19 dicembre 2019 - Non temere! Il Salvatore è il bambino generato da Maria



Un’altra parola ci è stata consegnata per vincere la paura: Non temere! Il Salvatore è il bambino generato da Maria.

Il Vangelo di gioia e di donne narrato oggi nel Vangelo mi colma di stupore, tanto che spesso ho immaginato come sia accaduto. La gravidanza non impedisce a Maria di farsi serva della cugina Elisabetta, l’amore è più forte, la libertà rende leggere il cammino.
Un padre della Chiesa (Origene di Alessandria, III sec.) afferma che l'immagine più vivida e bella del cristiano è quella di una donna incinta, che porta in sé una nuova vita. E non occorre che parli, è evidente a tutti ciò che accade: è vita di due vite, battono in lei due cuori. E non li puoi separare.
Il cristiano passa nel mondo gravido di Dio, portando un'altra vita dentro la sua vita, imparando a respirare con il respiro di Dio, a sentire con i sentimenti di Cristo, come se avesse due cuori, il suo e uno dal battito più forte, che non si spegnerà più. Ancora adesso Dio cerca madri, per incarnarsi.
Nell'incontro di Maria con Elisabetta, Dio viene mediato da persone, convocato dai loro abbracci e dai loro affetti, come se fosse, perché lo è, un nostro familiare. Non c'è infinito quaggiù lontano dalle relazioni umane.
In questa che è l'unica scena del Vangelo dove protagoniste sono solo donne, è inscritta l'arte del dialogo.

Il primo passo: Maria, entrata nella casa, salutò Elisabetta. Entrare, varcare soglie, fare passi per andare incontro alle persone. Non restarsene al di fuori, ad aspettare che qualcosa accada ma diventare protagonisti, avvicinarsi, bussare, ricucire gli strappi e gli allontanamenti. E salutare tutti per via, subito, senza incertezze, per primi, facendo viaggiare parole di pace tra le persone. Bella l'etimologia di "salutare": contiene, almeno in germe, una promessa di salute per le relazioni, di salvezza negli incontri.

Il secondo passo: benedire. Elisabetta...esclamò: Benedetta tu fra le donne. Se ogni prima parola tra noi fosse come il saluto di chi arriva da lontano, pesante di vita, nostalgia, speranze; e la seconda fosse come quella di Elisabetta, che porta il "primato della benedizione". Dire a qualcuno "sei benedetto" significa portare una benedizione dal cielo, salutare Dio in lui, vederlo all'opera, vedere il bene, la luce, il grano che germoglia, con uno sguardo di stupore, senza rivalità, senza invidia. Se non impariamo a benedire, a dire bene, non saremo mai felici.

Il terzo passo allarga orizzonti: allora Maria disse: l'anima mia magnifica il Signore. Il dialogo con il cielo si apre con il "primato del ringraziamento". Per prima cosa Maria ringrazia: è grata perché amata. L'amore quando accade ha sempre il senso del miracolo: ha sentito Dio venire come un fremito nel grembo, come un abbraccio con l'anziana, come la danza di gioia di un bimbo di sei mesi, e canta.

Portare salvezza negli incontri; benedire, dire sempre parole di cielo,; lodare e ringraziare Dio, questa è l’opera di Dio in Gesù Bambino, figlio di Maria.

Il Salvatore custodito nel grembo della Vergine Maria è salvezza, benedizione e rendimento di grazie. Che la nostra vita possa essere così a partire dalle relazioni che oggi custodiremo; dalle parole che diremo; dalla capacità di ringraziare per tutti i doni ricevuti dalla divina Provvidenza.

Non temere! Il Salvatore è il bambino generato da Maria.
(Ermes Ronchi)

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