Annunciazione - Marco Ivan Rupnik

L'angelo Gabriele, lo stesso che «stava ritto alla destra dell'altare dell’incenso» (Lc 1,11), lascia l’incredulità di Zaccaria, l’immensa spianata del tempio, per recarsi in un piccolo, sconosciuto, insignificante villaggio. Straordinario e sorprendente questo cambio di scena, questo viaggio: dall’anziano sacerdote, ad una giovane fanciulla, dalla Città di Dio, Gerusalemme, a Nazareth, Galilea delle genti.
La storia di Dio con noi non inizia nel tempio ma in una casa. E la prima parola dell’Angelo a Maria è “rallegrati, gioisci, la felicità abiti il tuo cuore”. Sii nella gioia perché Dio è qui e ti incontra non in un comando, in un precetto ma in un invito, in un abbraccio, in una promessa di felicità.
Le parole che seguono svelano il perché della gioia: sei piena di grazia. Maria non è piena di grazia perché ha risposto “sì” a Dio, ma perché Dio per primo ha detto “sì” a lei, senza condizioni. In Maria noi possiamo vederci come Dio ci vede, noi siamo amati da Dio prima che possiamo riconoscere e cercare di rispondere al suo amore. Che io sia amato dipende da Dio, non dipende da me. 
Quel  nome dato a Maria piena di grazia, ricolma di una benevolenza senza confini, amata per sempre è anche il nome di ciascuno di noi: buoni e meno capaci di essere buoni, piccoli o grandi tutti continuamente abitati da parole che invitano a guardare al Cielo. Ma poiché solo l’amore è capace di grandi realtà, quando Dio dice a qualcuno “tu sei l’amato, io sono con te” gli affida una storia bellissima e impegnativa.
La tua storia Maria non è più solo tua, non sarai semplicemente la Madre di un figlio dell’uomo ma anche del figlio di Dio, figlio tuo e figlio dell’Altissimo, sarà re per sempre, suo sarà per sempre il trono di Davide 
La prima parola di Maria non è il “sì” che ci saremmo aspettati, ma la timidezza di una domanda: come avverrà questo? Giovane donna intelligente, con la sapienza nel cuore, vuole capire per quali vie si colmerà la distanza tra lei e questo incredibile disegno. Mi domando se Gesù non abbia proprio imparato da Maria a porre le domande quelle vere, quelle che cambiano la vita. Porre domande a Dio non è mancanza di fede, ma desiderio di crescere in una consapevolezza piena, che renda la fede non atto consolatorio ma adesione piena al progetto di Dio, disponibilità a che la sua volontà si compia.
Le parole dell’Angelo sono un impasto di immagini che ci riportano al linguaggio del primo testamento potenza, ombra come quella di una nube che copre la tenda dell’alleanza, la riempie di presenza, ma anche al linguaggio degli affetti, della vita: Elisabetta, ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei.
Maria si abbandona a questa parola, sceglie di essere alleata in un progetto che non comprende fino in fondo, una parola che spesso custodirà nel segreto del cuore. 
Anche noi diciamo con Maria il nostro sì. Diciamo al Signore che desideriamo che la nuova ed eterna all’alleanza, che la storia della salvezza, che nel sì di Maria ha avuto inizio, ci veda non impaurite e tentennanti comparse ma coraggiosi protagonisti di scelte che siano una buona notizia. Allora anche questo tempo dai tratti oscuri e inquietanti non sarà vissuto nella paura ma nel desiderio di offrire il meglio di noi stessi, tutto l’amore di cui siamo capaci perché il progetto di Dio si compia e venga il suo Regno.

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