Sabato Santo
Una domanda mi ha accompagnato in questi giorni, ripensando al fatto che da molti anni vivo la Veglia Pasquale, in modi diversi, con situazioni diverse ma ormai davvero sono tanti anni. Mi domandavo “Cosa significa per me vivere la Pasqua? Quale valore ha per me, aldilà di preparare le celebrazioni, creare le condizioni perchè tutto avvenga in modo più bello e più coinvolgente possibile?”.
Cosa significa per me vivere la Pasqua del Signore? Per me che ogni giorno celebro l’Eucaristia?
Ho provato a ripercorrere le letture che abbiamo ascoltato, cogliendo in ciascuna un significato che dica alla mia vita, spero un po’ anche alla vostra, cosa significa vivere la Pasqua.
Innanzitutto, per me la Pasqua è un rendimento di grazie. È il rendimento di grazie per il dono della vita e della vita nella fede. Ho ricevuto tutto il necessario per vivere la mia vita in pienezza. Lo stupore davanti alla creazione, tutto ciò che mi è stato donato per la mia vita; quello stupore davanti alla bellezza del creato, quel meravigliarsi di paesaggi che anche nelle nostre terre mutano facilmente quando c'è il sole e quando c’è la pioggia, quando da lontano vediamo le montagne innevate, quando vediamo i nostri boschi rinverdire dopo il grigiore dell’inverno. La creazione che ci parla di una vita che si rinnova costantemente, come è il desiderio di Dio su di noi. La creazione come opera di Dio. Talvolta incontro qualche giovane che mi dice che non è sicuro che questa esperienza di Fede che stasera condividiamo sia quella autentica perchè se fossimo nati in un altro paese avremmo un’altra religione, non ci ritroveremmo insieme questa sera. Credo che questa obiezione non ci porti da nessuna parte. Io devo essere lieto di quello che sono, di quello che ho, perchè solamente così posso vivere in pienezza la mia vita, solamente così posso stupirmi di quello che mi circonda, non posso darlo per scontato, come se fosse una cosa qualsiasi, una cosa qualunque. Lieto di quello che sono, lieto del dono della vita che non ho scelto ma che mi è stata donata, di una vita che è stata custodita da persone buone, che mi hanno accompagnato e che ancora oggi lo fanno. Vivere la Pasqua è avere una grande gratitudine per il dono della vita e della vita nella fede che condivido con voi questa sera.
La Pasqua è poi per me ricordare che la vita è vocazione. Non siamo a caso, non siamo capitati qui per sbaglio, abbiamo una vocazione. Ciascuno ha la propria, ciascuno cerca di viverla in pienezza con tutte le forze che ha, qualcuno la sta ancora cercando, qualcuno pensa di averla smarrita. Ci sono vocazioni straordinarie come la paternità e la maternità, ma anche una paternità e una maternità nello spirito. C’è chi poi tra noi ha scelto di dedicare la propria vita agli altri, chi ha scelto professioni che sono promozione del bene dell’altro, cura della vita dell’altro, ci sono vocazioni semplici e quotidiana ma non scontate.Tutti sono chiamati a vivere bene la vita, non c’è una graduatoria di cose più importanti o meno. Ci ricordiamo sempre come Paolo parla sempre della Chiesa come un corpo e il nostro corpo, bellissimo, ha parti molto nobili e altre che sembrano meno nobili ma tutte concorrono a permetterci di vivere bene. La Pasqua allora per me è vocazione, è memoria del fatto che non sono chiamato alla vita per non fare nulla, per non compiere nulla ma perchè la mia esistenza sia dono, quotidianamente dono. Pur consapevole io stesso della mia inadeguatezza porto sempre al Signore il desiderio che la mia vita ancora, ancora, ancora sia servizio e benedizione.
Il sacrificio dell’Agnello ci ricorda che la Pasqua è rimando all’Eucaristia, questa realtà che per me è quotidiana non perché sia meglio di altri ma perchè mi è chiesto come parte integrante della mia vita a servizio della comunità che mi ha affidata. Questo amore arde tra le mie mani ogni giorno, questa presenza reale di Gesù sostiene il cammino di ogni giorno, le scelte quotidiane che sono chiamato a fare in ordine alla santità della mia vita ma anche alla santificazione della vita di chi mi è affidato. La Pasqua mi ricorda che il cuore dell’esperienza della Fede è l’Eucaristia.
Questa immagine dell’oppressione del popolo d’Egitto su Israele mi ricorda che la Pasqua è coraggio. Per me coraggio è agire con il cuore, è credere come Maria che nulla è impossibile a Dio. Non avere timore davanti alle sfide della vita, davanti a quei momenti in cui devi scegliere, le scelte sono pesanti e ti senti solo, nel momento in cui devi avere il coraggio di riprendere in mano una relazione, di scegliere un nuovo lavoro, di dire una parola che sai potrà ferire ma che è correzione non negazione. Il coraggio di affrontare l’esperienza del doloro condividendola con un altro. Il coraggio di chi crede che nulla è impossibile a Dio. Questa è la Pasqua!
La Pasqua si struttura intorno a delle parole, ci è stata tramandata con dei racconti. Pensate che i racconti più antichi della Scrittura sono quelli che narrano ciò che è accaduto nel Mar Rosso: il passaggio, la liberazione dalla schiavitù alla libertà. Questi sono testi più antichi di tutta la Scrittura perchè celebravano l’incontro con il Dio che salva, che ascolta il grido, che non lascia abbandonati a un destino crudele i suoi figli. La Parola, questa parola che sola può plasmare i miei pensieri perchè siano come i suoi pensieri. La Parola che sola può essere lampada ai miei passi, luce al mio cammino, la parola che sola può farmi scoprire che la volontà di Dio su di me non è privazione della mia libertà ma unica reale possibilità di vivere nella gioia.
La Pasqua è esperienza di misericordia. Abbiamo ascoltato queste parole: «Anche se i peccati fossero scarlatto diventeranno bianchi come la neve». Non c’è nulla che ci può separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù. È un amore senza fili, senza limiti quello che abbiamo celebrato, nel momento in cui Gesù si dona, nel momento in cui muore, in quel momento ancora pensa a noi: «Padre, perdonali perchè non sanno quello che fanno». Non potrò mai essere così lontano da Dio se lui vuole essere così vicino a me. La Pasqua mi parla dell’esperienza della misericordia.
La Pasqua è rimando proprio alla Risurrezione di Gesù. Dio ha risuscitato Gesù perchè la morte non poteva tenerlo in suo potere. La Pasqua allora è speranza che tutto ciò che io vivo ora in comunione con Gesù è già risorto, che tutto il bene che io compio in comunione con Gesù è già vita eterna, che ogni volta che compio nel nome di Gesù la mia vita io sono già risorto, vivo già da risorto, non devo aspettare la morte per fare esperienza di questo Dio. Questa è la Pasqua e come vorrei che fosse così tutti i giorni, tutti i momenti, anche quando mi lascio abbattere dall’insuccesso, dalla lamentela, dalla critica, anche quando non so dare tutto me stesso in quello che ho scelto di vivere, anche quando mi ritrovo a fare i conti con la mia debolezza. Come vorrei ricordare che l’unico compito che ho vero è quello di vivere da risorto, di essere nel mondo colui che porta questo annuncio, perchè la Pasqua è anche questo: è grazia di essere apostoli, come ci ha detto Paolo, cioè di essere inviati, a dire non quello che sappiamo fare noi, non quello che di bello siamo noi ma di quello che di grande e di bello Dio può fare attraverso di noi. Per questo tutti possono essere apostoli e se alcuni vengono scelti per un compito più alto di annuncio del Vangelo, tutti noi abbiamo il compito, abbiamo la vocazione, il dono, di dire a chi incontriamo che essere di Cristo riempie la vita, non è una noia mortale ma è la possibilità che tutto di me parli di lui. Allora la Pasqua è non avere paura, non avere paura di questa realtà che ci circonda e che ci parla di banalità di morte, di banalità della violenza, sempre le stesse notizie. Non dobbiamo aver paura noi perchè crediamo che Cristo è risorto, crediamo che il bene è creativo, crediamo che il bene vince, crediamo che la Croce di Cristo non è la fine di tutto ma l’inizio, crediamo che l’albero della Croce è fiorito nella risurrezione di Gesù, che certamente si deve passare attraverso la porta stretta della croce ma che poi si apre alla gioia della risurrezione, una gioia incontenibile che dovrebbe venire dal di dentro, una potenza interiore che ci fa dire a tutti “io credo che Gesù Cristo è risorto, Lui è la mia speranza, Lui è la mia fiducia, Lui è la fonte della mia capacità di amare. Questa è la Pasqua. Cerco di viverla così. Vi chiedo di aiutarmi a viverla così. io intanto, anche in questa Eucaristia prego perchè per ciascuno di voi sia così.
La Pasqua è esperienza di misericordia. Abbiamo ascoltato queste parole: «Anche se i peccati fossero scarlatto diventeranno bianchi come la neve». Non c’è nulla che ci può separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù. È un amore senza fili, senza limiti quello che abbiamo celebrato, nel momento in cui Gesù si dona, nel momento in cui muore, in quel momento ancora pensa a noi: «Padre, perdonali perchè non sanno quello che fanno». Non potrò mai essere così lontano da Dio se lui vuole essere così vicino a me. La Pasqua mi parla dell’esperienza della misericordia.
La Pasqua è rimando proprio alla Risurrezione di Gesù. Dio ha risuscitato Gesù perchè la morte non poteva tenerlo in suo potere. La Pasqua allora è speranza che tutto ciò che io vivo ora in comunione con Gesù è già risorto, che tutto il bene che io compio in comunione con Gesù è già vita eterna, che ogni volta che compio nel nome di Gesù la mia vita io sono già risorto, vivo già da risorto, non devo aspettare la morte per fare esperienza di questo Dio. Questa è la Pasqua e come vorrei che fosse così tutti i giorni, tutti i momenti, anche quando mi lascio abbattere dall’insuccesso, dalla lamentela, dalla critica, anche quando non so dare tutto me stesso in quello che ho scelto di vivere, anche quando mi ritrovo a fare i conti con la mia debolezza. Come vorrei ricordare che l’unico compito che ho vero è quello di vivere da risorto, di essere nel mondo colui che porta questo annuncio, perchè la Pasqua è anche questo: è grazia di essere apostoli, come ci ha detto Paolo, cioè di essere inviati, a dire non quello che sappiamo fare noi, non quello che di bello siamo noi ma di quello che di grande e di bello Dio può fare attraverso di noi. Per questo tutti possono essere apostoli e se alcuni vengono scelti per un compito più alto di annuncio del Vangelo, tutti noi abbiamo il compito, abbiamo la vocazione, il dono, di dire a chi incontriamo che essere di Cristo riempie la vita, non è una noia mortale ma è la possibilità che tutto di me parli di lui. Allora la Pasqua è non avere paura, non avere paura di questa realtà che ci circonda e che ci parla di banalità di morte, di banalità della violenza, sempre le stesse notizie. Non dobbiamo aver paura noi perchè crediamo che Cristo è risorto, crediamo che il bene è creativo, crediamo che il bene vince, crediamo che la Croce di Cristo non è la fine di tutto ma l’inizio, crediamo che l’albero della Croce è fiorito nella risurrezione di Gesù, che certamente si deve passare attraverso la porta stretta della croce ma che poi si apre alla gioia della risurrezione, una gioia incontenibile che dovrebbe venire dal di dentro, una potenza interiore che ci fa dire a tutti “io credo che Gesù Cristo è risorto, Lui è la mia speranza, Lui è la mia fiducia, Lui è la fonte della mia capacità di amare. Questa è la Pasqua. Cerco di viverla così. Vi chiedo di aiutarmi a viverla così. io intanto, anche in questa Eucaristia prego perchè per ciascuno di voi sia così.
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