Credo, Signore!





Il protagonista del racconto evangelico di questa domenica mi è immediatamente più simpatico dei farisei del racconto della terza di quaresima, anche perché la prima volta che l’ho incontrato avevo otto anni e nel film ad episodi, Gesù di Nazareth, era interpretato da un comico italiano, che ho amato molto anche perché, in seguito fu in televisione padre Brown, straordinario personaggio nato dalla genialità di Chesterton e mio compagno di lettura ai tempi delle medie. A volte il vangelo lo accosto così con le memorie di quando ero bambino, anche perché qualche spunto colto dalla maestria di grandi registi mi aiuta molto ad entrare nei personaggi. 

Il cieco è l’ultimo della città, un mendicante, senza fissa dimora, senza lavoro, senza dignità, peccatore secondo la legge, privato della luce, non ha mai visto il sole e neanche il volto dell sua mamma. Che cos’ha quest’uomo di interessante, di pregevole, di utile? Niente, proprio niente.  E Gesù si ferma per lui, senza che gli abbia chiesto nulla. Quel po’ di fango, polvere e saliva, terra e spirito, per una nuova creazione che passa attraverso un atto di fiducia, “va’ a Siloe e lavati!”. In questo racconto di polvere, saliva, dita, luce, parola Gesù è Dio che si contamina con l'uomo, ed è anche l'uomo che trova la strada per il Cielo.
Il cieco rinasce, viene alla luce, come di ogni vita “data alla luce”. La sua nuova storia è accompagnata da una domanda: come ti si sono aperti gli occhi? Tutti vogliono sapere “come”, lo stupore davanti al prodigio, “da che mondo e mondo non si è mai udito che qualcuno donasse la vista ad un cieco nato”, “come può un peccatore compiere tali opere”? Lo stupore apre alla fiducia ma chiede l’adesione della libertà perché diventi fede. Per i farisei la vita non è stupore ma legalità, osservanza della legge, salvaguardia delle istituzioni. L'uomo nato cieco passa da miracolato a imputato. Ai farisei non interessa la persona, che del resto continua a non avere un nome, neppure quando si chiamano i suoi genitori; a loro interessa il caso da esaminare; non interessa la vita nata a splendere in quegli occhi, ma la “sana” dottrina. «E avviano un processo per eresia, perché lui immerso nei peccati è stato guarito di sabato e di sabato non si può, è peccato... E così le regole diventano più importanti del bene dell’uomo. Per difendere la dottrina negano l'evidenza, per difendere la legge negano la vita. Sanno tutto delle regole morali e sono analfabeti dell'uomo. Anziché godere della luce, preferirebbero che tornasse cieco, così avrebbero ragione loro e non Gesù. Dicono: Dio vuole che di sabato i ciechi restino ciechi! Niente miracoli il sabato! Gloria di Dio sono i precetti osservati. Mettono Dio contro l’uomo. E invece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna a vita piena, “un uomo finalmente promosso a uomo” (Primo Mazzolari).
E il suo sguardo luminoso, che passa e illumina, dà gioia a Dio più di tutti i comandamenti osservati!». (Ermes Ronchi)

La preghiera che ho nel cuore per me e per voi è che la Luce, che è Gesù, illumini davvero la mia e la nostra vita, che la luce che il battesimo mi ha donato mi aiuti, ci aiuti a trovare sempre un modo nuovo e colmo di fiducia per guardare alla nostra vita e alla vita di ogni uomo. 

Un piccolo racconto allora che centra anche con il fatto che ieri è iniziata la primavera.

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c'è scritto: "Oggi è primavera... ed io non la posso vedere”.

In questi giorni è possibile che la paura, la sfiducia abbiano intaccato il nostro cuore, proviamo a cambiare modo di vedere. Mettiamo su questa nostra vita, in questo momento della nostra storia e della storia dell’umanità  la luce della fede: «Credo, Signore!»

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