4 settembre 2018 - All'inizio di un nuovo anno

Credo non accada solo a me che questo momento si colora di tanti ricordi. Dopo cinque anni tornare qui, come all’inizio del mio servizio come parroco, diventa un motivo per ringraziare per il cammino che, anche se non è lunghissimo, inizia ad essere significativo. Solo lo scorso anno abbiamo interrotto questo consueto modo di iniziare il nuovo anno pastorale a motivo di un passaggio di novità che è stato chiesto non solo a me, anche se poi in modo singolare diventare parroco di una nuova comunità significa abituarsi anche a cammini nuovi, ma a tutti noi. Così lo scorso anno avevo pensato a questo cammino come inizio della nuova Unità Pastorale poi mi son detto che poteva apparire più una forzatura, allora ho chiesto a Maria di guidarci ancora attraverso la sua materna protezione, promettendole che sarei tornato invitando tutte le comunità, così come abbiamo fatto oggi.
Un anno fa, all’inizio di questo cammino insieme, prevalevano i motivi del dubbio, un po’ di malumore, anche della sfiducia. Tutti sembravano aver perso qualcosa, tutti in fondo recriminavano qualche cosa che gli era stato tolto ma noi oggi siamo qui per un nuovo inizio, per l’inizio di un nuovo anno. Conosciamo la nostra fatica di questi mesi ma abbiamo anche stima per quei passi di fiducia che abbiamo visto compiere da parte di molti. È l’inizio di un nuovo anno e abbiamo tanti motivi per dire grazie perchè la fatica dice sempre e comunque la volontà di cambiare qualcosa, di guardare al futuro con l’intento di mettercela proprio tutta, di fare fatica.
Questo inizio non è solamente memoria di un passato faticoso, è un inizio colmo di gioia perchè non ci è stato tolto ma ci è stato donato molto. Così noi oggi siamo qui, all’inizio di un nuovo anno, e abbiamo la gioia di avere tra noi don Andrea e io vi invito a guardare a questa presenza come a un dono stra-ordinario. Noi abbiamo il compito non di sfruttarlo, come se lui fosse bravo se farà cose straordinarie ma di custodirlo nella gratitudine per la vita di un giovane uomo che la dona al Signore e alla Chiesa e a noi. Siamo qui per dire la nostra gioia al Signore perchè ci ha donato don Andrea. Poi siamo qui per ringraziare ancora perchè in questi mesi non ci è mancato l’aiuto di santi e buoni presbiteri: abbiamo il compito di dire grazie al Signore per la fedeltà anche al servizio delle nostre Comunità di don Virginio che è diventato per molti un punto di riferimento, con la sua discrezione, la sua umiltà, la sua competenza, la celebrazione dell’Eucaristia, le confessioni, il cammino dei giovani che si preparano al matrimonio cristiano, la formazione dei lettori e poi l’ascolto. Abbiamo avuto la gioia di camminare per diversi mesi con don Nestor che ci porta il mondo in casa, ci ricorda che la chiesa è più grande dei confini delle nostre parrocchie e che non ha proprio senso fermarsi a un confine che è solamente quello della mente quando lui ci porta la bellezza di una realtà che, almeno ai più, è sconosciuta e che ci viene presentata sempre unicamente come un problema. Lui ci porta quell’Africa che a volte viene e ci disturba, ci inquieta e ci fa temere. In questo anno abbiamo conosciuto don Jees, anche lui ci ha portato il mondo in casa: fa parte di una terra così popolosa che troviamo indiani dappertutto! Ma ricordiamo il suo sorriso, la sua voglia di imparare l’italiano per comunicare con noi, ci ha portato la freschezza di un ministero che è quella di chi vuole raccontarci di Gesù. Abbiamo incontrato tanti altri presbiteri, don Stefano, don PierPaolo, gli amici comboniani e tanti altri: questi ci hanno aiutato a scoprire la possibilità di avere tra noi Gesù Eucaristia, Gesù misericordia, Gesù Vangelo. Non possiamo che essere nella gioia. Questa gioia è ancora più grande perché nella nostra Comunità ci sono dei giovani che camminano per comprendere se la loro vita possa essere del Signore per sempre. Accompagniamo con gioia Luigi, che inizia il V anno di teologia, l’anno del discernimento. Lo facciamo con la stima di chi ha camminato con lui anche quest’estate, lo facciamo con gratitudine, lo facciamo assicurando la preghiera come anche per Piercarlo: la notizia del suo ingresso in seminario per alcuni non è stato motivo di stupore “ah, io lo sapevo già” come se in fondo tutto fosse scontato, come se la scelta di un giovane di 19 anni di fare un passo così sia una cosa normale. Noi siamo qui oggi per dire al Signore che facciamo il tifo per Piercarlo perchè è un giovane che ha fatto una scelta che dice ai suoi amici “forza! Scegliete anche voi come volete vivere la vostra vita!” Per chi vivete?”. 
È un inizio pieno di gioia e non potrebbe essere diversamente perchè abbiamo tanti motivi per cui ringraziare. È anche un inizio che vorrei chiedervi di vivere in una stima che è donata così largamente, senza misura. Si tratta di un accumulare non per sé ma di investire nell’amicizia come fa questo personaggio della parabola del Vangelo che abbiamo ascoltato che ci parla di un uomo che non sappiamo per quale motivo a un certo punto cade in disgrazia e il suo padrone vuole cacciarlo. Si trova in difficoltà perchè sa fare solo quel lavoro e non investe accumulando tesori ma investe in amicizia, in relazioni. 
Iniziare il nuovo anno con stima, imparare a guardarsi con la gioia di riconoscersi uniti dal Vangelo, dal Battesimo. Così vi invito a stare più vicini quando celebrate l’Eucaristia perché è un segno già evidente che dice che siamo contenti di vivere insieme l’esperienza della Chiesa, nel momento più grande e alto che è quello di rivivere il momento in cui Gesù si dona totalmente. Il nostro vivere l’Eucaristia è paragonabile, a volte, a quando si va al ristorante: si entra e si sceglie il posto più appartato per non infastidire e per non essere infastiditi dagli altri. La stima passa attraverso piccoli gesti, perchè a volte possiamo correre anche noi il rischio di essere un po’ disonesti perché non sappiamo usare bene i nostri doni, perchè non sappiamo usare bene i nostri talenti, perchè non sappiamo offrire la misericordia, perchè ci dimentichiamo che prima di tutto siamo perdonati, per questo ogni celebrazione eucaristia inizia con la richiesta di perdono, per ricordarci che tutti agli occhi di Dio siamo figli amati e perdonati e da lì si parte, non c’è uno più grande, più bravo, più forte. Non è questione neanche di misurare la fede di qualcuno. Si tratta unicamente di stare alla presenza di Dio, di accogliere i suoi doni con semplicità, con umiltà. Questa stima chiede l’investimento in relazioni autentiche, ci chiede di uscire dalla cerchia dei nostri amici che sono una protezione autentica - lo dice la Scrittura stessa “una fortezza, un tesoro” -, ma nel momento in cui io vado verso un apro l’orizzonte del mondo, della mia casa, della mia famiglia e cambio, mi rinnovo. 
Noi abbiamo un luogo che è un’esperienza che molte comunità cristiane in tante parti del mondo non hanno: l’oratorio, che non è unicamente lo spazio dei piccoli, anche se  lo è in modo privilegiato, ma è anche il luogo delle famiglie, dei nonni, di tutti coloro che hanno a cuore i piccoli e i giovani. Creiamo maggiore comunione, allora questa stima che ci fa essere onesti perchè sappiamo riconoscere i nostri doni e i doni degli altri, crescerà sempre di più, lentamente. Creiamo un clima di comunione e di comunità anche se hanno storie diverse, modi di comportarsi diversi, consuetudini diverse ma tutti quanti accumunati dall’unico Battesimo, dall’unica Eucaristia, dall’unico Vangelo.
È un inizio che, in ascolto della Parola del Vescovo, vogliamo che sia segnato dall’ascolto della Parola, dalla cura sempre più grande del nostro modo di celebrare, senza dimenticarci dei poveri. Domenica sono uscito per andare a celebrare e sulla porta della Chiesa c’era una donna che chiedeva l’elemosina. Ho una domanda nel cuore: perchè i poveri stanno fuori dalla Chiesa? Certo non possiamo farci carico della povertà di tutti, ma di chi ci è prossimo sì. Allora possiamo davvero costruire calendari pieni di appuntamenti in cui ascoltiamo la Parola di Dio, ci poniamo in un atteggiamento di crescere nella vita della fede perchè ascoltiamo l’insegnamento del Magistero, perchè impariamo a vivere la liturgia ma senza dimenticarci dei poveri. Ancora, crediamo nella forza della preghiera. Non smettiamo di credere che la preghiera di intercessione cambia il cuore, non il cuore di Dio ma il nostro. Non abbiamo paura di spendere tempo nel pregare, insieme nella Chiesa, nelle nostre famiglie, nel segreto del nostro cuore. Non abbiamo paura di spendere tempo per la preghiera perchè quella cambia il nostro cuore e ci rende capaci di guardare la realtà con gli occhi di Dio. 
Iniziamo questo nuovo anno con Maria in questo luogo, a molti caro, e lo facciamo per custodire nel cuore il bene che abbiamo già sperimentato, per custodire nel cuore anche quelle esperienze che non sempre abbiamo compreso fino in fondo, per custodire nel cuore uno guardo di futuro che sia colmo di fiducia e di speranza. Allora saremo Una Comunità che sa vivere la gioia del Vangelo e la comunica nella semplicità dei gesti, come già vi suggerivo nello scritto di domenica scorsa su ComUnità: salutare e sorridere, interessarsi del bene dell’altro e parlare bene, bene-dire. Allora, io sono certo, che questo inizio nella gioia, nella gratitudine, nella stima, nell’ascolto della Parola con Maria ci permetterà di fare un lunghissimo, buonissimo cammino. 

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