11 giugno 2019 - XXV di Ordinazione sacerdotale


Vi invito a rinnovare lo stupore. Lo stupore per questo evento che è la mia vita, per esserne parte voi tutti che oggi siete qui. Lo stupore per essere stato riservato per l’opera alla quale sono stato chiamato, per la preghiera e l’imposizione delle mani del Cardinale Arcivescovo Carlo Maria Martini, per un ministero che sempre sento mi supera, anche se mi affatico, anche se lotto.
Ringrazio il Signore perché anche io, come Barnaba, ho visto la grazia in ogni luogo in cui la Provvidenza di Dio mi ha condotto. I primi mesi vissuti in Valsassina, a Barzio, in un posto che non conoscevo, in mezzo a persone che erano lì per fare le vacanze: una pastorale strana, ma anche lì ho incontrato il Signore e amici con i quali ho condiviso un buon tratto di cammino.
Poi gli anni sofferti e intensi di Fagnano Olona: sono sempre stupito dall’amicizia che alcune persone ancora oggi custodiscono, nonostante io abbia vissuto lì così poco tempo. Da tante famiglie, in particolare, ho imparato la ferialità della fede, soprattutto dalle famiglie coi bambini piccoli che visitato e che mi aprivano la loro casa per il caffè, per la cena.
Poi gli anni di Lazzate, con quell’impegno a capofitto tra i ragazzi nell’Oratorio, la Scuola, nella Polisportiva, la vita in parrocchia con tanti incontri che ancora oggi custodisco nel cuore.
Sesto Calende mi ha regalato, oltre che al ministero in Parrocchia, in Oratorio, in Decanato, nella Polisportiva e nella meravigliosa avventura del Centro Studi Angelo dell’Acqua, la gioia di incontrare un pastore che mi ha insegnato un po’ ad essere parroco, perché non sempre sono stati anni facili e incontrare don Franco è stato sicuramente uno dei doni più grandi di questi anni e ha continuato ad essere non solo parroco ma anche padre. E continua ad esserlo. Così per me lui non è un amico, è davvero un padre.
Poi sono arrivato qui, senza esperienza, per essere parroco e sto imparando ad esserlo, accettando, con talora eccessiva sofferenza, il mio essere inadeguato.
Ho visto la grazia di questi 25 anni in quei bambini, ragazzi, adolescenti e giovani che sono cresciuti e ora sono qui sposi, padri, madri… Ho avuto in dono l’amicizia di molti, la stima e l’affetto di moltissimi. Che cosa possiedo che non abbia ricevuto come dono?
A motivo del mio temperamento un po’ perfezionista e, a volte, troppo sensibile, sono stato incapace di rallegrarmi sempre ma ogni volta che vedo qualcuno che ho accompagnato, conosciuto, vivere una vita piena, gioisco profondamente. Ho esortato molti a stare nel Signore, ma avrei potuto fare molto di più. Ho avuto stupendi collaboratori. La benedizione di accompagnare la storia di vocazione di amici che sono per me un’autentica benedizione. Ho avuto la gioia di avere a Lazzate i seminaristi in parrocchia e questa gioia si è ripetuta qui, anche nelle nostre comunità. L’esperienza più luminosa rimane quella che ho condiviso con don Fabio. A lui dico che “è la mia consolazione” perché la sua vocazione è cresciuta in quegli anni in cui ero a Lazzate e perché l’ha sempre condivisa con me, con quella semplicità di chi si vuole bene. Spesso non ho saputo custodire i doni che mi sono stati offerti, la richiesta di essere ascoltato, la condivisione del cammino, la pazienza dell’attesa. Io sono profondamente grato a tutti coloro che con tenacia mi hanno custodito attraverso il ricordo ma, soprattutto, attraverso quella carità somma che è la preghiera.
Per tutti voi che siete qui oggi la mia più profonda gratitudine perché so che la vostra presenza vuole dirmi un bene ricevuto, sappiate che anche io ho ricevuto tanto.
In questi venticinque anni una presenza costante è stata quella della mia famiglia. Oggi è qui la mia Mamma con i miei fratelli e le loro famiglie. Il mio Papà ci ha lasciato quasi cinque anni fa, di quel giorno ricordo tutto: da Massimo che viene ad annunciarmi che papà non sta bene, a Michele e Massimo che mi portano a casa e poi gli amici che erano intorno a lui per cercare di rianimarlo. In quei giorni ci siete stati, in tanti, a farci sentire che la fede unisce certo nella consapevolezza che siamo chiamati all’eternità ma che l’amicizia sostiene il momento duro del dolore e della morte. La mia famiglia c’è sempre stata e ringrazio per questo dono che credo sia davvero straordinario. Gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente cerco di dare. Ancora sono chiamato, strada facendo, a predicare il Vangelo, dicendo a tutti che il Regno di Dio è vicino. Non so guarire gli infermi e neanche risuscitare i morti, o purificare i lebbrosi o scacciare i demoni, quello che so è che ogni giorno cerco di donare la mia vita, come sono capace - certo -, a volte mi arrabbio di non essere più capace, ma sicuramente con tutto l’amore di cui sono capace. Questa sera, allora, vi chiedo in dono la preghiera: pregate e chiedete al Signore che, spinto dall’amore di Cristo, sia sempre stupito dell’essere stato chiamato al ministero, che cerchi di essere umile nel custodire questo dono, che abbia tanta pazienza con me stesso e con le fatiche di ogni giorno, che abiti il mio cuore con sempre maggiore gioia e che si veda sul mio volto, che abbia il desiderio unicamente di gridare a tutti che il Signore che chiama è fedele. Io credo che allora, come in quel giorno dell’Ordinazione, mentre il Cardinale teneva le mani sul mio capo, ho chiesto la santità della vita, la mia vita sarà santa e al servizio e sarà una benedizione. 
Dio vi benedica! 

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