25 marzo 2018 - Domenica delle Palme


La domanda che ho nel cuore in questi giorni è questa: ma se quella che inizia oggi   è la Settimana più importante dell’anno - la chiamiamo Santa, di Dio, autentica cioè che non si può confondere -, come facciamo a fare in modo che la possiamo vivere bene?
Quando dobbiamo fare un’esperienza, o preparare un evento, un incontro, mettiamo il meglio di noi stessi e quanto più la persona che dobbiamo incontrare è importante, quanto più quell’evento è atteso, tanto più noi mettiamo in gioco le nostre migliori energie, le nostre migliori capacità e forze. Per questo spendiamo del tempo, poniamo attenzione ai particolari: penso a quando torna un figlio dopo tanto tempo a casa, oppure quando si prepara un evento legato al lavoro o al proprio impegno sportivo, oppure più semplicemente (per molti di noi lo è stato o lo è ancora) quando si prepara o si attende un momento di vacanza, uno stacco dalla vita quotidiana. Tutto questo lo possiamo vivere bene perchè lo prepariamo e gli dedichiamo tempo.
Il rischio anche per noi cristiani è che la Pasqua arrivi in fretta e che anche questi giorni si consumino nella loro quotidianità, divisa tra gli impegni del lavoro, della famiglia, tra le preoccupazioni che portiamo nel cuore, le nostre sofferenze e i nostri lutti. Così arriva Pasqua e il giorno che dà senso a tutti gli altri giorni, l’annuncio che cambia la storia dell’uomo, rischia di essere un annuncio che si perde in mezzo a migliaia di parole, con la sensazione che in fondo Gesù non sia veramente Colui che può dare senso a tutta la storia, alla mia storia.
Questa settimana ci è data - e l’abbiamo preparata intensamente nel tempo della Quaresima - perchè ritorniamo a credere o rinnoviamo la nostra fede nel fatto che il Signore Gesù è Dio-con-noi, che il Suo diventare uomo come abbiamo contemplato nel Natale non è una favola, che il Suo amore per noi che arriva a dare la vita non è un racconto che finisce bene poiché parliamo di Risurrezione. Siamo chiamati, come lui stesso ci chiede, a vegliare con lui, a non lasciarlo da solo perchè nessuno di noi vuole soffrire da solo, nessuno di noi vuole affrontare i problemi da solo e anche quando ha questa presunzione sente nel cuore molta amarezza o solitudine perchè nessuno gli sta accanto. Credo che l’unico modo che abbiamo perchè tra una settimana, quando celebreremo insieme la Pasqua, noi possiamo essere lieti è che questa settimana proviamo a dare tutto il tempo che abbiamo al Signore. Essere gratuiti, non avere timore che il tempo speso nella preghiera personale nelle nostre case e la preghiera comunitaria negli appuntamenti che vengono offerti, sia tempo perso. Anzi, ce lo mostra Maria che prende questo olio preziosissimo, Giuda - che sarà stato anche un ladro, come dice Giovanni, ma che ci vedeva bene - sapeva quanto fosse importante e quanto fosse costoso. Voi sapete che un denaro era il salario di un giorno, trecento denari è come se fosse il salario di un intero anno e tutti sappiamo bene che senza un salario è difficile vivere. Così Maria in quel gesto ci dice che lei desidera che tutta la sua vita sia per il Signore, sia orientata a Lui e che la sua vita possa essere come quel profumo che si espande e non se ne va, che è forte e pregnante. Così anche noi che siamo di Cristo siamo chiamati in questa settimana non a confrontarci con quello che fanno altri ma a rinnovare la nostra personale adesione al Signore, chiedendo che la mia vita sia orientata verso di Lui, che il mio unguento prezioso che è il mio tempo, nella sua capacità di amare, sia per lui. Nella misura in cui io compirò questo gesto nella gratuità il Signore stesso saprà ridonarlo con l’intensità del suo amore. Perchè lo sappiamo, lo crediamo o diciamo di crederlo, che la morte sulla croce è un fatto vero ma che questa porta stretta, che è il dono della vita, è garanzia di vita eterna.
 A volte ho come l’impressione che anche molti cristiani si dimentichino di questo. Abbiamo bisogno di vivere questi giorni con intensità, con gratuità. Per farlo bisogna sceglierlo, non si può dire “accadrà”; bisogna sceglierlo e volerlo con l’intensità di chi prepara, di chi non improvvisa. Se possiamo dire, questa settimana non si può improvvisare ma bisogna sceglierla. Allora arriveremo a Pasqua non trasformati ma con la consapevolezza che questa fede che celebriamo ogni domenica nell’Eucaristia, ogni giorno nel nostro porre comunione con il Signore, può alimentare tutta la vita e può diventare testimonianza.
In questo ci aiutano coloro che oggi per il Signore danno la vita, i martiri. Più che all’inizio del Cristianesimo, oggi uomini e donne per amore di Cristo pagano con la propria vita, con la morte, con la prigione, con la violenza la loro amicizia e il loro amore per Gesù. Noi per loro preghiamo ma loro ci chiedono di essere più autentici e di vivere una vita santa, di DIo. Allora avremo da dire a questo mondo, che è il nostro mondo, che per quanto ci sembra brutto in realtà è il luogo dove Dio continua a spendere la sua vita e sapremo dire una parola di verità, la parola della Pasqua. Che il Signore ci aiuti a scegliere di vivere così questa settimana. 

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