È il Signore!


«Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade» (Gv 21,1). In questo brano ci viene presentata la terza apparizione di Gesù ai suoi discepoli raccontata nel Vangelo di Giovanni, ma più che sull’apparizione di Gesù poniamo la nostra attenzione su quella che potremmo definire la resurrezione dei discepoli. 
Nel racconto, si narra infatti del passaggio dalla notte al mattino, dunque dalle tenebre alla luce, un linguaggio che la Pasqua ci ha ridetto con tutta la sua intensità. Ma questo passaggio è accompagnato da un altro decisivo passaggio: quello dall’ignoranza («I discepoli non sapevano che era Gesù»: Gv 21,4) alla conoscenza di Gesù («Sapevano bene che era il Signore»: Gv 21,12). 
Ma se questo è il mutamento fondamentale, alla sua luce possono essere letti anche il passaggio dalla pesca infruttuosa («In quella notte non presero nulla»: Gv 21,3) alla pesca abbondante («Gettarono la rete e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci»: Gv 21,6) e quello dall’assenza di cibo (cf. Gv 21,5) alla partecipazione al pasto preparato da Gesù stesso (cf. Gv 21,9-12).
Il tempo pasquale ci è donato non solo per cercare di custodire i messaggi del Signore Risorto: il dono dello Spirito, la pace, la gioia, la speranza, il compimento del Regno, ma anche perché la nostra vita sia risorta già ora. 
Questo potrà manifestarsi nella decisione di essere uomini e donne che camminano nella luce del giorno, che hanno l’umiltà di ascoltare, amare comprendere e compiere la Parola di Dio custodita nelle Scritture. 
Uomini e donne che credono che davvero senza il Signore non possono fare nulla e che l’esperienza di impegni infruttuosi, anche nel proprio cammino di conversione, sono l’esito della presunzione di poter fare tutto senza di lui; che i frutti, i successi, i consensi sono autentici solo se conseguenza dell’essersi fidati di un invito che risuona talora come una sfida impossibile. 
Uomini e donne che accettano la povertà, la mancanza e la fragilità che non può essere saziata solo dal cibo ma da ogni parola che esce dalla bocca di Dio per giungere a quell’invito, mai come in questo tempo desiderato, “beati gli invitati alla cena del Signore”.
In questi giorni ci siamo detti in molte occasioni, in molti modi: buona Pasqua! Che lo sia realmente in una vita risorta, rinnovata, passaggio dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla mancanza di cibo al partecipare alla mensa del Signore. Allora anche in noi sapremo indicare ad altri la sua presenza e grideremo con stupore e gioia: “è il Signore!”

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