Benvenuti nel mio Presepio - Santo Natale 2018


Betlemme - Grotta dei Pastori
Anche quest'anno non sono riuscito a preparare in casa il presepe, ancora una volta ci ha pensato la Mamma. Nell'ultima parte della visita alle famiglie ho visto tanti presepi: alcuni piccoli e altri molto grandi, paesaggi diversi, luci, sfondi colorati, ma in particolare mi sono fermato a contemplare i pastori. Ho creato così nel mio cuore un presepe.

Nel mio presepio ci sono pastori che suonano il flauto e la zampogna. Mi mettono allegria, mi pare facciano eco al coro degli Angeli e anche se non sono perfetti offrono musica, che è uno dei modi in cui Dio custodisce la speranza nel cuore degli uomini. Questi pastori sono allegri, mi parlano dei bambini. Ho la gioia di incontrare tanti bambini: in occasione dei battesimi, nelle Scuole dell'Infanzia, sono i figli di quei ragazzi che ho incontrato in questi anni di ministero e che una volta erano bambini e ora sono genitori. I bambini mi emozionano per la loro semplicità, infondono tenerezza per loro fragilità, generano stupore per i loro sorrisi e le trovate, semplicemente impensabili per noi grandi. Ho il cuore grato per gli abbracci dei bambini, per il "cinque" che scambio con loro, per gli occhi che si illuminano quando regalo un chupa chupa. 
Ho il cuore che si gonfia di vero dolore quando penso ai bambini non nati, a quelli malati, a chi povero, indifeso è vittima dell'idiozia di quanti si sono dimenticati di essere stati bambini. 
Ho nel cuore Gianluca, Matteo, Ilaria e Gabriele: non sono diventati uomini e donne ma subito Angeli.
Come sarebbe triste il mio presepe senza quei pastori, come sarebbe triste la mia vita senza la musica dei bambini.

Nel mio presepio ci sono due pastori che camminano insieme verso la mangiatoia, l'uno tiene un braccio sulle spalle dell'altro. Questo camminare insieme mi parla dei ragazzi e degli adolescenti.
Ne ho incontrati tanti in questi anni, le loro storie mi parlano di successi e di insuccessi, di progetti compiuti e sogni infranti. Per loro la parola amicizia è una parola magica ma senza trucchi, così si prendono e si lasciano, ma non possono camminare da soli. Ora che ho l'età in cui potrei essere il loro papà comprendo di più lo struggimento dei genitori davanti a figli che non ascoltano, che sciupano il tempo, che camminano con compagni che li fanno inciampare, che hanno perso la strada che porta alla mangiatoia. Ora che non sono più il prete dell'Oratorio ripenso a quanto sono stato benedetto dalla loro fiducia, dalle loro confidenze, dalla loro esuberanza, dalla loro voglia di vivere. 
Come sarebbe triste il mio presepe senza quei pastori, come sarebbe triste la mia vita senza l'aver camminato insieme a tanti ragazzi.  

Nel mio presepe c'è un pastore che porta la mano sopra gli occhi e guarda lontano, è uno che cerca la strada. In lui vedo la storia di tanti giovani cercatori di futuro su strade non sempre facili e comunque non scontate. Sono molti i giovani che ho conosciuto e che hanno cercato la strada che porta alla mangiatoia, l'hanno trovata perché hanno custodito nel cuore la novità di Parole che parlano di Cielo, perché hanno creduto che la loro vita avesse un senso e che non hanno ceduto alla logica dell'avere, del potere e dell'apparire. Sono consolato nel pensare ai cammini compiuti, alla loro vita come risposta all'amore che si consacra nell'amore fedele e che si consacra all'amore fedele di Dio. 
Intercedo umilmente per quei giovani che si sono smarriti, che confondono la Luce con i cerini del tutto subito, del tutto lecito, del tutto facile. Affido alla misericordia di Dio Alessandro, Raffaella Alessio e Marco giovani che non hanno potuto realizzare i propri sogni, perché nella sua misericordia il Signore della vita dia compimento alla loro esistenza e consoli i cuori addolorati per la loro prematura partenza.
Come sarebbe triste il mio presepe senza quel pastore, come sarebbe triste la mia vita senza la speranza dei giovani.

Nel mio presepe c'è un pastore che dorme lontano dalla capanna, è solo senza il suo gregge. Penso che non sia solo stanco, perché né la luce, né i canti, né le voci concitate lo hanno destato e comunque non l'hanno coinvolto al punto da porsi una domanda, da interessarsi, da compiere dei passi. Mi parla dell'indifferenza nei confronti di Gesù, del suo venire ogni giorno nel mondo nelle sembianze di un bambino indifeso, di un anziano non autosufficiente, di un disabile emarginato, di un disoccupato disperato, di una mamma che ha perso un figlio in un incidente d'auto, di un migrante affamato di speranza. Ogni  tanto qualche luce si accende su questi poveri del nostro tempo ma che sconforto quando si piangono gli animali e non i bambini abortiti, quando si esalta l'efficienza fisica e si considera il corpo malato un ostacolo alla produttività, quando si parla di di diritti umani e si chiudono i cuori all'accoglienza dei senza diritti. 
Quel pastore mi interroga, ci interroga e ci invita anche a ricordare il bene che avremmo potuto compiere perché Gesù che viene potesse trovare un luogo più accogliente che quello di una mangiatoia.
Come sarebbe triste il mio presepe senza quel pastore, come sarebbe triste la mia vita senza i poveri che mi ricordano che la vita è vedere ogni uomo come fratello, custodire ogni vita come il dono più prezioso.

Nel mio presepio c'è un pastore che appoggiato al suo bastone indica con il dito la meta, l'incontro con Gesù. Mi parla degli uomini e della donne che mi hanno indicato la via della fede, della speranza e della carità. Come San Giovanni Battista sono stati voce e segno della presenza di Gesù nella mia vita, me lo hanno indicato come l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Sono stati testimoni credibili della fede perché protagonisti di vite difficili, di esistenze segnate dal dolore, dalla guerra e dalla povertà: sono i miei Nonni e tutti gli anziani che ho incontrato e accompagnato in questi anni. Sono stati testimoni credibili della speranza perché protagonisti di una vita che ha saputo sempre rinnovarsi nel desiderio che fosse buona nonostante le ingiustizie, i rifiuti, le incomprensioni: penso al mio Papà; ai presbiteri che mi hanno accompagnato nella formazione e che mi sono amici; agli uomini e le donne che hanno abbellito la mia vita con la loro speranza, come un filo di luce che illumina anche la notte più oscura. Sono stati testimoni credibili della carità, perché protagonisti di una vita che ha scelto le vie della condivisione, della solidarietà e dell'accoglienza: penso agli uomini e alle donne che mi hanno insegnato che la vita è dono.
Come sarebbe triste il mio presepe senza quel pastore, come sarebbe triste la mia vita senza la fede, la speranza e la carità degli uomini e delle donne che la Provvidenza ha posto sul mio cammino.

Nel mio presepe c'è anche un pastore che porta sulle spalle una pecorella, è il più classico dei pastori colui che si prende cura delle sue pecore. Nel Vangelo si dice che sia una figura così bella che Gesù la scelga per definire sé stesso. Penso che tante volte Maria abbia raccontato al Bambino Gesù lo stupore di quella notte, quando i pastori vennero numerosi là dove era stato posto. Il pastore bello, il pastore buono colui che dà la vita per le sue pecore. Penso alla mia vita, a questi mesi che mi conducono al 25° anniversario di ordinazione. Come vorrei sentirmi dire dal Signore che sono un pastore buono, è il mio desiderio più grande, è il desiderio di una vita santa. M quanta strada ho ancora da fare! Intanto vorrei dirvi che se anche talora il passo è incerto, il volto adombrato di fatica o di preoccupazione, il sorriso un po' spento e gli occhi stanchi, voglio continuare a cercare di essere un pastore buono. Ho la grazia di condividere il mio ministero con pastori che sono una benedizione di Dio: ringrazio per il dono che sono don Andrea, don Virginio, don Fabio, don Jees e don Jojin.
Come sarebbe triste il mio presepe senza quel pastore, come sarebbe triste la mia vita senza la grazia di essere presbitero.

Il mio augurio per questo Santo Natale amici cari è che possiate anche voi recarvi alla mangiatoia portando le vostre vite, esse sono già benedette da Dio, sono riconciliate in una misericordia più grande dei nostri peccati.


Portate il nostro augurio di pace e serenità ai malati, ai piccoli "Gesù bambino" che abitano le nostre case, ma anche a coloro che pensano di non averne bisogno, e non dimenticate di pregare anche per me, perché possa essere pastore secondo il cuore di Dio.

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