Te Deum - 31 dicembre 2020


Anno del Signore 2020, anno del Signore 2021. Per chi vive la fede il tempo è del Signore, dono è la vita che viviamo nel tempo, dono è tutto ciò che mi Fa vivere, ma dono è anche tutto ciò che mi ricorda che la vita è cammino verso l’eternità.

Vorrei invitarvi a riflettere sul tempo partendo da una parola della Scrittura tra le più conosciute.


Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

Abbiamo iniziato il 2020 in modo diverso da come iniziamo questo nuovo anno. Avevamo progetti, desideri, idee che erano anche sostenute dall’attesa di questa data che ci pareva così significativa. Così dalla realtà piccola dell’Oratorio 2020 alla realtà planetaria delle Olimpiadi di Tokyo 2020 questo anno è iniziato con la fiducia che fosse, come ci diciamo sempre, un anno migliore di quello passato. Ma poi ci siamo dovuti fermare e il tempo ha iniziato ad essere ritmato in modo nuovo, diverso, impensabile. Ora al termine di questo 2020 molti, moltissimi parlano di un anno orribile, tutti ci auguriamo la fine di quello che abbiamo definito un incubo e speriamo in un anno migliore.

Ma mi sono fermato e mi sono detto che io non voglio vivere questo inizio anno così, volendo dimenticare, cancellare questo tempo passato, voglio invece ricordarlo e nella fatica ringraziare perché Dio ha visitato la mia vita, e se talora mi è parsa come una lama che attraversa l’anima è stata l’occasione per vedere cosa avevo custodito di più prezioso nel cuore.


C'è un tempo per nascere e un tempo per morire.

Ci siamo fermati più insistentemente sulla morte in questo tempo. Anche le nostre comunità sono state ferite, soprattutto in queste ultime settimane, dalla morte di tanti fratelli e sorelle, tra loro anche chi è stato colpito dal virus. Li ricordiamo uno ad uno e ringraziamo per il bene che ci hanno regalato, tra loro uomini e donne che hanno donato molto alle loro famiglie, alla Comunità civile e alla Comunità cristiana. La morte ci ha inquietato nei numeri e nelle immagini. La morte ci ricorda la nostra fragilità e ci riporta sempre alla realtà: siamo un soffio. Ma noi che siamo di Cristo annunciamo che la morte non è l’ultima parola sulla nostra vita anzi è l’inizio di una vita nuova. A ciascuno di noi il compito di stare accanto ai fratelli e alle sorelle che ricordano i loro cari defunti con una parola, con una silenziosa presenza, con una segreta preghiera.

Ma il 2020 è stato anche un tempo per nascere. All’inizio e nel cuore della pandemia abbiamo salutato con gioia la nascita di nuove vite, sfide a quel pessimismo che talora ci toglie la serenità e che ci fa domandare: «in quale mondo faccio venire alla luce il mio bambino, la mia bambina?» Ma certo quei bambini ci regalano ancora una volta la certezza che questo virus non è una punizione di Dio e che Dio non è stanco degli uomini e di questa umanità, che spesso lo rinnega e lo condanna... Lui è quel soffio di vita che ci permette di venire alla luce e che ci regala la vita per sempre.

Ringraziamo il Signore per chi ci ha insegnato la vita ed ora gode l’abbraccio della sua misericordia. Ringraziamo il Signore per le Mamme che hanno dato alla luce la vita e per le Mamme che la vita la custodiscono in grembo, sono custodi del mistero di Dio, della sua tenerezza e della sua fedeltà.


Un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci, un tempo per tacere e un tempo per parlare.

Quanto ci manca la nostra consuetudine nel vivere la corporeità come modo per parlare e dire accoglienza, gioia, partecipazione, condivisione. Per la maggior parte di noi la mancanza di un contatto fisico è stato un impoverimento e al tempo stesso ci ha insegnato a rendere capaci di parlare tutti i gesti possibili. Ciò che era scontato non lo è più ma sappiamo bene che non basta questa privazione forzata per farci diventare più accoglienti, più attenti.

Bisogna volere vedere nell’altro un segno della presenza di Dio, vedere in ciascun uomo e in ciascuna donna la scintilla della presenza di Dio sopratutto quando non è dei nostri, non appartiene alla nostra famiglia, alla nostra cultura, alla nostra lingua. Siamo tutti consapevoli che avremmo potuto tacere un difetto, un errore, una debolezza, che avremmo potuto evitare un giudizio sommario, una parola di condanna e una considerazione superficiale. Siamo tutti consapevoli che avremmo potuto spendere più parole per raccontare il bene che abbiamo visto operato dagli altri, per gioire dei successi, per condividere nella gratitudine il raggiungimento degli obiettivi da parte di chi facciamo fatica a guardare con stima.

Ringraziamo il Signore per coloro che in questi mesi non si sono limitati a lamentarsi di quello che il virus ci ha tolto ma hanno scelto di trasformare i loro gesti in accoglienza e le loro parole in benedizioni.

Ringraziamo per il dono di don Virginio che abbiamo salutato dopo ventitré anni di presenza nelle nostre comunità, partenza annunciata che però ha lasciato nel cuore di molti nostalgia per un uomo di Dio discreto e umile, competente e fedele.

Ringraziamo per il dono di don Andrea che abbiamo salutato per una partenza improvvisa, non preventivata, che ha lasciato in molti domande e nel cuore dei ragazzi, e non solo dei ragazzi, la gratitudine per un tempo speso tra noi con generosità.

Ringraziamo per il dono dell’ordinazione presbiterale di don Luigi e per il suo inizio di ministero, la gioia di averlo accompagnato sia continua preghiera per lui e il popolo di Dio a lui affidato.

Sul ministero di questi amici scenda copiosa la benedizione di Dio perché si sentano abbracciati dal bene di molti e benedetti da parole colme d’amore.

Ringraziamo anche per il cammino vocazionale di Piercarlo, per i giovani che hanno scelto di vivere il matrimonio, per la vita dei nostri ragazzi  e delle nostre ragazze.sia risposta generosa ad un vita piena perché donata.


Un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Il virus ha occupato tutto il tempo dedicato alle notizie e ci ha concentrato su di noi e sui nostri problemi facendoci dimenticare il mondo con le sue fatiche. Abbiamo celebrato e osannato uomini per le loro imprese “spettacolari” a volte chiamandoli miti, altre volte perfino dio e ci siamo presto dimenticati di chi eroe lo è stato non solo in questi mesi ma da sempre perché compie un mestiere che è stare accanto a chi è nella malattia cercando di dare il meglio di sé per guarire, rasserenare, non lasciare che la morte rapisca la vita senza il calore di una presenza.

Anche in questo momento molti paesi vivono il dramma della guerra per la maggior parte di noi sono luoghi lontani, puntini su una mappa e siamo benedetti se qualcuno vicino a noi parente o amico, che si trova in quei luoghi ci ricorda quanto siamo fortunati per il molto che abbiamo mentre molti nostri fratelli e sorelle hanno pochissimo e talora neppure l’essenziale.

Ringraziamo il Signore per i governanti illuminati, per i volontari e le volontarie che a titolo diverso si prestano per offrire con il loro tempo e la loro competenza e talora con il dono della vita, vie di pace e di costruzione del bene. Ringraziamo per i missionari e per la Chiesa presente accanto ai poveri, su tutti scenda la nostra benedizione che è stima, preghiera e gratitudine.


Un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.

In questi mesi la terra malata a motivo dell’inquinamento ha potuto godere un breve tregua. La natura ha avuto un sussulto di vita come se potesse davvero respirare un’aria più pulita, un’acqua più pura. Anche tra noi c’è chi è ambientalista convinto e chi semplicemente ha a cuore la natura perché sente di farne parte, e fa scelte quotidiane che hanno come desiderio quella di preservarla e di averne cura. 

Ringraziamo per il dono che è la natura con le sue contraddizioni, con i suoi misteri con la sua capacità di stupirci e talora di inquietarci, ci sia dato di avere sempre occhi per saperla contemplare come creazione di Dio.


Vi invito a ringraziare per l’anno del Signore 2020 anche voi meglio di me saprete ringraziare per i doni ricevuti, non parlerete di un anno orribile ma di un tempo che ha provato ad insegnarci ad amare la vita e le sue manifestazioni, a rispettare chi della vita se ne prende cura, a saper dire grazie per chi ci ha lasciato e a saper contemplare la creazione come dono di Dio, a considerare che la salute non è tutto se non sappiamo come spendere l’esistenza.

Così accogliamo l’anno del Signore 2021, non ci sarà nessuna magia ma sempre lo scorrere del tempo al quale, se stiamo alla scuola del Vangelo, sapremo dare il sapore della lode, della gratitudine, della condivisione nella fatica nella speranza che tutto questo si possa rivivere nella quotidianità dei sorrisi e di abbracci colmi di calore e di gioia.

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