Veglia Pasquale


Nella Veglia Pasquale che stiamo celebrando il Triduo raggiunge il suo massimo. Tutti noi dovremmo essere ‘al massimo’ della festa e della gioia. Questo è il culmine, più di così non si può. Questa liturgia che stiamo celebrando così ricca è come la sintesi di tutta la liturgia che celebriamo in un anno. Abbiamo ascoltato tante parole che troviamo nella Scrittura, ci siamo affidati ai segni, ai simboli che si rinnovano in ogni nostra liturgia - la luce, l’acqua.
Noi oggi siamo chiamati a ripercorrere tutto quello che facciamo nell’arco di un anno intero. Abbiamo benedetto, accendendolo, il cero pasquale che ci accompagnerà per cinquanta giorni, per tutto il tempo della gioia della Pasqua, a ricordarci che Cristo Signore è risorto, che Lui è la Luce del mondo e, come nel giorno del nostro Battesimo ci è stata consegnata - ricevete la luce di Cristo - con il compito di tenerla sempre accesa nella nostra vita così stasera siamo chiamati a rinnovarla.
Abbiamo cantato l’annuncio della risurrezione, che ricostituisce quell’alleanza eterna tra Dio e il popolo che ha scelto, cioè tutti coloro che aderiscono al Vangelo di Cristo, tutti coloro che umilmente riconoscono in questo annuncio Gesù, il Crocifisso è Risorto il cuore della loro fede. La luce, lo sappiamo, è la prima opera della creazione: «Dio disse: sia la luce. E la luce fu». Qui rendiamo conto che questa luce può davvero illuminare il nostro cammino. Nel giorno in cui celebro il Battesimo dico ai genitori questa cosa: la luce che accendiamo è piccola, tendenzialmente ci mettiamo anche davanti una mano perchè abbiamo paura che si spenga. La fede a volte non ci appare come un fuoco, un falò, una caldaia ma una luce piccola. Nel cuore della notte anche una luce così piccola illumina e dà calore, dà sicurezza. La fede non è un’esperienza che ci mette al riparo dal male, dalla sofferenza, dalla morte. Gesù è la luce che le tenebre non hanno accolto ma che non hanno vinto. La fede è un’esperienza che vogliamo rinnovare ed è per questo che sui nostri visi deve comparire la gioia, una gioia che peschiamo dal nostro cuore perchè altrimenti cosa abbiamo da annunciare? Non possiamo pensare che dire “Buona Pasqua” sia sufficiente. Abbiamo bisogno di far sentire che questo annuncio Gesù Cristo, il Signore, è risorto, riempie la nostra vita. Certo, chiede a noi di fare l’esercizio quotidiano di ascoltare, come abbiamo fatto questa sera, scoprendo che l’unico sacrificio che è gradito a Dio, pur nella fatica di capire perchè, è quello del Suo Figlio che, come abbiamo detto la sera del Giovedì Santo, si spezza, si versa perchè tutti possano fare parte della cena, della sua vita, perchè l’Eucaristia è condivisione e noi siamo i commensali, cioè coloro che stanno a mensa con il Signore, coloro che celebrano l’amore del Signore fino al dono della vita. Questo non è legato al fatto di essere degni ma di essere figli. Lo sguardo che Lui ha su di me, su ciascuno di noi, è lo sguardo stupito di chi da sempre ha pensato alla vita e agli uomini come l’opera somma della sua creazione. Allora oggi siamo qui per dire al Signore che proviamo a credere che Lui sia la luce del mondo ma, prima ancora, che sia la luce della nostra vita perché se questo annuncio non illumina, non riscalda, non guida la mia vita, come posso pensare che possa raggiungere i confini della terra? Come posso pensare che vada a scaldare quelle situazioni in cui il freddo della violenza, della banalità del male, della morte spegne ogni speranza? Come posso pensare che la luce che illumina le tenebre arrivi là dove il buio della disperazione, dell’ingiustizia sembrano togliere dagli occhi ogni possibilità di bene? Come posso pensare che la luce che guida il cammino possa arrivare là dove gli uomini sono smarriti, confusi, abbandonati alla ricerca di piaceri immediati che però non riempiono la vita?
Noi siamo qui questa sera perchè questo è il cuore di tutto l’anno, è la Veglia madre di ogni veglia. Noi abbiamo il compito di prendere questa luce, di custodirla nel cuore e di portarla a tutti, perchè l’augurio di una Santa Pasqua sia occasione per noi e per ogni uomo di passaggio da una condizione a un’altra, da una posizione a un’altra, da un giudizio a un altro magari partendo da un giudizio che abbiamo sulla nostra vita, lasciandoci finalmente guardare con gli occhi di Dio, che non vede mai in noi la somma dei nostri errori, delle nostre fatiche, delle nostre sconfitte ma sempre e solo la sua opera che è perfetta. Dio non può produrre scarti ma solo opere belle.
Lo stare qui questa sera è per noi il desiderio di camminare con il Signore verso il compimento della nostra vita, è redenzione il dono della sua vita e della sua risurrezione. Questo canto alleluia che ora potremo dire per tutto il tempo che ci sta davanti è il nostro grido a dire al Signore che siamo veramente lieti di essere cristiani e che vorremmo farlo vedere un po’ di più, che dovremmo ricordarci un po’ di più, incontrandoci a vicenda, che noi siamo di Cristo cioè siamo risorti, che la nostra vita già ora può essere quella di chi è risorto e che se noi crediamo che Dio ha vinto la morte, nulla ci può separare da Lui, dall’Amore di Dio in Cristo Gesù.
Corriamo allora al sepolcro perché il Signore ha spalancato quella porta, ha rotolato quella pietra che custodiva la morte. Corriamo al sepolcro per sentire anche noi dirci “È risorto! Non è qui! Non cercatelo tra i morti perchè Lui è il vivente”. Noi vorremmo questa sera non dire solo con le parole che il Signore è risorto, vorremmo imparare a dirlo con la vita, vorremmo correre per le strade dicendo “questo davvero è il cuore della mia esistenza”.
Insieme al donarci la vita, oggi il Signore ci fa un altro dono: essere noi capaci di dare la vita ad altri, perchè l’Eucaristia non è mai un fatto personale, una cosa intima tra me e Dio ma è sempre l’invito a portare a tutti quello che il Signore ti dona e poiché ciò che di più prezioso abbiamo è la nostra vita, questa vogliamo donare. Ancora prima del nostro denaro, delle nostre energie. Allora l’annuncio pasquale arriverà a molti, a coloro che non lo conoscono ma anche a coloro che lo hanno dimenticato; ai nostri fratelli cristiani che non sentono più questo annuncio come ciò che guida, scalda e illumina la vita; ai nostri fratelli che hanno lasciato la comunità cercando in altri luoghi un posto dove trovare luce, calore e guida al proprio cammino. Non si tratta di riempire le chiese ma di riempire la vita.
Noi questa sera, al culmine di tutto l’anno, in questa Veglia che è il cuore della nostra fede, umilmente chiediamo:
Signore, tu che sei la Luce del mondo,
tu che sei la Via, la Verità e la Vita,
abita il mio cuore e fa’ che la mia esistenza
desideri sempre essere in comunione con te
perchè le mie parole siano sempre benedizione,
i miei gesti siano sempre volontà di pace e di accoglienza,
perché i miei pensieri si orientino a te,
perchè i miei desideri volgano sempre a ricercare e costruire una comunità 
che sia evidenza del tuo Regno
che è già in mezzo a noi
.

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