22 aprile 2018 - Anniversari di matrimonio


«Io e il Padre siamo una cosa sola»: così l’uomo lascerà la sua famiglia, si unirà alla sua sposa e saranno una carne sola. In tutta la Scrittura noi troviamo il riferimento all’amore di Dio esemplificato nel rapporto tra Dio e il suo popolo come il rapporto tra uno sposo e una sposa. C’è un intero libro della Scrittura, chiamato Cantico dei Cantici, che narra dell’alleanza tra Dio e il suo popolo usando proprio l’immagine dello sposo e della sposa.
Oggi noi siamo qui per dire “grazie” in modo singolare per la storia di comunione e di vita nel matrimonio delle coppie che hanno scelto di essere presenti a questa Celebrazione per ringraziare per un percorso, per alcuni solo all’inizio - partiamo dai cinque anni fino al sessant’anni di matrimonio.
Ho pensato che queste parole che Gesù dice durante la festa della dedicazione del tempio - momento in cui si presenta in modo autorevole come il vero pastore, quello che pasce le sue pecore con amore arrivando a dare la vita, a differenza di chi è mercenario, mentre si presenta come il vero tempio di Dio - possano parlare in modo particolare agli sposi oggi. C’è della persona che amiamo un tratto che diventa per noi fondamentale: la voce. La voce è capace di emozionare, di farci sentire quanto l’altro sia dentro di noi. Essere chiamati per nome da una voce che, sentiamo, ci ama, cambia tutto. La voce accompagna la narrazione del Vangelo: è la voce di Giovanni il Battista, che è voce del deserto, colui che dà a Dio la possibilità di raggiungere le persone; Maria nel giorno della Risurrezione non riconosce Gesù immediatamente, ma quando si sente chiamata per nome in quel modo, con quella voce, allora lo riconosce. La voce dice che noi abbiamo nel cuore, e non solo nelle orecchie, la presenza dell’altro. Quando siamo capaci di dare importanza alla voce vuol dire che sappiamo ascoltare e chi ascolta impara a stare in silenzio, a lasciare spazio all’altro e così si conosce. In un rapporto di coppia, all’interno di una famiglia, decisivo è ascoltare perché significa dire sempre all’altro “tu sei importante”, “tu hai qualcosa di prezioso da regalarmi”, “non so tutto io”, “non basto a me stesso. Ho bisogno di te perchè possa riscoprire chi sono io”. E così anche nel rapporto con il Signore: noi spesso parliamo tanto ma ci dimentichiamo che il rapporto con il Signore è anche ascolto, è lasciare che abbia spazio nella mia vita, che possa raggiungere il mio cuore, che possa conoscermi e io possa sentirmi conosciuto da Lui proprio perchè gli ho dato spazio.
Quando due persone si amano, poi, sono capaci di esperienze straordinarie e, anche se rimangono due persone distinte con le loro caratteristiche, le loro capacità, le loro abilità, i loro difetti tuttavia insieme sono capaci di sostenersi, si danno la vita. È un’anticipazione di eternità. L’amore tra uno sposo e una sposa dice che l’eternità è possibile, che tutto il bene, tutto l’amore che due sposi vivono è già manifestazione dell’amore di Dio ed è nel suo cuore. Come il buon pastore dà la vita eterna alle sue pecore, così l’amore tra l’uomo e la donna rivela come l’amore sia per sempre. E non secondo una legge, un precetto, una regola ma secondo un’esperienza e, come Gesù dà la vita così, lo sappiamo bene, nel segreto di tanti giorni, di una fedeltà rinnovata, un uomo sceglie continuamente la sua sposa, e una donna sceglie continuamente il suo sposo, anche quando non sono perfetti, anche quando riconoscono il limite, la fatica. In questo scegliersi sta la pienezza dell’amore. L’esperienza più straordinaria è quella di provare a custodire la vita dell’altro come fa Dio tenendola nel palmo della sua mano, come dice il profeta «Dio scrive il nome nel palmo della sua mano» in maniera che non può mai dimenticarlo. Così come i ragazzi una volta scrivevano sulla mano per non dimenticare. Sentirsi custoditi come nel palmo di una mano. «Nessuno li strapperà dalla mia mano» e le mani di Gesù sono quelle che sollevano la donna ormai condannata a morte, sono le mani di chi pone del fango sugli occhi del cieco e ridona la vita, sono le mani forate di Gesù sulla croce. A queste mani noi ci aggrappiamo come ci aggrappiamo alle mani di chi ci vuole bene e così, noi tutti che siamo stati bambini ricordiamo com’era bello sentirsi preso per mano, soprattutto nei momenti di pericolo, da mamma e papà e voi quante volte avete preso per mano i vostri figli, dando la sensazione chiara di essere presenti, di essere lì per proteggerli perchè nessuno li strappi via!
«Io e il Padre siamo una cosa sola»: lo sposo e una sposa nel diventare una carne sola rivelano che l’amore di Dio è possibile. Per questo la stima della Chiesa nei confronti del matrimonio è così grande, perché è manifestazione dell’amore di Dio e noi oggi siamo qui per dire “grazie” per voi che avete scelto di venire davanti al Signore per rinnovare questa fedeltà e per tutti coloro che sono in cammino sia nella vita matrimoniale sia nella ricerca della propria vocazione. Oggi sono presenti don Andrea, Marco - un seminarista che ogni domenica viene in Oratorio qui da noi - , ma vogliamo ricordare tutti coloro che sono in un cammino vocazionale: Samuele, Francesco, Angelo, Luigi, Flaviano e tutti gli altri amici che sono alla ricerca della propria vocazione. Ricordiamo anche i giovani che si preparano al matrimonio: sono tanti coloro che quest’anno nelle nostre comunità si uniranno in matrimonio. Per loro la nostra stima, il nostro incoraggiamento, la nostra amicizia e la nostra preghiera.
Che il Signore ci conceda di vivere questo giorno nella gioia. E come è la parola che accompagna questa giornata mondiale di preghiera per le vocazioni “Donami un cuore che ascolta” così sia all’interno delle nostre comunità familiari e anche all’interno della nostra comunità cristiana: ascoltare significa dare importanza alla voce dell’altro, significa lasciargli lo spazio perché possa dire se stesso, perché possa aiutarmi ad essere me stesso; avere a cuore la voce di qualcuno significa farlo entrare nella mia intimità, farlo diventare prezioso. Gli sposi hanno molto da insegnarci e noi oggi con gratitudine li affidiamo al Signore perchè il cammino di tutti, sia di chi è all’inizio sia di chi ha percorso un lungo tratto di vita, sia una vita benedetta e una benedizione per tutti, per coloro che sono della loro famiglia ma anche per quella grande famiglia che è la comunità cristiana.

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