Natale 2019 - Siete parte essenziale del mio presepe


Giotto, Il presepe di Greccio

Nella mia casa ci sono molti presepi, di diverse dimensioni e provenienze, realizzati con materiali differenti tra loro. Ma amo molto il presepe che ogni anno costruisco nel mio cuore fatto di parole, di immagini, di segni, di emozioni e soprattutto di persone.

Rileggendo i Vangeli della natività ho posto la mia attenzione su alcune parole che mi hanno aiutato a costruire il Presepe.

Innanzitutto la luce: “la gloria del Signore li avvolse di luce”. La luce mi ricorda sempre la fede, fin dal giorno del battesimo, quando i genitori, il padrino e la madrina si sentono rivolgere queste parole: “ricevete la luce di Cristo, a voi il compito alimentare questa fiamma”. La luce della fede entrata nella nostra vita mediante il battesimo ci ricorda che facciamo parte di una storia, di una Chiesa che allora aveva il volto del presbitero che ci ha battezzato, dei genitori, del padrino e della madrina. Così nel mio presepe ci sono coloro che per primi si sono fidati della Luce di Cristo e che mi hanno aiutato a custodire i primi passi nella fede.

Non solo la luce avvolge ma anche le fasce avvolgono il bambino Gesù. Forse perché quelle fasce custodite da Maria lungo tutto il viaggio, segno della sua premura materna, della sua tenerezza e del suo desiderio di protezione, non sono altro che segno luminoso della tenerezza di Dio. Le fasce mi fanno pensare a quanta cura Dio mi ha donato in tutta la mia esistenza, tenerezza infinita, che non significa l’aver evitato gravi malattie, momenti difficili, incomprensioni... ma piuttosto che in ogni occasione sono stato avvolto da fasce d’amore. 
Le fasce della tenerezza con il diaconato e il presbiterato sono diventare per me stola del servizio, perché anch’io avessi premura e cura di chi mi è affidato… 
Così nel mio presepe ci sono tutti coloro che mi hanno regalato parole, gesti, pensieri di accoglienza e tenerezza e sono molti, il ricordo di alcuni di loro mi commuove, sempre…

Maria “depose Gesù in una mangiatoia”, questo umile giaciglio, luogo destinato al sostentamento degli animali primo lettino del Re dei Re. Come assomiglia questo luogo ai giacigli improvvisati dei senza fissa dimora. Quel posto era il più dignitoso per loro che non avevano trovato alloggio… Nel mio presepe c’è posto per le regole distorte di un mondo che non sa fare spazio agli scarti dell’umanità e non penso subito ai migranti, ma al bambino vivace che separi dal gruppo perché non disturbi gli altri più bravi, al disabile che viene guardato con sospetto perché diverso nel suo modo di agire, a coloro che ininterrottamente suonano al mio campanello chiedendo un aiuto che talora non so offrire, a chi ha perso il lavoro e mi chiede disperatamente di trovargli un’occupazione che non sia in nero e giustamente retribuita, a chi mi chiede un posto per dormire e io non so offrirgli neppure una mangiatoia. 
Davanti a queste regole distorte mi domando sempre cosa posso fare io, ma soprattutto mi domando come si può educare nuovamente il popolo di Dio a farsi carico dei poveri con la stessa intensità con cui ci si prende cura del corpo di Cristo, perché nel corpo dei poveri si nasconde il corpo di Cristo.
Nel mio presepe c’è posto per i poveri per quelli che so aiutare e per quelli che ho escluso.

I pastori non possono proprio mancare. Sono convinto che nel dire di sé “io sono il buon pastore, il pastore bello” Gesù avesse in mente i racconti della sua Mamma quando le parlava di quella notte cosi straordinaria… Nel mio presepe ci sono tanti pastori, sono tutti quei presbiteri che ho incontrato nel mio ministero. Quelli che mi hanno introdotto alla vita nella fede, coloro che mi hanno guidato negli anni del seminario e i miei compagni di ordinazione; coloro che mi hanno insegnato ad amare Dio e la chiesa con le loro parole ma soprattutto con il loro esempio; sono quelli che mi hanno benedetto e quelli con i quali ho condiviso e condivido la fatica della quotidiana fedeltà al Vangelo; sono coloro che vivono nella gloria di Dio e coloro che hanno cambiato strada. 
I pastori non possono proprio mancare, e se ne incontrerete uno che è mercenario e fa notizia con il suo comportamento malvagio, state certi ce ne saranno molti altri, di cui nessuno parlerà mai, e che daranno la vita per il gregge.

Il gregge, tantissime pecore. Nel mio presepe ci sono le numerose pecore di un gregge. Il gregge immagine della Chiesa mi fa pensare alle Comunità cristiane che ho conosciuto. Quella che mi ha generato alla fede, quelle che che ho incontrato da seminarista e quelle che ho cercato di servire da diacono e presbitero. Il gregge ora siete voi in queste Parrocchie. Il cammino non pare sempre chiaro, talora sembra più facile abbandonare, spesso sorge spontanea una parola di critica per quanto non è più come nel passato, per il prete che non si trova mai, per l’orario e il numero delle messe. Fare parte di una Comunità, la Chiesa, che non è fatta di eletti, di scelti, di puri, ma di peccatori perdonati chiede umiltà, pazienza, perdono e stima.
Il gregge non è una massa informe di individui slegati tra loro ma è una comunione guidata da un pastore. Nel mio presepe ci siete tutti, proprio tutti.

Gli angeli nel mio presepe mi ricordano quanti hanno condiviso un tratto del mio cammino e ora vivono già nella gloria di Dio. Le loro parole mi hanno guidato, i loro gesti mi hanno ispirato, la loro testimonianza mi ha esortato. Vegliano su me dal Cielo e non mi fanno mancare la fiducia nella risurrezione, così nel giorno del Natale celebriamo la Pasqua la vittoria di Gesù sulla morte, perché Gesù è nato uomo tra gli uomini, Dio tra gli uomini per portare gli uomini in Dio. Nel mio presepe ci sono anche loro, i mie cari, che vivono il sonno della pace.

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”. In questa notte un canto di lode accompagna gli uomini sulla terra. Nel Vangelo è scritto che dalla bocca dei bambini hai ricevuto lode (Cfr. Mt 21, 16). Nel mio presepe ci sono moltissimi bambini. Ho messo quelli che conosco e quelli che ho visto diventare grandi, quelli che non sono nati e quelli ai quali è negata la gioia di vivere; anche le loro voci salgono a Dio e mi chiedono di custodire con tutta la forza di cui sono capace la vita dei bambini.
Non cediamo al rischio orrendo dell’indifferenza davanti al bambino Gesù e a tutti i bambini, perché il Regno dei Cieli è dei bambini. Non impediamo ai bambini di conoscere Gesù.

Ecco il mio presepe voi ne siete parte essenziale, al Signore Gesù vorrei condurvi. Vorrei non essere estraneo a nessuno di voi e a nessuno della mia famiglia, vorrei saper tenere nel cuore tutti coloro che mi hanno donato tenerezza; vorrei che il mio cuore fosse casa per i poveri, e che la mia vita fosse quella di un pastore buono; vorrei non dimenticarmi di quanto ho imparato dai miei cari e vorrei stupirmi sempre di fronte a questo Dio bambino che non si stanca di sorriderci donandoci bambini da accogliere, amare e difendere.

Siete parte essenziale del mio presepe, pregate perché abbia a cuore l’unica realtà necessaria: condurvi come stella luminosa all’incontro con Gesù Bambino, Dio con noi, e allora sarà veramente Natale.

Commenti

  1. Buon 2020 con il presepe, don Roberto! E buona lettura dei commenti al Vangelo di Ermes Ronchi! Ho appena scritto, come ogni settimana, sul nuovo commento al Vangelo di padre Ermes.

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