Te Deum - 31 dicembre 2019




I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.

Mi pare che noi corriamo un rischio: quello di essere sempre così troppo affaccendati nell’arrivare a fare tante cose, tanto da non riuscire ad apprezzarle fino in fondo. Così spesso ci dimentichiamo di quello che ogni giorno ci viene donato, e facciamo fatica a dire grazie e anche a parlarne. In questo giorno che conclude un anno verso il quale possiamo avere gratitudine, perché abbiamo vissuto esperienze positive, oppure verso il quale abbiamo come un senso di risentimento perché invece ci ha regalato sofferenza o tante situazioni negative, vorrei glorificare e lodare Dio per quanto ha operato nella nostra Comunità, con uno sguardo che è certamente parziale e che ciascuno di voi saprà arricchire con la propria capacità di leggere la propria storia all’interno di questa Comunità che viviamo, e leggere la propria vita, i propri ricordi, gli incontri, le parole, i gesti, la presenza di Dio. 

Quello che ho visto e udito in questi mesi è la storia di una Comunità che ha camminato nella fedeltà della vita quotidiana, benedetta dalla parola di Dio, sostenuta dalla grazia dei sacramenti.

Lodo e ringrazio Dio per il dono del battesimo che ha consentito a molti bambini e bambine di iniziare a conoscere il volto di Dio nella chiesa, attraverso la fede semplice, talora sofferta, spesso inquieta di genitori che cercano un senso al loro vissuto, che non sempre lo trovano nel Vangelo, che non conoscono la Chiesa come esperienza di comunione, ma che cercano un senso e per questo Dio è vicino al loro cuore. Il battesimo dei bambini è un invito per ciascuno di noi a riscoprire il nostro battesimo.

Lodo e ringrazio Dio per le centinaia di volte che nelle nostre Chiese sono risuonate quelle parole: “fate questo in memoria di me”. Eucaristia, presenza di Dio che viene silenziosamente, e bussa al cuore di ciascuno. Pane del cammino, cibo per la vita eterna. Lo stupore e la gioia delle prime comunioni. Eucaristia presenza fedele di Dio nascosto nel silenzio delle nostre Chiese che chiede un incontro che spesso, troppo spesso rimandiamo. L’Eucaristia di ogni giorno ci ricorda che noi siamo amati fino dal dono della vita, fino alla fine.

Lodo e ringrazio Dio per il dono dello Spirito effuso con abbondanza  sui nostri ragazzi che ci appaiono così piccoli, distratti. Spirito di Dio seme che porterà certamente frutto anche nelle loro vite, anche se piene di cose e però povere di silenzi di ascolto del cuore. Il dono dello Spirito Santo che si rinnova ogni giorno ci ricorda che non siamo da soli, che in questo cammino della vita Dio non si stanca di starci accanto e di accompagnarci.

Lodo e ringrazio Dio per le parole del perdono, reale possibilità di tornare a casa per un abbraccio sempre troppo a lungo rimandato, per una festa che Dio ha sempre pronta. Il sacramento della riconciliazione che sembra realtà in disuso ci ricorda che ogni giorno siamo perdonati, amati per quello che siamo, scelti non perché perfetti ma perché figli.

Lodo e ringrazio Dio per coloro che hanno scelto di essere l’uno per l’altro via alla santità della vita nel sacramento del matrimonio. Pochi matrimoni non significano che l’amore, di cui tanto si parla sia finito, ma che l’amore cristiano richiede non solo emozione, poesia, entusiasmo ma anche pazienza, dono di sé, perseveranza e sacrificio. La fedeltà del matrimonio ci ricorda che Dio è fedele e che Dio si rivela nell’amore che c’è tra un uomo e una donna.

Lodo e ringrazio Dio per il dono del presbiterato che per noi si è rinnovato nell’adesione a Dio di Luigi, che con il diaconato ha consacrato a Dio la sua vita e che nel cammino verso il presbiterato ci dice che si può donare la vita perché il mondo creda nel Dio di Gesù Cristo. Con lui ringraziamo per tutti coloro che sono in cammino verso il compimento della propria vocazione: Samuele e i seminaristi che sono passati nelle nostre Comunità, Piercarlo e tutti coloro che hanno domande grandi nel cuore.

Lodo e ringrazio Dio per la misericordia nel tempo della sofferenza e del dolore, per l’unzione dei malati che accompagna la fatica della malattia e il timore della morte. Per la cura premurosa e discreta di chi non abbandona chi è malato e porta il conforto della preghiera e della presenza di Dio e di chi non si dimentica che è gesto di misericordia seppellire i morti. Il mistero del dolore ci ricorda la nostra fragilità, ma ci ricorda anche che noi crediamo nella vita eterna, che noi siamo figli di Dio e vivremo la gloria del Paradiso.

Basterebbe questo a riempire il cuore di lode e gratitudine ma ho udito e visto Dio all’opera nella nostra Comunità in momenti e persone che proprio perché originati dal dono della sua Parola e dalla grazia dei sacramenti hanno reso questo anno particolare. La mia lode è parziale ma voi potete arricchirla con la vostra personale lode, il vostro personale ringraziamento.

Con l’arrivo di don Jojin l’India è più vicina! L’avevamo incontrata con don Jees e ora il rimando a questa terra lontana e sconosciuta è quotidiano. Questi presbiteri ci ricordano che la chiesa è oltre i confini delle nostre parrocchie e che non possiamo sentirci chiesa realmente se non quando la specificità di ogni parrocchia, persone, abitudini, tradizioni non sono fonte di comunione e condizione di un cammino di unità. Vogliamo chiedere al Signore che rinnovi in noi il desiderio che questo cammino di Unità Pastorale sia sempre di più il desiderio di tutti, non solo di alcuni.

Oratorio 2020: fin dall’inizio dell’anno ci è stato detto di questo cammino, che verrà compiuto in particolare in questo nuovo anno, per ripensare, per ricreare una condizione di oratorio che sia più capace di parlare ai nostri ragazzi, ai nostri giovani. Ma come non lodare già Dio per tutto quello che viene compiuto nei nostri oratori. Non possiamo non lodare Dio per l’opera dei nostri sacerdoti più giovani, tra noi in particolare don Andrea, per le iniziative, per la ricerca quotidiana di dire il Vangelo con un linguaggio che sia adatto ai giovani, ai più piccoli. Non possiamo dimenticare che ogni giorno ci sono genitori che cercano in tutti i modi di insegnare la vita ai propri figli e poi catechiste, educatori, animatori, uomini e donne appassionati anche dai luoghi che ci sono stati consegnati come spazi dove poter vivere l’esperienza di Cristo da giovani. É proprio una bella storia quella dell’Oratorio e noi dobbiamo lodare e ringraziare per tutto quello che abbiamo già vissuto e per quello che potremo ancora vivere, grazie al contributo di tutti, che se non è in un’azione concreata, quotidiana è nella stima, nella preghiera, nell’amicizia, nell’incoraggiamento, nel raccontare tutto quello che abbiamo vissuto, tutto quello che abbiamo ascoltato.

Abbiamo imparato un linguaggio nuovo a partire da questa esperienza di Famiglie Missionarie a KM0. Arianna e Ivan ci hanno fatto conoscere un tentativo che la Chiesa sta compiendo per cercare di capire come interpretare i bisogni di una Comunità che ha bisogno che tutti si mettano in gioco facendo della propria vita un dono, un servizio, ed alcuni in modo particolare. Spesso ci fermiamo a domandarci che cosa fanno, a cosa servono. Ma noi apparteniamo ad un popolo che vale per quello che è, e nel momento in cui sappiamo guardarci con stima, affetto allora possiamo scoprire che cosa possiamo anche dare. Arianna e Ivan all’interno di questa Comunità ci parlano di un progetto, quello della Chiesa, di dare maggiore spazio alla famiglia, per farla diventare protagonista di un servizio nella Chiesa che sia capace di far crescere nelle famiglie della Comunità la consapevolezza di essere un tesoro, di essere depositarie di una missione: quella di parlare a tutti dell’amore di Dio che si rivela nella comunione tra l’uomo e la donna. Tutto quello che faranno viene dopo e sarà una benedizione.

Abbiamo rinnovato i Consigli Pastorale e per gli Affari Economici delle Parrocchie. Consiglieri, consolare significa stare con chi è solo; uomini e donne che sono stai scelti per aiutare i presbiteri a cercare strade che siano sempre più conformi a quelle che lo Spirito indica essere la vita delle nostre Comunità. Abbiamo fatto un po’ fatica a trovare disponibilità a candidarsi, come se ci fosse un po’ di sfiducia, oppure il pensiero che tanto decidano già tutto i preti. Ma io sono certo che nel desiderio comune di crescere in una corresponsabilità per questa Comunità noi possiamo far crescere una comunione autentica. E mentre ringraziamo per chi si è messo a disposizione, chiediamo che tutti sentano l’urgenza non tanto di criticare, questo lo sanno fare tutti, ma di insegnare, cioè di mettere dei segni che indichino la strada autentica della comunione.

Ma poi, e qui diventa più personale il mio ringraziamento, questo anno è stato benedetto particolarmente per la memoria del XXV° di ordinazione, che voi avete con me condiviso con una gioia, con una gratitudine che porto nel cuore e che mi commuove ancora.  E mentre chiedo ancora al Signore, come in occasione della mia ordinazione, il dono dell’umiltà e della pazienza, della letizia e della fedeltà, chiedo che tutto il bene che mi avete manifestato ritorni su di voi coma grazia di Dio. E vi chiedo di guardare al presbiterato,  con gli aspetti anche della sua fragilità, sempre con lo stupore di chi crede che Dio scelga proprio il volto e l’agire degli uomini per farsi vicino, per farsi accanto.

Infine, in questi giorni ci diremo tante volte auguri, la stessa parola che ho sentito dirmi in occasione del mio 50° compleanno, occasione che mi ha permesso di recuperare rapporti che avevo lasciato perdere, che avevo dimenticato, che avevo tralasciato. Auguri è una parola bellissima, vuol dire: che tu cresca, che tu possa aumentare. Allora vorrei che l’augurio per questo nuovo anno, mentre ringraziamo e lodiamo per quello che abbiamo ricevuto, non sia tanto dire “speriamo che sia meglio”, ma sia quello di riscoprire che Dio continua a visitarci con la sua Parola, che ha messo nel nostro cuore lo Spirito dei figli di Dio, che si fa vicino a noi come pane, come cibo, che è perdono, che è misericordia nel tempo della malattia, della sofferenza e della morte, che è fedeltà alla propria vocazione. L’augurio che vorrei farvi è di riscoprire costantemente che Dio è benedizione per le nostre vite e che nel momento in cui noi lo riscopriamo cosi noi sappiamo anche affrontare ogni difficoltà, anche all’interno delle nostre Comunità, e scopriremo che essere parte di una Chiesa è davvero una ricchezza, un dono, che per essere autentico ha bisogno dell’apporto di ciascuno.

L’augurio sincero che dal cuore nasce per voi oggi è che il Signore vi benedica e vi custodisca, faccia splendere per voi, su di voi il suo volto, vi faccia grazia, rivolga su voi il suo sguardo e vi conceda quella pace che desideriamo per noi e per il mondo intero.



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