Spirito abiti in noi e lavori dentro di noi, maestro interiore che ci guida nel cammino dell’esistenza. 

L’augurio che faccio a me e anche a voi è di lasciare tutto ciò che è inutile per tenere ciò che è vivo, la sua Presenza che si rinnova per me ogni giorno nella sua Parola e nei gesti che la Chiesa ci consegna come sua opera di sacramento. Nel riconoscerlo in questi doni noi potremo fare esperienza del Signore risorto nella Pasqua che vivremo perchè questo tempo ci introduce a quel giorno, perchè ogni domenica è Pasqua, perchè noi siamo già risorti se vogliamo vivere la nostra vita in comunione con il Signore.  

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