Domenica 8 marzo 2020 - Se tu conoscessi il dono di Dio



I Vangeli delle domeniche del tempo di quaresima ci raccontano di alcuni incontri che Gesù ha vissuto nei quali possiamo rileggere il cammino che la Chiesa faceva compiere ai catecumeni nell’avvicinarsi al battesimo celebrato nella grande veglia pasquale. Così dopo l’incontro, il confronto con il male, con satana colui che pone un inciampo nel cammino, colui che Gesù allontana con la forza della parola di Dio, con l’adesione forte ad essa come nutrimento essenziale per la vita, oggi incontriamo la donna di Samaria. É sicuramente uno dei racconti più ricchi e capaci di suscitare novità di vita del Vangelo. È un Vangelo che parla alla nostra vita di battezzati perché sappiamo riscoprire il dono gratuito di Dio che abbiamo ricevuto.
Gesù siede stanco al pozzo di Sicar; giunge una donna senza nome e dalla vita fragile. È una donna di Samaria, appartiene ad un popolo ostile che custodisce il culto idolatrico di cinque divinità straniere, che ha una conoscenza del Dio di Giacobbe vagliata da una storia fatta di accoglienza di altre tradizioni religiose e tradimenti nei confronti del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. È l'umanità, la sposa che se n'è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori ma quanta sete ho nel cuore, quanto desiderio ho di cercare, di conoscere e di amare.
Gesù si fa mendicante e chiede: “Dammi da bere”. Lo Sposo ha sete, è l’ora più calda del giorno, ma non solo di acqua, ha sete di essere amato.
Gesù inizia il suo abbattere le barriere tra lui e quella donna non rimproverando ma offrendo: se tu sapessi il dono...
Dio non chiede, dona; non pretende, offre: “ti darò un'acqua che diventa sorgente”. Una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua. Sostiamo a contemplare questa immagine: la fonte è molto più di ciò che serve alla sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. È l’immagine di Dio esagerato, esuberante, troppo, eccessivo. Immagine di Dio: il dono di Dio è Dio stesso che si dona, con una finalità precisa: che torniamo tutti ad amarlo da innamorati, non da servi; da innamorati, non da sottomessi.
Vai a chiamare colui che ami. Gesù quando parla con le donne va diritto al centro, possiamo dire al pozzo del cuore; il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, delle mozioni interiori, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere. Solo fra le donne Gesù non ha avuto nemici.
Il suo sguardo creatore cerca il positivo di quella donna, lo trova e lo mette in luce per due volte: hai detto bene,  e alla fine della frase: in questo hai detto il vero. Trova verità e bene, il buono e il vero anche in quella vita accidentata, triste, apparentemente sciupata. Vede la sincerità di un cuore vivo ed è su questo frammento prezioso che si appoggia il resto del dialogo.
Non ci sono rimproveri, non giudizi, non consigli, Gesù invece fa di quella donna un tempio. Mi domandi dove adorare Dio, su quale monte? Ma sei tu, in spirito e verità, il monte; tu il tempio in cui Dio viene.
E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». La sua debolezza diventa la sua forza, le ferite di ieri quelle che la spingevano ad andare al pozzo quando non c’è nessuno per paura del giudizio, per timore di essere criticata per la sua condotta di vita, le ferite diventano feritoie che aprono altri ad un incontro. Proprio sopra le sue ferite costruisce la sua testimonianza di Dio.
Un racconto che vale per ciascuno di noi, l’incontro con Gesù ci invita a non temere le nostre debolezze, ma a costruirci sopra. Possono diventare la pietra d'angolo della nostra casa, del tempio santo che è il nostro cuore. 
Abbiamo da poco iniziato la quaresima in questa particolarissima e incerta situazione che ogni giorno acquista contorni nuovi. Possiamo non esser partiti con il piede giusto, lo slancio iniziale può essersi già un po’ affievolito, forse non ci abbiamo dedicato troppa attenzione, forse pensiamo che in fondo non sarà qualche rinuncia a cambiare la vita. Ma non rinunciamo a credere che Gesù fa tesoro di ogni realtà buona che è nella nostra vita e vi costruisce sopra il suo progetto d’amore, che Gesù è l’unico che sa sanare le ferite del cuore. Che questa Quaresima possa essere per ciascuno di noi un nuovo incontro con Gesù sorgente di vita nuova.
(Testo ispirato da una riflessione di Padre Ermes Ronchi)

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